Ieri grande giornata di sciopero, in 23 paesi in tutta Europa, proclamato dalla CES (Confederazione Europea dei Sindacati), contro le politiche di austerità imposte dall'Unione.
Prima di tutto, dico che proclamare uno sciopero di mercoledì, e per le prime 4 ore del turno, l'ho trovata una scelta ottima, per non dar spazio a critiche di convenienza o assenteismo (ne parlavo anni fa qui).
Ma il Cancelliere tedesco Angela Merkel, la nostra nuova Lady di Ferro, a chi gli chiedeva se le proteste coordinate nel continente ammorbidiranno le politiche di rigore, risponde inflessibile: ”Il diritto allo sciopero è un grande diritto delle democrazie e questo è scontato. Ma ciò che è necessario va fatto lo stesso”.
Ha detto anche che gli ostacoli nel mercato del lavoro “incrostato” vanno rimossi, e “vanno date nuove chance ai giovani attraverso una flessibilizzazione”.
Come come come?! La flessibilizzazione darebbe nuove chance ai giovani? E questa vaccata da dove l'ha tirata fuori? Proprio non riesco a capire il nesso logico tra le due cose, come si può arrivare da una cosa all'altra; se qualcuno me la vuole spiegare, io sono qui.
Sulla necessità di rimuovere gli ostacoli di un mercato polveroso, sono anche d'accordo, ma non sono certo i diritti e la stabilità questi ostacoli. O meglio, sono gli ostacoli "visti dall'alto", quelli del potere industriale e delle lobby.
Vogliamo dare chance ai giovani? Bene, cominciamo con il riformare gli ordini professionali (ancora ce lo dici? Sì, ancora ve lo dico, qui), potenziare l'istruzione, anche quella professionale, ed abbassare la pressione fiscale sui ceti più bassi. Apriamo gli sbocchi e le possibilità di emanciparsi.
E se proprio vogliamo intervenire sul welfare, ce ne sono di correzioni da fare prima dell'articolo 18 e della precarietà; ce le diceva nientepopodimeno che Rutelli, tempo fa (lo dicevo qui).
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