Non c'è solo la Riforma Fornero a scuotere il mondo del lavoro. E' in dirittura d'arrivo anche l'accordo di produttività, un patto d'intesa coi sindacati per riformare il welfare. Cremaschi lo definisce "un concentrato delle ideologie reazionarie e della programmata iniquità che è alla base della agenda Monti".
Il suo ragionamento è abbastanza semplice, quasi banale, anche se un po' dietrologico: la produttività in Italia ha raggiunto i suoi massimi livelli negli anni '70, quando i diritti ed il potere dei lavoratori erano al massimo, e non è spogliandoli ferocemente oggi delle loro tutele che si raggiungerà lo stesso scopo.
Quest'accordo non aumenterà l'occupazione, ma colpirà chi già lavora, aumentando il loro orario di lavoro in cambio di un salario sempre più magro; si fa leva sull'ipersfruttamento, i lavoratori dovranno accettare di farlo ai prezzi del mercato globale, "altro che contratti e diritti".
Vogliono farci competere coi cinesi, trasformando il welfare in una gigantesca catena di montaggio virtuale. E tutto questo non c'entra nulla con la difesa ed il rilancio dell'occupazione e della produttività.
Anzi, aggiunge Cremaschi, "la disoccupazione di massa è indispensabile per costringere i lavoratori a piegarsi" alle regole ed alle condizioni inumane di un welfare che persegua solo le logiche dello sfruttamento e del profitto.
In questo progetto rientra anche la riduzione delle tasse sul lavoro, che varrebbe solo per il salario flessibile: alla maggioranza dei lavoratori viene diminuito lo stipendio, mentre la minoranza potrà mantenere il potere d'acquisto se lavora DI PIU'. Solo questa minoranza - flessibile, precaria, umiliata e che non può permettersi di essere choosy - avrà meno tasse in busta paga. E questo mentre non si trovano più i fondi per la cassa integrazione o per l'indennità di disoccupazione.
Lo definisce "un progetto di selezione sociale" più che un semplice accordo sindacale, a cui CISL e UIL paiono essersi già piegate, mentre la CGIL sta ancora tentando mediazioni.
Se non condivido il sillogismo con cui apre il suo ragionamento, sono invece d'accordo con le conclusioni e le definizioni che dà Cremaschi. Credo anch'io che un'esasperata flessibilità del welfare e la privazione di ogni diritto conquistato, possano portare solo alla disumanizzazione dei lavoratori.
Le condizioni e le esigenze sono cambiate rispetto agli anni '70, e per questo è necessario sviluppare nuovi modelli di continuità (ad esempio, qui avanzavo una mia proposta sulla flessibilità).
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