Il mercato degli intermediari dei diritti connessi al diritto d'autore doveva essere già in via di liberalizzazione, ed invece lo schema del Decreto arriva dagli Uffici del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio arriva con sette mesi di ritardo.
Neanche stavolta si intravede una vera liberalizzazione in questo settore, ed il provvedimento di Peluffo non è certo incisivo e ficcante come auspicato da promesse e proclami del Governo.
Si aprirebbe, sì, il mercato a nuovi operatori, ma questi non avrebbero alcuna possibilità di confrontarsi con l'attuale monopolista (l'IMAIE, il corrispettivo della SIAE nel campo artistico) perché obbligati a farsi carico di oneri e adempimenti finanziari e patrimoniali.
Garanzie che di fatto ostacolano l'accesso ai nuovi e rafforzano il potere oligarchico di chi già opera nel settore; inoltre, la banca dati delle opere e dei titolari dei diritti, in possesso del monopolista Imaie non sarà condivisibile né cedibile, dilatando spese e tempi all'inverosimile.
Anche stavolta, la montagna liberista ha partorito un topolino corporativista.
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