Fatemi capire perché qualcuno dice che la SIAE, la Società Italiana Autori ed Editori, sta svendendo il proprio il proprio ruolo culturale alla logica del denaro.
Nel nuovo statuto, approvato il 9 novembre, viene individuato nel comma 2 dell'articolo 11 il cuore della vergogna: "ogni associato ha diritto di esprimere nelle deliberazioni assembleari almeno un voto e poi un voto per ogni euro (eventualmente arrotondato per difetto) di diritti d’autore percepiti nella predetta qualità di Associato a seguito di erogazioni della società nel corso dell’esercizio precedente”.
So che "un voto per ogni euro" suona un po' plutocrate, ma è il denaro riscosso per i diritti d'autore versati da altri, quelli che utilizzano/copiano le opere di quell'associato. Quindi ad avere maggior potere di voto non sono "i più ricchi", ma sono quelli più creativi, più prolifici e più copiati. I più Artisti, insomma.
E' così sbagliato? Sarebbero piuttosto da escludere dall'associazione gli editori, che come mera funzione di 'megafono' non hanno alcun merito artistico.
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Pensare che chi vende più copie sia anche automaticamente più "Artista", mi pare quantomeno azzardato... Tra quelli che incassano più diritti d'autore figurano persone che non hanno fatto altro che scrivere la sigla di qualche telegiornale,,,
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