venerdì 30 luglio 2010

I Baroni Ringraziano


Nel disegno di riforma dell'università approvato dal Senato scompare la figura del ricercatore a tempo indeterminato. L’art. 12 del disegno di legge prevede, infatti, che per svolgere attività di ricerca, di didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti, le università potranno stipulare contratti di lavoro subordinato a tempo pieno e determinato.
I contratti avranno durata triennale e potranno essere rinnovati soltanto per una volta. Se alla scadenza del termine complessivo di sei anni i ricercatori non avranno conseguito l’idoneità di professore associato e non verranno chiamati da alcuna università, dovranno andasene.
Il potere dei “baroni”, burattinai dei destini dei precari della ricerca, aumenterà considerevolmente, in barba agli slogan del Ministro Gelmini.
Nello stesso senso vanno anche le revisioni riguardanti il sistema dei concorsi. Per poter essere assunti dai singoli atenei come docenti occorrerà acquisire un’idoneità nazionale, riconosciuta da una commissione composta da quattro docenti ordinari estratti a sorte. Saranno poi le università, con commissioni interne, a chiamare gli idonei, in base alle proprie esigenze.
Il regime di permanente precarietà e l’accentramento del potere di selezione aumenta, di conseguenza, il peso dei professori ordinari, proprio contro i quali il Ministro tuonava mesi addietro preannunciando interventi punitivi.

giovedì 29 luglio 2010

Registro non Registrato, grazie al PD


Stesso Copione a Pesaro e Nichelino (TO), dove in consiglio comunale si discuteva sull'introduzione del registro per le Unioni Civili.
Coi voti del PdL, della Lega ed a sorpresa quelli del PD, l'iniziativa è stata affossata.
Ameraggiata l'Onorevole Anna Paola Concia, che so sfoga: "Sono veramente stufa di essere continuamente insultata per le prese di posizione delle sezioni locali del mio partito, ogni volta che viene presa una qualche decisione contraddittoria con quelli che sono i nostri valori fondanti e con le battaglie per i diritti civili che ogni giorno porto avanti in Parlamento".
"Non è piú possibile che i responsabili locali del partito pensino di poter fare ogni volta come meglio credono, esistono valori e linee d'azione cui non è possibile derogare" continua "A Ettore Martinelli, che ha assunto il ruolo di responsabile diritti civili del Pd, suggerisco di cominciare subito il lavoro di sensibilizzazione delle realtà locali del partito, lavoro per il quale sono ovviamente disponibilissima a dargli tutto l'aiuto che dovesse servirgli".

Senza volermi ergere a moralizzatore, chiedo all'On. Concia se ha senso continuare a stare in un partito caotico sulla sua stessa identità e che si dimostra incapace di fare opposizione in aula (ne parlo qui).

mercoledì 28 luglio 2010

L'Emancipazione Femminile, un Percorso dimenticato che non vale per gli Omosessuali


Dall'Australia arrivano le dichiarazioni di Penny Wong, Ministro per il Cambiamento Climatico, l’Efficienza Energetica e l’Acqua (un ministero al fulmicotone rispetto al nostro lanconico "dell'Ambiente", che poi si spende in vacui progetti come questo).
Le dichiarazioni, comunque, non riguardano l'ecologia, ma le unioni omosessuali; la Wong, fermamente contraria, ha dichiarato: “Sulla questione del matrimonio, credo che ci sia attorno una realtà culturale, religiosa e storica che dobbiamo rispettare.”
Il lato amaro di queste parole (noi in Italia siamo abituati a sentire ben di peggio) è che a pronunciarle è un'esponente del mondo LGBT: la Wong, infatti, è dichiaratemente lesbica.

Si definisce sensibile ai problemi dei diritti civili, sociali ed umani, tanto che nel 2008 ha presentato in Parlamento un disegno legge che garantiva alle coppie dello stesso sesso la parità di diritti in materia di assistenza sanitaria e servizi delle pensioni. Il matrimonio però no, in nome di una non meglio identificata "realtà culturale, religiosa e storica".

Le risponde per le rime Alex Greenwich, portavoce di Australian Marriage Equality: “Una volta era il punto di vista culturale, religioso e storico che le donne non dovevano essere membri del parlamento, le persone provenienti dall’Asia non dovevano entrare in Australia e le lesbiche non dovevano neanche esistere, eppure fortunatamente tutto ciò è cambiato permettendo a persone come Penny Wong di contribuire alla società Australiana ai livelli più alti. Opponendosi all’uguaglianza sul matrimonio, Penny Wong ha tradito gay e lesbiche Australiani e, usando cultura, religione e storia per giustificare la sua opposizione, ha tradito i principi di tolleranza e inclusione che le hanno dato opportunità immense come donna lesbica di origine Cinese. Posso solo aver pietà del Senatore Wong per aver piazzato la politica del pregiudizio davanti alla sua propria uguaglianza.”

La storia dell'emancipazione femminile che ha portato alla parità dei sessi è stata lunga e tormentata, ma pare lontana ed estranea alla mentalità del Ministro Wong, già disriminata in quanto asiatica e lesbica.
Amareggia vedere oggi una rappresentante politica, che porta sulle spalle il peso di tante battaglie storiche per il progresso in australia, perdersi in un vicolo cieco, rincorrendo un astratto quadro di dogmi e regole.

Il Mio Bavaglio

Sull'onda delle recenti leggi che cercano in ogni modo di limitare la libertà d'espressione, dal decreto Levi (ritirato), dall'emendamento D'Alia (abrogato), dal Ddl Carlucci per togliere l'anominato in rete (arenato alla Commissione Trasporti), fino al Decreto Legislativo Romani (ne parlo qui) e al ddl Intercettazioni (ne parlo qui), ho deciso d'improvvisarmi leguleo e scrivere io stesso una bozza di norma per regolamentare il diritto e la libertà d'espressione. (come già feci qui per la scuola e qui per la legge Merlin)

Senza addentrarmi nei cavilli giudiziari su cui non ho la preparazione necessaria, tento di tracciare un documento "astratto" che liberi la comunicazione in modo degno di un paese democratico.
Gli unici due limiti che intendo porre, oltre a quello della verità, ovviamente, sono il "buon costume" (che ho definito qui) ed il "principio di tolleranza", una sorta di applicazione mediatica della Legge Mancino, che vieti esternazioni intolleranti e discriminatorie a sfondo razzista, sessista, religioso, politico o culturale in genere; trattandosi, quello della comunicazione, di un ambito delicato, sono compresi nei divieti anche l'allusione e il doppio senso.

Principi Generali
La Libertà d'Espressione, insieme a quella d'Informazione, è la più alta forma di Libertà concessa e conquistata da un popolo democratico, e l'attività di comunicatore e/o informatore non può subire limitazione alcuna, se non quelle espresse dalla verità, dal buon costume e dal principio di tolleranza, alle dovute condizioni.

Libertà d'Informazione Attiva
Chiunque può essere attivamente promotore di flussi informativi e mediatici, con le uniche limitazioni sul contenuto e sulla forma imposte dalla verità, dal buon costume e dal principio di tolleranza.
Viene abolito l'ordine dei giornalisti, considerato una corporazione capace di minare le libertà in oggetto (ne parlo qui).

Albo Tecnico
Viene istituito un albo tecnico per i giornalisti.
L'iscrizione è gratuita e subirdinata al superamento di un esame tecnico che servirà a valutare competenze e capacità del richiedente.
L'argomento dell'esame non potrà riferirsi a fatti di attualità e/o rilevanza politica, per non rischiare di fuorviare il giudizio finale sulla base delle personali opinioni dell'esaminando.
L'esame dovrà tenersi presso un'istituto pubblico di grado liceale od universitario, ed essere tenuto da docenti di lingua italiana.
L'iscrizione all'albo tecnico, però, non costituirà una condizione vincolante e necessaria per l'esercizio dell'attività di giornalista.

Liberalizzazione della Stampa
Con l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti, non sussiterà più l'obbligo di iscrizione per gli editori, per chi pubblica a scopo di lucro e per chi vuole accedere alle provvidenze pubbliche.

Stampa Individuale
Per stampa individuale sono da intendersi tutte quelle forme di comunicazione prodotta e diffusa a titolo gratuito da un soggetto o da un gruppo di sostenitori di una causa, anche appoggiandosi ad fornitore di servizi esterno.
Rientrano in questa categoria ad esempio i blog, i giornaletti di quartiere o riferiti al mondo dell'associazionismo in genere.
Non è necessaria alcuna autorizzazione per gestire un canale di questo tipo, con l'unica vincolante della verità. Con preventiva nota informativa, si potrà, a titolo personale, infrangere buon costume e principio di tolleranza, nel rispetto della libera espressione.
Nel rispetto della già citata legge Mancino, però, sarà vietato esprimersi a nome di un gruppo o di un'associazione violando il principio di tolleranza.

Finanziamenti Pubblici
Le pubbliche provvidenze possono essere erogate solo a quelle testate, diffuse a titolo gratuito, che perseguono finalità di tipo umanista, solidale, ambientalista od animalista che raccolgono almeno un certo numero di sostenitori (copie stampate).
Non saranno finanziate pubblicazioni che violino il buon costume o il principio di tolleranza.
Esse dovranno essere stampate, per accedere ai finanziamenti, presso una tipografia indicata dallo Stato, su carta riciclata ed in bianco e nero, salvo diverse ed indispensabili esigenze di comunicazione.
Qualora più copie di una medesima pubblicazione debbano pervenire ad utenti residenti nella stessa abitazione, sarà possibile inviarne solamente una copia, salvo differenti necessità dei fruitori.

Possibilità di infrazione del Buon Costume
Tutto quel materiale che viene diffuso on-demand, per cui risulta impossibile determinare le condizioni di accesso (età del fruitore, orario di accesso), e per quello per cui risulta indispensabile l'inosservanza del limite del buon costume (ad esempio di carattere medico) è previsto l'inserimento di una breve nota in apertura che informi l'utente del contenuto prima dell'accesso.

Diritto d'Autore e Fonti
Sarà possibile utilizzare gratuitamente, citandone la fonte, tutto quel materiale che viene già distribuito in modo gratuito.
Chiunque ha il diritto di diffondere le informazioni di cui è entrato in possesso, anche se lo ha fatto in modo illegale; in quel caso, dovrà essere punito per le modalità con cui ha acquisito la notizia, qualora dimostrato l'illecito, e non per la diffusione in sé.
Per documentare un'informazione, qualora necessario, sarà anche possibile utilizzare materiale protetto dal Diritto d'Autore.

Satira
Il diritto d'espressione include anche la libertà di satira. Vignette, barzellette, scatch o qualunque altro contributo rientri in quest'ambito può essere liberamente diffuso, rispettando i principi di immediatezza ed ironia propri della satira.

Fammi sapere cosa ne pensi, scrivimi o collegati alla mia Pagina Facebook.

martedì 27 luglio 2010

Piccoli Berlusconi Crescono


Una legge Ad Rectorem, quella votata dal senato accademico dell'Università di Palermo, che permetterà al Magnifico, Roberto Lagalla, di rimanere in carica fino al 2013, quando, come pare gli abbia promesso il guardasigilli Angelino Alfano, si candiderà col PDL.
La carriera politica di Lagalla, comincia da assessore alla Sanità della Giunta Cuffaro, e nel 2007, certificato dalla Corte dei Conti, lasciò un buco spaventoso.

La legge, presentata il 4 marzo 2010, prevede, oltre all’allungamento dell’incarico per il Rettore, il prolungamento del mandato per i Presidi in carica e il congelamento, fino al 30 giugno 2011, “di tutti gli altri responsabili di strutture e articolazioni accademiche”. Con l’assenso del Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, la legge ad rectorem diventerà legge dell’ateneo.

“Fuori i parenti dall’Ateneo” lo slogan di Lagalla.
All’Università del capoluogo siciliano, infatti, si spartiscono il sapere di padre in figlio:
- i Cannizzaro, con altre 23 famiglie, si spartiscono la Facoltà di Medicina;
- i Galasso e altre 9 famiglie, Giurisprudenza;
- i Milone ad architettura;
- i Tudisca con altre 10 famiglie ad Agraria, la facoltà più piena di mogli e figli (su 129 docenti, 23 sono parenti).
Ma questo è solo un accenno. Basta sfogliare l’annuario accademico per rilevare i casi di nepotismo, con in testa la facoltà di Medicina.
Lagalla, all’inizio del suo mandato (2008), promise: “Entro sei mesi anche l’Università di Palermo avrà il suo Codice Etico” ai giornalisti che lo incalzavano su quella parentopoli.

Se il Rettore di Palermo in 24 mesi non è riuscito a dotare l’Ateneo di un provvedimento antinepotismo, è riuscito però a cambiare l’intero Statuto per allungare la durata della sua carica.

I nomi del vincitori dei concorsi sono decisi in anticipo dalla Facoltà nel momento in cui qualcuno chiede il posto. Pubblicazione del bando in gazzetta ufficiale, elezione dei commissari, loro convocazione nella sede con relativa ospitalità in albergo, prove scritte e orali sono inutili messe in scena.

Grazie al nuovo statuto, si prolungherà l'incarico Adelfio Elio Cardinale, Preside della Facoltà di Medicina dal 2001, e opinionista del Giornale di Sicilia e già Presidente del Cerisdi (Centro ricerche e studi direzionali), con sede al castello Utveggio. La moglie di Cardinale, invece, è la dottoressa Anna Maria Palma, già procuratore aggiunto di Palermo e capo di gabinetto del Presidente del Senato Renato Schifani.

Lagalla non è il primo a prolungarsi il mandato, ma ha chiesto più tempo. A Messina, il Rettore Francesco Tomasello , ha infatti già chiesto e ottenuto una proroga degli incarichi, per sé e i presidi di Facoltà. Ma se a Messina, per completare “ la realizzazione del progetto di rimodulazione della governance” bastava un anno, a Palermo ce ne vogliono due.

Un modus operandi già visto dal padre-padrone del partito a cui fa capo Lagalla.

lunedì 26 luglio 2010

Il Mio Buon Costume


In diversi testi legislativi si fa riferimento ad un fumoso concetto di 'buon costume', definito, ancor più fumosamente, come 'morale comune'.
Penso che il senso di morale sia personale, e che non ne esista uno 'comune'; inoltre, una comunicazione laica non deve appoggiarsi ad alcuna impalcatura di regole di origine sessista, politica o religiosa. Tuttavia, occorre tenere in considerazione la sensibilità ed i limiti educativi delle persone.

Cosa intendo con questo? Che ad esempio, e qui mi riferisco all'ambito televisivo, non si possa mostrare un atto sessuale negli orari in cui anche i bambini sono davanti agli schermi. E questo non perchè creerebbe scandalo, ma perchè spettatori di tenera età non capirebbero appieno il significato delle immagini trasmesse.
Non credo esistano problemi di alcun tipo invece nel mostrare corpi nudi, qualora inseriti nel giusto contesto comunicativo e con il consenso dei proprietari di quei corpi (anche qui, unico vincolo sarebbe il lato sessuale, per cui esclusi eccitazione e/o autoerotismo). Medesima limitazione da fare per quanto riguarda i naturali bisogni fisiologici, la cui rappresentazione (trasmissione audio/video o per iscritto) può urtare le percezioni sensoriali degli utenti.
Uscendo dal mondo televisivo, stesso discorso per le trasmissioni audio e per la stampa, dove andrebbero bandite letture che si addentrano in descrizioni dettagliate di membra, corpi e dettagli sgradevoli.
Passiamo al lato sociale, cioè all'esclusione di epiteti scurrili, volgari e gratuitamente offensivi, come parolacce e bestemmie, soprattutto quando usati in modo leggero ed inutile. E, anche in questo caso, non perchè qualcuno si scandalizzerebbe, ma per non educare al turpiloquio i fruitori dei messaggi.
Se CAZZO o FIGA sono ormai usati come intercalari, non significa sia giusto che questi trovino spazio nella comunicazione generale, che svolge anche un'importante azione educativa. (ne parlo qui)
Altro capitolo, su cui si potrebbe spaziare per pagine e pagine, riguarda la sensibilità personale; se qualcuno sviene alla sola vista del sangue, c'è chi potrebbe anche assistere ad un intervento a cuore aperto mangiando un panino. Qui entra in gioco la truculenza delle immagini, dei suoni o dei testi.
Mostrare persone o animali nell'atto di morire tra spasmi e grida è quantomeno sconveniente, stesso dicasi per torture o violenze. Da evitare quindi primi piani e descrizioni di ferite aperte o sanguinanti.
La mia personale definizione di buon costume è da intendersi valida per le ore diurne e serali, dalle 6 all'1 di notte, per esempio, ed escludendo gli ambiti in cui questi elementi siano necessari per la corretta fruizione del messaggio comunicativo, previa nota informativa all'utente.

Condividi questa mia visione del "Buon Costume"? Scrivimi o lascia un messaggio sulla mia pagina Facebook.

venerdì 23 luglio 2010

A Rischio le WebTV, l'Altro Bavaglio


La FEMI (Federazione Italiana delle Micro WebTV) suona l'allarme, denunciando che gli oltre 350 piccoli canali televisivi su internet sono a rischio in seguito alle delibere dell'AgCom che seguono quanto previsto dal Decreto Romani.
In questo decreto c'è l'equiparazione dei siti web alle Tv, che come dice Marco Pancini, dirigente di Google Italia: "ha una conseguenza importante: disapplica, di fatto, le norme sul commercio elettronico in base alla quale l’attività dell’hosting service provider, cioè del sito che ospita contenuti generati da terzi, va distinta da quella di un canale tv, che sceglie cosa trasmettere. Significa , distruggere il sistema Internet".
Questo decreto prevede l'autorizzazione ministeriale preventiva per trasmettere via web, una cosa che limiterebbe molto il funzionamento di internet. I provider sarebbero responsabili dei contenuti pubblicati sul web, e dovrebbero rimuovere quelli che violano il diritto d'autore, pena una sanzione, che potrebbe arrivare a 150 mila euro per ogni richiamo.
Dopo il decreto Levi (ritirato), l'emendamento D'Alia (abrogato), Il Ddl Carlucci per togliere l'anominato in rete (arenato alla Commissione Trasporti), eccoci di nuovo con un bavaglio per internet. Con Il Decreto Legislativo Romani , chi ha un collegamento internet, rischia di dover pagare anche il Canone RAI.
L'Agcom, delegata all'attuazione del provvedimento, diventerà "sceriffo" della Rete, perchè dovrà vigilare che i siti web rispettino davvero le regole del diritto d'autore; un eccesso di delega vero e proprio, a fronte di una legge delega di 11 righe, contiene di fatto, in una ventina di articoli e 35-40 pagine, una riforma radicale delle norme italiane su tv e Internet.

L’avvocato Guido Scorza, esperto in diritto delle nuove tecnologie, dal suo blog è perentorio:
"Conviene dire subito che gli schemi di regolamento allegati alle delibere, se approvati nell’attuale formulazione, trasformerebbero la Rete italiana in una grande TV e gli unici in grado di fare informazione ed intrattenimento online sarebbero proprio i Signori della TV. Un ciclone di costi e burocrazia si abbatterebbe sul mondo delle micro web tv italiane e la sensazione è che solo poche potrebbero sopravvivere."

Infatti, se verranno confermati i nuovi regolamenti tutte le web tv dovranno richiedere all’Agcom due autorizzazioni, una per trasmettere in streaming ed una per l'on demand. Al costo di 3.000 euro ciascuna. Senza contare una burocratizzazione delle strutture che renderebbe ancora più complessa e costosa la gestione delle piccole realtà che trasmettono sul web. Decretandone, quindi, la morte. Soprattutto per quanto riguarda le web tv più piccole e “libere”, che spesso si basano sull'attività quasi o del tutto volontaria di chi le gestisce.

Puntuale l'osservazione di Giampaolo Colletti, presidente della FEMI:
"La FEMI guarda con molta preoccupazione i tentativi di regolamentare e tassare in modo arbitrario e pretestuoso il sistema informativo digitale rappresentato dal giornalismo partecipativo dal basso e non esclude di passare a forme di mobilitazione 'a rete unificata'.
Questi micro canali creati da cittadini videomaker per passione rappresentano nella loro unicità il tessuto informativo iperlocalizzato italiano e svolgono un ruolo di primaria importanza e un servizio di pubblica utilità, colmando un vuoto informativo. L’entry level dettato anche dall’abbattimento dei costi del digitale ha favorito in questi mesi una crescita a tre cifre e una professionalizzazione delle italianissime web tv. Il rischio che questo schema di regolamento pone è la chiusura, in un terreno come quello del net dove la democrazia partecipativa informativa dovrebbe essere tutelata."


Mentre oltreoceano (ne parlo qui) il diritto di esprimersi ed informare viene difeso anche per le più mere bischerate, da noi si cerca di rendere impraticabile ogni canale.

mercoledì 21 luglio 2010

Il Bavaglio non si è Allentato


Notizie riportate a titoli giganti sui maggiori quotidiani. "Cade il Bavaglio".
Sicuramente per quanto riguarda l'informazione e la stampa si è visto un passo indietro, con l'accoglimento degli emendamenti presentati dalla presidentessa della Commissione Giustizia, la finiana Giulia Bongiorno. Ma non sono tutte rose e fiori.
"Prendiamo atto di come il Governo con l'emendamento sulla cosiddetta 'udienza filtro' abbia recepito sostanzialmente un'istanza avanzata fin dall'inizio dall'Anm" dichiara Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati "Adesso si mettano da parte tutte quelle disposizioni contenute nel ddl che limitano l'utilizzo dello strumento investigativo delle intercettazioni, come quelle che prevedono la competenza del tribunale collegiale, che produrranno effetti devastanti sul funzionamento degli uffici giudiziari".
Il tribunale collegiale, tre giudici per autorizzare un'intercettazione, quando ne basta uno per condannare qualcuno all'ergastolo.

Se con le ultime modifiche infatti si è dato un contentino a giornali, stampa, popoli viola, rossi, giustizialisti e libertari ad intermittenza, la magistratura si ritroverà comunque con i bastoni tra le ruote quando andrà ad indagare.
Credo che alle cricche varie non importi più di tanto di questi allentamenti del bavaglio sul fronte dell'informazione, se poi tanto rimarrà difficile per i giudici scovare e perseguitare i reati.
Non credo neanche sia un caso che l'emendamento approvato, quello che introduce l'udienza filtro, porti la firma di Caliendo, attualmente nel turbine delle indagini per la vicenda P3: si cerca di rinfrescare la sua immagine agli occhi della piazza per non condannarlo ad una pubblica caccia alla streghe, smitizzando il caso P3.

Non c'è emendamento che tenga, il disegno di legge va ritirato, in nome della Libertà d'Informazione e della Giustizia.

Dica "A-B-O-R-T-O"


Ecco come il Governo boicotta la pillola per l'interruzione volontaria della gravidanza.
Ed è il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ad ammetterlo: "Lo scopo è di non incoraggiare l'utilizzo".
Ricovero in ospedale obbligatorio per tre giorni, minorenni solo con i genitori e per le straniere persino un esame di italiano; una ragnatela di linee guida che ostacola non solo la volontà di abortire delle donne, ma anche l'intero sistema sanitario, mettendo a rischio posti letto ed ambulatori.
Cambio di rotta anche per le giovani. L'autorizzazione del giudice tutelare non basta più: per quanto nobile sia l'intento del Ministero ("Evitare che vadano incontro a possibili rischi"), una disposizione del genere nega di fatto il contenuto dell'articolo 12 della legge 194 dove si dichiara che "la donna di età inferiore ai diciotto anni [...] quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso [...], il consultorio o la struttura socio-sanitaria, rimette una relazione al giudice tutelare. Lui, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni della giovane [...] può autorizzare a decidere la interruzione della gravidanza".
Troppa premura che nasconde ben altro.
"Tentano di evitare che le donne ricorrano alla Ru486" spiega Elisabetta Canitano, presidente dell'associazione Vita di donna "L'unico rischio per la salute si corre al momento dell'esplusione che avviene con l'assunzione della seconda pillola nel terzo giorno" A questo punto, sì che il ricovero potrebbe servire. Ma una notte in ospedale sarebbe più che sufficiente per scovare qualsiasi anomalia.
Da ora in poi, quindi, più di un terzo dei 121mila aborti chirurgici annuali, dovrebbe avvenire con ricovero ordinario, secondo il Ministero. Dove passeranno la notte tutte queste pazienti è ancora un mistero, considerando anche che il 14 aprile del 2009 il Governo ha annunciato tagli per 27mila posti letto entro cinque anni.
Ed i test d'italiano e d'intelligenza per le immigrate, che c'entrano? A prescindere da un bugiardino nella scatola in quasi 80 lingue diverse, gli esami dovrebbero sulla carta attestare che la paziente abbia compreso correttamente le procedure da seguire.

Inappropriato il parallelismo coi cugini d'oltrealpe, dove, spiega la Roccella "la Ru486 è usata dal 40-50 per cento delle donne" dimenticando che la legge Veil (la 194 francese) contempla anche l'aborto a domicilio, tramite medico curante.

martedì 20 luglio 2010

Tutti Insieme Appassionatamente


Insolite coalizioni politiche si formano nel bel paese: nel comune di Recoaro Terme (VI), a sostenere la candidatura di Perlotto, si vedono riuniti i democratici del PD ed i neofascisti della Lega Nord. Il ramoscello d'ulivo unito alla spada di Alberto da Giussano.
Giaretta, segretario regionale del PD, e Gobbo, rappresentante del Carroccio, approvano "Avevano lo stesso programma". "Io ribadisco non solo che le amministrative non seguono i parallelismi delle logiche nazionali della politica, ma anche che sono proprio fuori dalla politica più in generale... Sulle situazioni locali ci si confronta sulle cose concrete ed è lì che si trova l’accordo o la divisione" aggiunge l'esponente leghista.
Ma il caso-Recoaro non è l'unica bizzarria. Alle falde dell'Etna altre situzioni destano curiosità: a San Giovanni la Punta (CT), PD e PdL, ma anche UDC ed Mpa, sostengono lo stesso candidato, tal Andrea Messina, "il sindaco di tutti", è proprio il caso di dirlo. A Pedara, sempre nel catanese, l'ex-ministro Bianco (PD) sostiene un candidato dell'Mpa (di Raffaele Lombardo) assieme a Nello Musumeci, tra i fondatori de Le Destra.

"La schizofrenia del Pd non ha confini", “Li unisce solo l’occupazione di potere” tuonano Sgobio e Licandro, entrambi del PDCI.
“Il segreto di quest’ammucchiata" rivela Giovanni Bottino, candidato sindaco con una lista civica "è dietro le assunzioni di politici e parenti alla Multiservizi e nel business del cemento alimentato da 60 programmi costruttivi per un totale di 2800 villette di lusso da realizzare con le cooperative”.

A prescindere dalle convergenze programmatiche dei candidati, ritengo alquanto imbarazzante l'alleanza di formazioni così distanti sul piano ideologico e politico. Io stesso condividevo alcuni punti del programma de La Destra alle ultime elezioni politiche nazionali, ma da qui a sostenere la premiership di Daniela Santanchè ne passa.

lunedì 19 luglio 2010

Forse Stanno Esagerando... ma Meglio Così


La poltica degli Stati Uniti avrà tantissimi difetti, ma il grande pregio di tutelare fino in fondo la Libertà d'Espressione e di Parola.
La novità riguarda la censura sui media: secondo la sentenza di martedì scorso emessa dalla Corte d’appello di Manhattan, è permesso pronunciare “oscenità sessuali” o “espressioni indecenti” durante trasmissioni televisive, radiofoniche, in diretta o differita senza che queste siano coperte dal “Bip”. Secondo i giudici le parolacce fanno parte della libertà di parola tutelata dal Primo emendamento della Costituzione americana; accolto dunque il ricorso presentato da Fox, CBS e ABC.
La pietra dello scandalo fu la fuoriuscita del seno di Janet Jackson durante il Super Bowl, quando gli ospiti presenti, tra cui Bono, Cher e Nicole Richie si esibirono in un fuoco pirotecnico di parolacce in libertà. La finale del Super Bowl è una liturgia televisiva americana destinata alle famiglie e dunque davanti al piccolo schermo c’erano centinaia di bambini ad ascoltare le colorite espressioni lanciate verso la tetta scoperta della Jackson. Tanto bastò ai giudici per imporre delle regole molto restrittive e precise in merito all’uso delle parolacce.

Personalmente, considero un'esagerazione bandire il bip quando si utilizza un'espressione volgare in modo gratuito e superfluo. Allo stesso tempo, però, non posso fare a meno di constatare l'abisso che separa la società americana dalla nostra, dove invece si cerca con ogni mezzo di mettere bavagli e museruole all'informazione, attaccandosi a vaghi richiami di privacy (ne parlo anche qui).

Sempre negli USA, ho sentito che i giornalisti, nell'esercizio del loro diritto/dovere, sono stati di recente autorizzati a diffondere anche le informazioni ottenute in modo illegale. Questo sempre nella tutela del Primo Emendamento.

Forse loro esagerano, ma meglio la LORO esagerazione che la NOSTRA.

Il Sangue dei Gay


Un'ospedale milanese, il Gaetano Pini, si aggiunge all'elenco dei centri che non accettano sangue da donatori omosessuali. Gabriele, da oltre 8 anni donatore, è la prima vittima dell'inciviltà delle nuove direttive.
Le onorevoli del PD Anna Paola Concia e Livia Turco presenteranno un'interrogazione al Ministro della Salute Fazio, chiedendo spiegazioni al riguardo.
"Ci sono 9 milioni di italiani che vanno a prostitute. Loro possono donare il sangue e i gay no?" attacca la deputata lesbica "Se è vero che le Regioni hanno una loro autonomia, questo non vuol dire che si possano discriminare le persone omosessuali". Infrangendo così la Costituzione, aggiungo io.
La Turco, quando era titolare dello stesso dicastero, prese posizione per un fatto analogo, e si scagliò contro "una scelta discriminatoria ed immotivata".
La trasmissione del virus dell'hiv avviene con un rapporto omosessuale solo nel 23,7% dei casi, dice una stima dell'Istituto Superiore di Sanità del 2008; un trend che si conferma anche a livello mondiale, stando ai dati dell'OMS.

Solidarietà a Gabriele, ma sapete chi sono le vere vittime di vicende come queste?

venerdì 16 luglio 2010

La Proposta Melandri prende Vita (in Montana)


Tempo fa pubblicai una proposta (il punto numero 5 qui) per rendere la scuola più umana ed attenta allo sviluppo dell'identità sessuale degli studenti.

Ora, giunge notizia che in Montana, negli Stati Uniti, è in discussione la proposta di affrontare la spiegazione dell'omosessualità alle scuole medie.
Inutile dire che la destra americana si sia mobilitata contro le nuove linee guida proposte.
Ed invece io trovo questo un passaggio molto importante, sia per lo sviluppo emotivo, affettivo ed in generale psicologico, prima ancora che sessuale, dei bambini. Ed anche una lezione sociale molto importante, per avviarli al rispetto delle (attenzione, è plurale!) normalità e dell'inclusività.


Sei d'accordo con me o vuoi farmi sapere cosa ne pensi? Scrivimi, puoi seguirmi ed essere sempre aggiornato via Facebook o Twitter.

Fotoverità


Il Governo Australiano ha presentato la proposta di istituire un bollino da apporre sulle fotografie per informare se queste sono state ritoccate o meno.
La norma si inserisce in una strategia volta a combattere i disturbi alimentari e fisici, che spesso porta le persone a compromettere la propria salute nel tentativo di raggiungere i livelli delle irrealistiche immagini di bellezza proposte dal cinema, dalla moda e dalla pubblicità.
Con l'avanzare dell'età, la pelle mostra smagliature, cellulite e imperfezioni. Anche i vip occupati solo a mantenere la propria forma fisica non sfuggono agli inestetismi, figuriamoci i comuni mortali.
Kate Ellis, ministro australiano della Gioventù ha definito queste misure 'piccoli passi' ma che spera aiutino a superare il mito della bellezza delle modelle anoressiche, che dovrebbero invece essere sinonimo di malattia.

"Chi se ne frega del gossip!" diranno a questo punto in molti. Giusto, lo dico anch'io.
Ma io credo che la filosofia che sta dietro un provvedimento di questo genere sia molto importante: significa non essere un mero fruitore passivo di queste messaggi, ma un utente informato e consapevole, cosciente, anche, volendo, che mi si vuole prendere in giro. E con queste parole, esco dall'ambito stretto del giornaletto di pettegolezzi, ne faccio un discorso più ampio volto a formare cittadini maturi e liberi.

giovedì 15 luglio 2010

Appunto su Cosentino e PD


Da quando è iniziato il quarto Governo Berlusconi, spesso si è ragionato su Nicola Cosentino tanto che il Pdl ha dovuto rinunciare alla sua candidatura per la Presidenza della Regione Campania, a causa del rapporto con la malavita casalese.
Un anno e mezzo fa, ci ricorda Alessandro Gilioli sul proprio blog, la Camera respinse la mozione presentata da Pd e Idv contro Nicola Cosentino dopo che alla votazione sulla proposta molti deputati della stessa opposizione non si presentarono per sostenere i propri capogruppo.
Lunedì scorso Dario Franceschini si impegnava pubblicamente per cacciare l’ormai ex Sottosegretario dal Governo senza ricordare al proprio elettorato che era lui, in quel momento, il segretario del partito che a causa delle proprie assenze non era riuscito a mandarlo a casa!

Se il governo arriva con l'acqua alla gola solo oggi, è anche merito di un'opposizione indolente e maldestra, che evidentemente ha di meglio da fare piuttosto che, parafrasando Mao, servire la Nazione.

Dopo la Marea Nera, la Beffa!


Il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha emanato una serie di nuove norme sulle trivellazioni off-shore. Dopo il caso marea nera sulle coste americane, una bella operazione di greenwashing per impressionare gli ecologisti più ingenui.
"E’ stato infatti introdotto il divieto assoluto di ricerca, prospezione e estrazione di idrocarburi all’intero delle aree marine e costiere protette e per una fascia di mare di 12 miglia attorno al perimetro eterno delle zone di mare e di costa protette. Inoltre le attività di ricerca ed estrazione di petrolio sono vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Al di fuori di queste aree in cui vige il divieto, le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi saranno tutte sottoposte a Valutazione di Impatto Ambientale"; questo è quanto riporta, comprensivo di errori, il comunicato stampa ufficiale.

L’unica vera novità sta nel fatto che non si potrà fare ricerca sismica all’interno delle aree protette: l’estrazione, implicitamente, è già vietata dal diritto (italiano ed internazionale) visto che si tratta di una attività economica e l’area è protetta.
Per quanto riguarda la Via (Valutazione Impatto Ambientale) alle attività di ricerca ed estrazione, non è una novità: le società fanno sempre istanza di esclusione dalla procedura di Via, ma solitamente la ottengono solo per le ricerche sismiche e, in ogni caso, con una serie di prescrizioni da rispettare. L’unico risultato della nuova norma sarà di allungare i tempi e di fare incassare qualche spicciolo in più allo Stato per la copertura dei costi della procedura Via.

Burocrazia a parte, è la sostanza che sfiora il ridicolo: 5 miglia dalla costa e 12 dalle aree marine protette è un’offesa all’intelligenza!
In caso di disastro, infatti, il petrolio ci mette assai poco a fare 12 miglia, figuriamoci 5. Non dimentichiamo, ad esempio, che la famigerata marea nera in un paio di mesi ha coperto un’area grossa quanto la Sicilia. Non si capisce proprio, a questo punto, cosa dovrebbero provare a proteggere le nuove norme varate dalla Prestigiacomo.

E sempre a proposito di trivellazioni, ricordiamo che nonostante il NO, purtroppo non vincolante, della regione Puglia, il Ministero dell'Ambiente si è detto favorevole alle estrazioni da parte della Peroceltic Elsa, nel tratto di mare compreso tra il parco nazionale del Gargano e le Isole Tremiti.
"Sono contrario a che il sottosuolo delle Tremiti sia sottoposto a progetti di ricerca di combustibili.. Queste isole sono una perla che non può essere assolutamente scheggiata da simili interventi" Giandiego Gatta, il commissario straordinario del parco, promette battaglia.

mercoledì 14 luglio 2010

Il Grande Fratello Europeo


Nel tener d'occhio la politica europea, è passata praticamente inosservata l’approvazione di un programma di controllo e di raccolta sistematica di dati personali di cittadini sospettati di 'radicalizzazione', ossia di estremismo. Questo programma può essere usato contro individui coinvolti in gruppi “di estrema destra o sinistra, nazionalisti, religiosi o no-global”, secondo quanto figura nei documenti ufficiali.

Il Consiglio dell’UE riunito a Lussemburgo lo scorso 26 aprile, ha affrontato il punto all'ordine del giorno 'Radicalizzazione nell’UE', ed ha approvazioto il documento 8570/10; l'iniziativa fa parte della strategia di prevenzione del terrorismo in Europa, e inizialmente concepito per gruppi terroristici islamici.
Tuttavia, il documento estende il sospetto in termini così generici che dà la possibilità di mettere sotto controllo qualsiasi individuo o gruppo sospettato di essere radicalizzato.

Un attivista di un’organizzazione civile, cittadina o politica, senza rapporti col terrorismo, potrebbe essere spiato nel quadro di un programma che invita ad investigare sul 'grado di impegno ideologico o politico' del sospettato, fino alla sua situazione economica e lavorativa.

Cosa intende l’UE per radicalizzazione? Il testo dovrebbe definire il concetto, ma questo limitarebbe il controllo all’ambito del terrorismo, e quindi non lo fa. Sollecita, invece, a considerare tra gli obiettivi ogni tipo di difensore di idee eterodosse.
L’accordo mette anche sotto la lente d’ingrandimento della polizia i cittadini che difendono le idee radicali classiche, del riformismo democratico o progressiste in genere. Si potrebbe anche applicare contro coloro che si considerino radicali nel senso etimologico, dato che “radicale” è, nè più nè meno, quello che affronta i problemi dalla radice.

L’accordo polverizza lo spirito europeo della tolleranza verso tutte le idee, e, nella sua ansia di prevenire il terrorismo, diluisce la differenza tra i mezzi con cui queste idee vengono espresse o difese.
Il programma completo di controllo è raccolto in un documento precedente, il 7984/10, intitolato “Strumento per conservare dati e informazioni sui processi di radicalizzazione violenta”, di marzo di quest’anno. A questo testo è stato dato un carattere confidenziale, e si è conosciuto solo grazie al fatto che l’organizzazione della difesa delle libertà civili, ha avuto accesso ad esso e lo ha reso pubblico.

La ONG denuncia che questo programma “non è diretto in primo luogo verso persone o gruppi che abbiano la pretesa di compiere atti terroristici, ma a persone che hanno punti di vista radicali, che vengono definiti come propagatori di messaggi radicali”.
Tra gli obiettivi del documento segreto figura “combattere la radicalizzazione ed il reclutamento” ed include allusioni relative alla persecuzione di chi incita all’odio o alla violenza, gruppi terroristici o filo terroristi. Ma queste precisazioni non risultano necessarie, dato che sono già penalizzate dalla legislazione penale dei paesi europei. Il testo allude indistintamente alla 'radicalizzazione' e alla 'radicalizzazione violenta', associando il ricorso alla violenza con ogni tipo di idee estreme o antisistema.

Il documento invita i governi a controllare i 'messaggi di radicalizzazione' fino al punto di mettere in forse la libertà d’espressione. Il programma invita a scrutare le audizioni nelle quali vengono rivolti messaggi radicali, siano essi di sostegno alla violenza oppure no, al modo nel quale si trasmettono i messaggi radicali, ecc.

Scendendo nei dettagli sul controllo individuale, il documento raccomanda d’indagare anche sui sentimenti delle persone che militano in gruppi sospetti, attraverso domande come quelle che mirano a conoscere i “sentimenti della persona in relazione alla sua nuova identità collettiva ed ai membri del gruppo” E con domande tipo: “La persona ha fatto commenti su fatti, principalmente di natura politica, usando argomenti basati su messaggi radicali? Ha fatto commenti sulla sua intenzione di prendere parte ad atti violenti?".
In questo modo, l’accordo apre una pericolosa via di persecuzione delle idee, degli argomenti e perfino degli stati d’animo.

lunedì 12 luglio 2010

Il Berlusconismo compie Vent'Anni, Auguri!


La legge 233/1990, entrata in vigore il 6 agosto di quell'anno, rappresenta il primo, storico tassello della rivoluzione politica berlusconiana.

Un po' di storia: la Legge Mammì, dal nome del ministro delle telecomunicazioni Oscar Mammì, fu definita "legge polaroid", perchè si limitava a legittimare la situazione televisiva esistente. Da quel momento, anche le emittenti private (Fininvest) poterono trasmettere su scala nazionale; la precedente legge (la 10/1985 - Primo Governo Craxi) era stata dichiarata incostituzionale in quanto permetteva alle emittenti (Fininvest) l'utilizzo del meccanismo della syndication, ossia di trasmettere in contemporanea su più canali locali.
Prodromi della legge Mammì, furono i tre Decreti Berlusconi emanati tra l'84 e l'85 proprio dal Primo Governo Craxi. Dopo la bocciatura del primo dl, il governo presentò il "Berlusconi bis", ponendo su di esso il voto di fiducia, ed ottenne la conversione. La legge conteneva una serie di norme a carattere transitorio, emanate in attesa della stesura di una "legge generale sul sistema radiotelevisivo". La validità delle norme contenute nella legge, però, dopo sei mesi sarebbero scadute, e così venne emanato il "Berlusconi ter" per prorogare ancora il regime transitorio. Attraverso questi decreti il Governo Craxi intervenne affinché le tre TV private del gruppo Fininvest potessero continuare a trasmettere su tutto il territorio nazionale.

La definisco prima pietra del berlusconismo perchè la Legge Mammì rappresenta l'inizio dell'uso personale della politica, la prima legge Ad Personam, in quanto cucita addosso al Cavaliere ed a Fininvest. In quegli anni, Craxi fu l'alfiere politico di Berlusconi, e quando venne travolto da Tangentopoli, egli 'fu costretto a scendere in campo' (lo dico parafrasando il suo stesso annuncio all'esordio di Forza Italia) per sostituire il leader socialista.

Scriveva un audace Vittorio Feltri, al tempo: "Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna.".

Ieri Tambroni, Oggi Berlusconi


Era marzo del 1960 quando il democristiano Fernando Tambroni riceveva l’incarico dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi di formare il nuovo governo; per la prima volta, il nuovo governo riceve anche i voti dei post-fastisti dell'MSI.
A giugno dello stesso anno l'MSI annuncia la decisione di tenere il suo congresso nazionale a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, e di farlo presiedere dall’ex prefetto Basile, repubblichino e responsabile della deportazione degli antifascisti e degli operai genovesi nei lager e nelle fabbriche tedesche. All’autorizzazione del congresso fascista esplode la protesta politica.
Parallelamente, si avvia anche un'accesa protesta sociale: poco lavoro, pochi diritti, ritmi massacranti alle catene di montaggio e un miracolo economico che non ha ancora dato risultati positivi alle nuove generazioni. E così, inaspettatamente, avviene la saldatura tra le “magliette a righe”, “i ragazzi del fischietto”(le nuove leve operaie), gli studenti, e i combattenti della Resistenza oscurati nel precedente decennio.
E Genova insorge, insultata e provocata: comincia così una serie di scioperi e manifestazioni.
Il 2 luglio, un comizio di Sandro Pertini tenuto a nome dell’ANPI, raccoglie una folla enorme in piazza Banchi. Il clima si surriscalda al termine, quando, con alla testa i comandanti partigiani si forma un corteo che si dirige verso il Sacrario dei Martiri della Resistenza. A Piazza De Ferrari avviene il primo attacco della polizia che i manifestanti affrontano erigendo barricate, rovesciando e bruciando le jeep. Si impadroniscono della città costringendo la polizia a trincerarsi nelle caserme, mentre in un grande rogo vengono gettate le armi sequestrate alle forze dell’ordine. Il congresso fascista non si tiene a Genova, ma Tambroni ordina la linea dura nei confronti di ogni altra eventuale manifestazione.
Il 5 luglio, a Licata la polizia spara, ferisce 24 manifestanti e uccide il giovane Vincenzo Napoli di 25 anni.
Il 6 luglio a Roma, a Porta San Paolo, la polizia a cavallo, guidata dal Raimondo D’Inzeo, carica un corteo antifascista, ferisce alcuni deputati socialisti e comunisti, arresta insieme a tanti altri il segretario della Camera del Lavoro. Come nelle altre città, scendono in piazza associazioni giovanili e consistenti pezzi dei giovani DC, cosa che farà scrivere a Ferruccio Parri: “Le splendide giornate di Genova hanno ricomposto lo spirito unitario che rese possibile la Resistenza.”
A Reggio Emilia, la CGIL, che sino a quel momento era stata contraria allo svolgersi di manifestazioni politiche, proclama lo sciopero cittadino per il giorno seguente. La polizia ha proibito gli assembramenti. I manifestanti, oltre 20.000, seguono i circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane, che si concentrano nella piazza davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di protesta. Polizia e carabinieri caricano la manifestazione pacifica con idranti, bombe a gas e fumogeni, girando all’impazzata con le camionette. I manifestanti cercano di respingere l’assalto con sassi, sedie, assi di legno e qualunque cosa serva a difendersi. Comincia la sparatoria: più di 500 proiettili, centinaia di feriti, 5 morti.
Afro Tondelli, il partigiano “Bobi” della 76° SAP, 35 anni, iscritto al PCI, operaio e segretario locale dell’ANPI, ammazzato dall’agente di PS Orlando Celani;
Lauro Farioli, 22 anni, iscritto al PCI, ai primi spari si muove verso i poliziotti, viene fucilato al petto;
Marino Serri, 41 anni, iscritto al PCI, operaio, partigiano della 76a brigata, viene falciato da una raffica di mitra;
Ovidio Franchi, 19 anni, iscritto al PCI, operaio, viene colpito ripetutamente;
Emilio Reverberi, 39 anni, iscritto al PCI, garibaldino nella 144a Brigata nella Val d’Enza e commissario politico, operaio, licenziato dalle Officine Meccaniche Reggiane perché comunista.
Altre manifestazioni a Napoli, Modena e Parma con altri scontri e altri feriti. A Palermo, la polizia carica la manifestazione senza preavviso e spara sulla folla, ferendo una quarantina di manifestanti; uccide Francesco Vella, 42 anni, organizzatore delle leghe edili, che tenta di soccorrere Giuseppe Malleo, un ragazzo di 16 anni ferito, e Andrea Gangitano, giovane manovale disoccupato. Colpita anche Rosa La Barbera, 53 anni, in casa sua mentre chiudeva la finestra.
A Catania, l’8 luglio, 7 manifestanti feriti e l’episodio più odioso: la polizia massacra a manganellate Salvatore Novembre, 19 anni, disoccupato e mentre il ragazzo è a terra sanguinante un poliziotto gli spara una serie di colpi fino a renderlo irriconoscibile. Il corpo viene trascinato dagli agenti al centro della piazza e viene impedito a chiunque di prestare soccorso al ragazzo che lentamente muore dissanguato. Verrà disposta una perizia necroscopica per “accertare, ove sia possibile, se il proiettile sia stato esploso dai manifestanti”. Una delle infinite macabre montature, che si ripetono negli anni con le più diverse modalità.
Il 9 luglio, imponenti manifestazioni a Reggio Emilia, Catania e Palermo rilanciano la protesta. Tambroni, nel tentativo di una estrema difesa del suo governo, accusa i comunisti di aver provocato gli incidenti mettendo in atto un piano ordito da PCI e URSS.

7 luglio 2010: i terremotati de L'Aquila in corteo a Roma per manifestare e chiedere agevolazioni fiscali e sostegno all'economia, diventano l'obbiettivo dei manganelli della polizia.
“Guardate il sangue di un aquilano. La mia unica colpa è essere un terremotato” dice un ragazzo con la testa sanguinante. "Hai sfruttato il nostro dolore. Vieni qui se hai il coraggio" urlano con rabbia i manifestanti che assediano la casa di Berlusconi.
La risposta mediatica stavolta è dirompente: il Giornale accusa di essere stata la sinistra ad orchestrare le rivolte, mentre per il Tg1 le manganellate della Polizia contro gli aquilani in corteo a Roma non esistono: c’è il Lodo Alfano, e le voci dell’emendamento Pd a favore di Napolitano, c’è il vertice tra Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl, c’è l’Europa col Pil crescente e l’Italia ovviamente meglio di tutti; poi il servizio, come fosse dovuto: cronaca striminzita e chiusura in bellezza: 'i manifestanti hanno contestato Bersani'.

Il tempo passa, e la storia si ripete.

mercoledì 7 luglio 2010

Comunità Giovanili (del Littorio)


E' in discussione il disegno di legge Meloni che mira a favorire la socializzazione giovanile tramite delle non meglio precisate 'comunità'.
Un film già visto, quando durante il ventennio fascista fu istituita la Gioventù italiana del littorio, formalmente con gli stessi scopi.
Ecco cosa dice il ddl Meloni: “L’organizzazione della vita associativa come esperienza comunitaria, al fine di favorire la maturazione e la consapevolezza della personalità nel rispetto di sé e degli altri, anche attraverso la promozione di attività di incontro, confronto e integrazione civile, sociale e culturale; l’educazione all’impegno sociale e civile, alla legalità, alla partecipazione e alle conoscenze culturali; lo svolgimento di attività sportive, ricreative, sociali, didattiche, ambientali, culturali, turistiche, agricole, artigianali, artistiche e formative; lo svolgimento di attività di informazione, formazione e promozione delle iniziative internazionali, comunitarie e nazionali sulle tematiche giovanili“.
Ed ecco cosa diceva invece, nel 1937, l'organizzazione fascista Gioventù Italiana del Littorio: “La preparazione spirituale, sportiva e premilitare; l’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole elementari e medie, secondo i programmi da essa predisposti di concerto con il Ministro dell’Educazione nazionale; l’istituzione e il funzionamento di corsi, scuole, collegi, accademie, aventi attinenza con le finalità della Gioventù Italiana del Littorio; l’assistenza svolta essenzialmente attraverso i campi, le colonie climatiche, il Patronato scolastico o con altri mezzi disposti dalSegretario del PNF l’organizzazione di viaggi e crociere; la facoltà di istituire e di promuovere l’istituzione di borse di studio e di provvedere alla loro assegnazione; alla G.I.L spettava anche la vigilanza ed il controllo su tutte le colonie climatiche e istituzioni affini, da chiunque fondate o gestite“.
Al ddl sono collegati anche dei fondi per il finanziamento di suddette associazioni ed un registro in cui approvarle; ma chi decide quali sì e quali no?
La Meloni si sta dotando dello strumento legale e dei finanziamenti utili a legittimare e sovvenzionare le varie Casapound, Blocco Studentesco, Casa Italia e quelle che seguiranno, con un provvedimento che ne traccia praticamente un identikit, escludendo al contempo, grazie alla retorica legalista e proibizionista, tutti i centri sociali e gli spazi autogestiti antifascisti. Anzi, il rischio concreto è che i requisiti elencati nel ddl Meloni divantino un grimaldello per delegittimare e attaccare i centri sociali stessi.
Durante le discussione alla Camera, è scoppiata una rissa tra l'Onorevole Barbato dell'IDV, che ribadiva il parallelismo tracciato in quest'articolo, ed alcuni deputati del PDL.

Contro lo Sciopero della Stampa


Il 9 luglio è fissato il giorno di black-out dell'informazione per opporsi al ddl intercettazioni.
Autoimbavagliarsi per protestare contro la Legge Bavaglio? Non so quanto senso possa avere una mobilitazione di questo tipo.. al massimo un profetismo del tipo 'come si starebbe se la legge fosse legge', senza contare poi che ad essere danneggiati sarebbero i cittadini - proprio quelli che vogliono informarsi, ossia quelli che già si oppongono al suddetto disegno - e non chi tiene il pallino in mano, e non si sensibilizza nessuno al problema.
"È la stampa, bellezza, la stampa. E tu non ci puoi fare niente… niente!" diceva Humphrey Bogart mentre faceva ascoltare il rumore delle rotative al politico di turno che voleva minare questa libertà. (film "L'ultima mianaccia", 1952)
Proprio questo, in termini generali, si dovrebbe fare: una giornata di SUPERINFORMAZIONE, con i giornali, non dico gratuiti, ma scontati all'osso, in edizione speciale a lutto, e magari riproporre il suono delle rotative in sottofondo ad ogni programma radiofonico d'informazione..

E la tv? Ah già, il conflitto d'interessi. Che non esiste.

martedì 6 luglio 2010

Lo Stato non si fida di Se Stesso


La proposta l'ha fatta Mario Valducci, deputato del Pdl e presidente della commissione Trasporti della Camera: "Si dovrebbe pensare a un'età limite, una soglia oltre la quale non è più possibile guidare. Possono essere 80 o 85 anni, di questo si può discutere. Ma la questione va affrontata". Si vorrebbe inserire il progetto nella riforma del codice della strada che dovrebbe essere approvata prima della pausa estiva del Parlamento, ma il limite d'età non sarà inserito in questo disegno di legge, proprio perché la Camera sta stringendo i tempi per evitare un nuovo rinvio.
Concorda Sandro Salvati, Presidente della Fondazione Ania "Dobbiamo prendere atto che siamo un Paese di vecchi. E che le visite mediche per il rinnovo della patente spesso sono solo sulla carta" ma il tetto "potrebbe essere una grande ingiustizia. Ci sono persone che a 85 anni sono sveglie come grilli e altre che a 65 non hanno più i riflessi di una volta" ma riconosce che il problema esiste, e "va affrontato".
"Oltre una certa età, ad esempio 70 anni, si potrebbe prevedere il rinnovo annuale della patente" suggerisce Umberto Guidoni, che della Fondazione Ania è il segretario: "E soprattutto chiedere un vero e proprio certificato del medico curante. Oggi, sostanzialmente, siamo all'autocertificazione".
Quindi le visite per il rinnovo sono solo una farsa, è questo che si insinua?
Come riconosce Salvati, esistono anziani che a 80 anni sono ancora più svegli di tanti adolescenti, ma stabilirlo è proprio il compito della commissione esaminatrice; o lo deve certificare Valducci, facendo di tutta l'erba un fascio e vietando a tutti gli ultraottuagenari di mettere le mani sul volante? Qui siamo allo Stato che va contro se stesso, che non si fida neanche delle perizie svolte dai suoi uomini.
La patente va tolta a chi non rispetta costantemente le norme di sicurezza del codice della strada, a chi provoca morti con la sua guida spericolata, a chi guida in condizioni - volutamente - alterate, non al classico "uomo col cappello" che guida ai 30 km/h ma con prudenza! (..e, badate, non è facile per me scrivere queste parole, che ogni giorno mi innervosisco per strada con simili soggetti!)
A quando il divieto di guidare di notte (anche il buio rende più difficile la guida)?

lunedì 5 luglio 2010

Sotto a Chi Tocca


Sono già due i membri dell'esecutivo Berlusconi costretti alle dimissioni perchè travolti dagli scandali.
Prima Scajola, quando la Guardia di Finanza trova traccia di assegni circolari per circa 900.000 euro, tratti da un conto corrente bancario intestato ad un professionista vicino al gruppo Anemone, ora Brancher, coinvolto nella scalata Antonveneta.
Va detto, che per l'ex-ministro dello Sviluppo Economico non è la prima volta: già nel 2002 fu costretto alle dimissioni in seguito alle polemiche nate su Marco Biagi e sulla scorta che gli era stata tolta poco tempo prima.
Brancher, del cui dicastero non sentiremo la mancanza (decentramento e sussidiarietà), era stato nominato ministro solo per evitargli la galera, ed aveva tentato, infatti, di avvalersi del legittimo impedimento.
Al limite del comico le dichiarazioni dei due monelli colti con le mani nella marmellata:
Scajola "Non posso avere il sospetto di abitare una casa non pagata da me", e Brancher “Pensavo di dover privilegiare per un breve periodo gli obblighi verso il mio Paese"

Avanti il prossimo.

La Chiesa Crolla


"Quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Ratzinger era la figura che avrebbe potuto prendere misure decisive negli anni Novanta per evitare che lo scandalo si diffondesse come una metastasi in paese dopo paese, crescendo in proporzioni tali che ora minaccia di consumare il Papato" scrive il New York Times "Ma il futuro Papa, pur preferendo chiaramente passi per contenere il danno, è oggi chiaro, era anche parte di una cultura della non-responsabilità, della incapacità di riconoscere il problema, di cavillosi rinvii e di esplicito ostruzionismo".
Si chiude così una settimana nera per la Chiesa cominciata con i raid della polizia belga e la decisione della Corte Suprema americana sulla processabilità della Santa Sede in Oregon. Il vaticanista del National Catholic Reporter John Allen l'ha definita 'i sette giorni che hanno scosso la Santa Sede'.
Vengono riconosciute le azioni positive di Benedetto XVI, dai vari incontri con le vittime di preti molestatori alla -tardiva- riapertura dell’inchiesta sul fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, allo spazio lasciato ai vescovi americani per porre in atto una linea dura contro gli abusi e l’assenso alle dimissioni di vescovi in altre parti del mondo. "oggi la crisi degli abusi divampa nel cuore cattolico dell’Europa e il Vaticano, sotto Benedetto XVI, continua a rispondere agli abusi dei preti con il suo personale ritmo mentre è assediato dall’esterno da forze che vogliono che si muova con più forza e più decisione", scrive ancora il giornale.
Inoltre, di questi giorni la notizia della nomina del Primate canadese Marc Ouellet alla testa della Congregazione dei Vescovi: nomina accolta tra le polemiche in Usa e Canada delle vittime dei preti pedofili secondo cui Ouellet aveva chiuso gli occhi di fronte agli abusi del clero.
La -presunta- autorità morale del Clero esce frantumata da questi eventi, e Jeff Anderson, avversario legale della Santa Sede, a cui ha già strappato oltre 60 milioni di dollari per i risarcimenti delle vittime, scommette di trascinare il Papa alla sbarra a deporre sotto giuramento.

venerdì 2 luglio 2010

Mi Tirano per la Lingua...


Anche ieri sera non ho potuto fare a meno di dire la mia.
Quando ho sentito un consigliere regionale del PD affermare che "il Partito Democratico sta facendo una durissima opposizione in Parlamento" mi sono sentito, come si dice da noi, tirato per la lingua (ossia provocato).
Bisogna scendere in piazza per opporsi a questa destra - altra affermazione, in sintesi, a cui ho risposto che prima di tutto sarebbe il caso di farlo nei luoghi preposti, ossia in Parlamento.
Mi è stato ribattuto che quanto avvenuto in Senato giorni fa, durante il voto sul ddl intercettazioni, è stato un segnale di dissenso, perchè non votare o votare no al Senato è uguale. Appunto, NON VOTARE: ora, non so bene come siano regolate le tempistiche, per cui potrei sbagliarmi, ma ASTENERSI o VOTARE CONTRO al Senato è la stessa cosa, non abbandonare l'aula, che dovrebbe solo far scendere la maggioranza necessaria.
Al che ho citato un altro episodio importante, quello del 20 settembre 2009, ossia la votazione sulla pregiudiziale di costituzionalità dello scudo fiscale alla Camera, in cui le assenze tra i banchi del PD sono state determinanti a far passare il provvedimento.
Non si possono imputare al PD colpe che invece sono dei singoli deputati, la risposta; certo che no, ma con una legge elettorale che non permette di scegliere chi votare, la colpa io la addosso alla segreteria del partito che non ha saputo vigilare sull'integrità morale di chi ha messo in lista.
Poi, ovvio, di errori è facile commetterne sempre, e non si può colpevolizzare tutto uno schieramento per una o due mele marce nel cesto, come quando il senatore De Gregorio passò pochi giorni dopo il voto dall'Italia dei Valori a Forza Italia, ma qui stiamo parlando di 51 (cinquantuno!) assenti. (ricordiamoli)
La disciplina di partito che fine ha fatto?

Grazie al Gruppo dello Zuccherificio per l'iniziativa, per essere informati sui miei prossimi articoli fate riferimento alla mia pagina Facebook.

giovedì 1 luglio 2010

Le Auto Blu non si Toccano


Ridurre le auto blu. Una proposta mitologica, ormai, che vanta sostenitori da ogni parte.
Qualcuno ci prova: il senatore Marco Stradiotto, del PD, ha presentato in commissione bilancio l'emendamento 6.26 alla manovra, in cui si prevede l'uso in via esclusiva delle auto blu solo per il presidente del consiglio, ministri, vice ministri, sottosegretari, i presidenti delle autorità indipendenti e poche altre cariche; inoltre chiedeva un uso limitato delle vetture in dotazione a ciascuna amministrazione, ''esclusivamente per esigenze di servizio''.
Ma Pdl e Lega votano contro, e affondano il provvedimento.
Critica sull'andamento dei lavori della Commissione Bilancio è la presidentessa dei senatori Pd Anna Finocchiaro: "Mentre il Paese si interroga su questa manovra finanziaria, nella Commissione bilancio del Senato c'è la simulazione di una discussione, una recita a soggetto in cui peraltro il copione non è scritto neanche dalla maggioranza parlamentare, ma è scritto altrove".
Questo episodio rivela ancora una volta l'aura mistica di intoccabilità di cui si copre la casta politica che vuole preservare i propri privilegi mentre il paese paga i costi della crisi, come i suonatori sul Titanic mentre la nave affonda.