venerdì 13 gennaio 2012

Non Sono Tutti Così

Vedete, quando scrivo qualcosa in difesa della laicità dello Stato e contro la Chiesa, specifico sempre di non essere avverso alla Fede nel suo astrattismo, ma di chiedere lo stesso rispetto per le idee, le opinioni e le libertà di tutti. Cioè, tu sei libero di pregare, adorare, leggere, ascoltare o mangiare quello che vuoi, ma rispetta la mia idea diversa e non volermi imporre la tua.
Premesso questo, è doveroso un distinguo anche all'interno del Clero, perchè, per fortuna, la Chiesa non è solo Ratzinger.

E' il caso di Monsignor Paolo Urso, 71enne vescovo di Ragusa, che pur nel rispetto del suo credo, prende le difese della laicità dello Stato, e lo fa su un tema scottante come quello del riconoscimento delle unioni di fatto (non siamo certo al matrimonio, ma le aspettative devono essere commisurate, ndr):
"Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo".
Un uomo di Chiesa lanciato in un vero discorso progressista, come ormai se ne sentono pochi:
"Sono stato educato alla laicità dello Stato. E uno Stato laico, come il nostro, non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri. La Chiesa fa le sue valutazioni. Ma ciò non toglie che debba sempre essere una casa dalle porte aperte per tutti. Per gli immigrati che sbarcano sulle coste di Pozzallo, per le donne in fuga da mariti violenti, per chi è omosessuale e si sente escluso".

E' troppo se di dico di ammirare qualcuno che, dalla sua posizione, dice queste cose?




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