Immancabili anche le reazioni negative del quotidiano Avvenire: "Porre sullo stesso piano coppie che, sposandosi civilmente o religiosamente, assumono un preciso impegno pubblico e persone che, per scelta o per impossibilità, non rendono vincolanti i propri legami "affettivi", significa violare la lettera e lo spirito della nostra Carta fondamentale.
Bisogna evitare riconoscimenti impropri e dare chiara e incontestabile priorità alla famiglia fondata sul matrimonio. Che non è favorita dalla costituzione per 'ideologia', ma perché orientata a garantire quei rilevanti beni sociali che sono la stabilità delle relazioni fondamentali e la creazione di un ambiente più accogliente per i figli. Qui non ci sono discriminazioni da sanare ma condizioni e scelte oggettivamente diverse."
A rispondergli per le rime interviene Franco Grillini (che l'ultima volta stava nell'IdV, ora non so..): "Basta un nonnulla per sollevare un vespaio, così come sta succedendo a Milano. Per una misura di buonsenso come quella di non discriminare nessuno nell’accesso all’assistenza alle famiglie si è scatenata la solita reazione clericale. Il provvedimento di sostegno alle famiglie dice che anche le coppie non sposate in difficoltà saranno aiutate dal Comune. L’Avvenire sostiene dice che se uno è in difficoltà sono affari suoi, a meno che non sia regolarmente sposato. La differenza è tutta qui: se hai un pezzo di carta ok, se no sei abbandonato al tuo destino."
Ed infatti il nodo è questo: se sei formalmente sposato, allora hai diritto ai fondi, se invece sei legato affettivamente a qualcuno e ci convivi stabilmente, impossibilitato dalla legge a convolare a nozze, come dice Grillini, "sei abbandonato al tuo destino".
Circa l'incostituzionalità del provvedimento, faccio notare che la linea dettata dalla Carta non è 'Esclusiva' senza concedere possibilità di aiutare altri tipi di famiglia o comunità.
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