domenica 29 aprile 2012

Politically Troppo Correct

Apprendo che la città di New York vorrebbe bandire dai testi scolastici tre parole da sempre in uso non solo in America ma ormai in tutto il mondo.
La prima parola è Halloween, perché si tratta di una festa pagana, e "offenderebbe i cristiani". Cari cristiani, mi pare che nessun ateo abbia mai eccepito niente di simile contro il Natale, per cui, anziché 'offendervi', semplicemente non festeggiatelo.
La seconda, udite udite, è Compleanno: a risentirsi, stavolta, sarebbero i Testimoni di Geova, che non lo festeggiano. E, dico loro, facciano quel che vogliono.
Ma la cosa scandalosa è la terza parola, cioè Dinosauri; chi crede nel Creazionismo piuttosto che nell'Evoluzione, non accetta si utilizzi questo termine. E qui non ci sto, perché non si tratta di una favola a cui dar credito o meno, parliamo di un passaggio storico reale e dimostrato; parliamo di istruzione e cultura, una cosa fondamentale nello sviluppo sociale di un cittadino.

E comunque, nessuna delle tre parole merita a mio parere di essere esclusa dai libri di scuola. Prima di tutto, il profilo culturale di una nazione è costituito anche dalla sua Tradizione, ed Halloween rientra sicuramente nella tradizione americana. Facendo un parallelo, per come la vedo io, se anche si dovesse abolire il concordato, sarei comunque favorevole al mantenimento delle festività del Natale e di Pasqua come componenti tradizionali della cultura italiana.
Secondo, è compito dell'istruzione scolastica attuare un percorso di apprendimento e rispetto delle reciproche differenze, che però non calpesti l'identità del paese di origine.
Direi che si sta esagerando con il politically correct, perchè in questo modo si rischia di 'snaturare' la storia e la cultura di una Nazione.

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giovedì 26 aprile 2012

Uscirne Non Sarebbe Così Facile

Molti economisti danno per fallimentare il progetto dell'Eurozona, dipingendolo ormai come un vaso di coccio destinato a spaccarsi in mille pezzi. La caduta del Governo olandese, che era una delle roccaforti del potere dell'unione, proprio sulle manovre di rientro dal debito imposte dal patto fiscale, ha riaperto gli interrogativi.
Proviamo a supporre che l'Italia abbandoni, volontariamente o no, travolta dalle pesanti richieste di austerità cui è sottoposta, l'area Euro. Se consideriamo che già per la Grecia si comincia a rivalutare un futuro con la Dracma, non appare così remota come ipotesi.

Molti faciloni credono che questa sia la panacea a tutti i nostri problemi, senza calcolare che un ritorno alla Lira avrebbe conseguenze terribili per la nostra economia, la svalutazione della moneta, stimata dal 30 al 60%, con il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti importati: la benzina, già cara, raggiungerebbe punte di quasi 4€/l, così come l'energia importata, o prodotta con materiale d'importazione, mentre gli stipendi e le pensioni rimarrebbero, al cambio, allo stesso livello.
Certo non è un bello scenario, e non sono certo delle prospettive da ambire.

Se poi vogliamo credere che sarà una bengodi, facciamolo pure.

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Dipende da Cosa ci Fai con il Denaro Pubblico

Se vogliamo parlare dei finanziamenti pubblici ai partiti, dobbiamo prima scindere tra due cose: le spese di gestione e mantenimento del partito ed i costi della campagna elettorale. Se per quanto riguarda le prime sono, almeno parzialmente, dalla parte degli abolizionisti, per le seconde invece sono con chi le ritiene il (necessario) "costo della democrazia".
Già chiamarlo 'finanziamento' non è propriamente corretto, in quanto il finanziamento così definito, venne abolito nel 1993 da un referendum; oggi si parla di 'rimborso'. Ma proprio perchè si chiama così, dovrebbe essere un semplice risarcimento di spese già sostenute e soprattutto documentate; ed invece la storia recente ci dimostra come si tratti spesso di cifre autocertificate e gonfiate, a spese dei cittadini.
Per come la vedo io, se ancora non vogliamo riformare il modo di fare campagna elettorale (secondo il modello che delineavo qui), bisogna sì rimborsare ai partiti le spese sostenute (e documentate) per la propaganda informativa, comunicativa e pubblicitaria (attenendosi ad alcune regole prestabilite, magari, come utilizzare carta riciclata, per dirne una, ndr), ma occorre rivedere il sistema con cui i partiti si mantengono e continuano a fare politica.
Un sistema forfettario è sicuramente il più democratico, ma incentiverebbe una frammentazione di comodo. Si può, altrimenti, considerare la rappresentatività, finanziando le formazioni in base al numero di voti che conquistano; si può (giustamente) obiettare che un sistema del genere rischia di discriminare quei partiti 'tematici' o 'di minoranza', ma io preferisco dire che premia i più 'rappresentativi' e le cui risposte 'soddisfano il maggior numero di cittadini'.< Un'altra alternativa è quella di prevedere finanziamenti una-tantum 'per coalizione', ossia in base al nome del candidato sostenuto, con uno sbarramento sul consenso ed una ripartizione proporzionale.

Sento molti digrignare i denti chiedendo la loro abolizione totale, e di basarsi unicamente sui finanziamenti privati ("se un partito ha molto consenso, avrà maggiori donazioni"), ma un partito come Rifondazione Comunista, che mira a rappresentare operai e studenti, rischia in questo modo di valere come il Popolo della Libertà, i cui potenziali finanziatori, Berlusconi o Montezemolo, valgono come 3000 operai e 2000 studenti.

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mercoledì 25 aprile 2012

Non ci Siamo Proprio

Sul tema del denaro pubblico ai partiti è finalmente arrivata la proposta di quello che governa a sua insaputa (come dicevo qui). 'Dimezzare il finanziamento ai Partiti' è la trovata geniale del Partito Democratico, che ancora una volta cavalca il facile populismo.
Capiamoci, perchè credo che Bersani e tutti gli altri suoi compari non ci siano proprio: io, come credo la maggioranza degli italiani, non voglio che i partiti rubino di meno, voglio che non rubino proprio! E' il meccanismo di assegnazione dei proventi pubblici che è sbagliato, non il loro ammontare.
Vediamo se spiego meglio il mio punto di vista con un esempio estremo: non avrei nessun problema a finanziare con le mie tasse la campagna elettorale di un'ipotetica formazione politica di destra nazionalista, solo vorrei che i miei soldi fossero loro versati proprio e solo per risarcire le spese da loro sostenute.
Anzi, ristrutturando alla radice il sistema della campagna elettorale, facendo in modo che sia lo Stato a gestire l'affissione, l'affollamento e la rotazione pubblicitari sui canali di comunicazione. Occupandosi, così facendo, anche del rispetto della par condicio.

La metà di uno sproposito rubato, è sempre un mezzo sprosito rubato. Rimane un furto.
E pensare che circa un anno fa volevano anche raddoppiarli (ne parlo qui).

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martedì 24 aprile 2012

Il Vento della Sardegna si porta via le Tasse

Il piccolo comune di Tula, in provincia di Sassari, esenterà i suoi cittadini dal pagamento di imu e addizionale irpef. Questo è stato possibile grazie ai 400.000€ di entrate derivanti dal parco eolico di S. Turrina Manna, che produce 90 megawatt di potenza e copre circa il 10% del bilancio municipale.
"Sulla base delle norme certe fino ad ora del Parlamento, che consentono di modulare le aliquote e le detrazioni sull'Imu" spiega il sindaco Andrea Becca (Lista Civica) a Il Sole 24 Ore "Abbiamo ridotto l'aliquota dal 4 al 2 per mille e contemporaneamente aumentato la detrazione sull'Imu da 200 a 400 euro da aggiungere alle detrazioni per i figli a carico per 50 euro per ciascun figlio. In questo modo, dopo aver fatto i calcoli sulle nuove rendite catastali delle case del comune, in virtù dell'aumento del 60% previsto dalla misura, abbiamo neutralizzato l'imposta. Portandola al valore 0".
Grazie ai proventi, azzerate quindi sia la nuova ici che l'addizionale irpef, ed inoltre, per il sesto anno consecutivo, non è previsto alcun aumento della tassa sui rifiuti.
Chi ancora guarda con scetticismo e piglio un po' snob alle energie verdi, con quest'uteriore dimostrazione dovrà ricredersi e riconoscere il valore delle risorse ambientali.

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lunedì 23 aprile 2012

Non è un Segnale Così Brutto

Infuria in questi giorni, con la diffusione di alcuni sondaggi disastrosi per i partiti, la diatriba sulla fuga dalla politica per rifugiarsi nell'antipolitica. In questo periodo tecnico di non-politica, non lo considero un vero e proprio campanello d'allarme o una perdita di fiducia, anzi, significa che la gente comunque crede ancora si possa fare attivamente qualcosa.
Sulla situazione attuale pesano sicuramente gli scandali Lusi e Lega, che hanno dimostrato come sia cambiato poco dalla Prima Repubblica, ed anche che il movimento antisistema padano, primo non-partito ad aver ricoperto il ruolo che oggi è del Movimento 5 Stelle, si è ben adagiato sulle soffici poltrone delle istituzioni.
L'Antipolitica non è il contrario della Politica, così come, facendo un parallelismo ardito, l'Odio non è il contrario dell'Amore; il suo contrario è l'Indifferenza, ed il contrario della Politica è la Non-Politica. Ed è proprio la Non-Politica a caratterizzare questa fase della storia, l'assenza di dialogo, confronto, dibattito, con un Parlamento ridotto a mero notaio di un Governo che sotto la bandiera dei 'Tecnici' impone un decisionismo arrogante e sadico sul paese, costrigendolo a pesanti sacrifici.
Finchè si sceglie di votare, per quanto discutibili possano essere scelte come il Movimento 5 Stelle o quello dei Forconi (al sud ci sono anche i loro candidati, ndr), significa che c'è ancora la speranza di poter avere le risposte che l'attuale politica non riesce a dare.

Credo sia un errore bollare una probabile fuga di voti dai soliti partiti come anti-politica; piuttosto, tutte le formazioni hanno, coi loro tempi e modi, ben incarnato i concetti di Non-Politica e Mala-Politica. Per cui, è proprio chi crede ancora nella Politica, che guarda altrove.

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domenica 22 aprile 2012

Meno Male che ci sono Loro

Tutti i partiti comunisti che accettano di candidarsi e partecipare alle varie tenzoni elettorali vengono sistematicamente (e giustamente, ndr) accusati di trotzkismo. Questo perché la vera dottrina comunista ortodossa rifiuta la democrazia repubblicana, auspicando la rivolta popolare e la dittatura del proletariato (espressione ambigua e fumosa che sinceramente non ho mai capito bene come possa realizzarsi).
Lev Trotzky, invece, era un po' il precursore della socialdemocrazia, e mirava ad 'esportare' il modello sovietico (realizzatosi invece appunto con la rivoluzione) nei diversi paesi.
"Trotzkista" è la più grande offesa si possa fare ad un comunista. E non ho mai capito bene il perché.
Intanto, perché gli obiettivi sono in generale gli stessi, ma soprattutto i vari compagni 'puri' dovrebbero ringraziare i trotzkisti se si riuscirà mai ad attuare il comunismo in modo pacifico e democratico.
Condivido molti aspetti delle due filosofie, sebbene non mi attirino per il loro carattere autoritario, per l'aura di misticismo ed assolutismo con cui avvolgono ogni loro lotta, ma trovo questa battaglia 'di principio' alquanto grottesca e a tratti anche comica.

Probabilmente gli stalinisti ce l'hanno con i trotzkisti perché senza di loro potrebbero alzare ancora di più i loro toni rabbiosi e vittimistici, inneggiando alla lotta e favoleggiando di chissà quale oscuro complotto per boicottarli e sabotarli.
I trotzkisti non se ne stanno chiusi in buie stanze a rileggere Marx o Lenin, non stanno ad autocommiserarsi rimpiangendo un tempo che fu e sognando il sol dell'avvenire, ma partecipano e si misurano con la realtà. Forse è per il loro realismo e la loro concretezza che danno fastidio.

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venerdì 20 aprile 2012

Fin da Subito

Voglio sottoporre alla vostra attenzione una cosa: "Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte." (articolo 81 della Costituzione italiana, comma 4)
Cosa vi sembra? Ma sì, è proprio lui, il fantomatico pareggio di bilancio! E questa non è la Carta modificata il 17 aprile scorso, ma quella originale.
I Padri Costituenti avevano già previsto una norma per l'osservazione del pareggio finanziario nella nostra legge fondamentale.

Per spiegare un po' meglio la situazione, dobbiamo fare un salto al 1966, alla sentenza n° 1 della Corte Costituzionale: "È consentita la possibilità di ricorrere, nei confronti della copertura di spese future, oltre che ai mezzi consueti, quali nuovi tributi o l'inasprimento di tributi esistenti, la riduzione di spese già autorizzate, l'accertamento formale di nuove entrate, l'emissione di prestiti e via enumerando, anche alla previsione di maggiori entrate."
A quanto diceva la Consulta, non sono da valutare solo le nuove entrate, ma anche la previsione di quelle future. E da lì si è aperta la voragine del debito.

Quel comma, quindi, nella sua formulazione originale ("Un baluardo rigoroso ed efficace voluto dal legislatore costituente, allo scopo d'impedire che si facciano maggiori spese alla leggera, senza prima aver provveduto alle relative entrate" L. Einaudi), non è mai stato (dal '66 in poi) effettivamente applicato.
E' introdurlo adesso, in una fase depressiva, che diventa controproducente, bisognava fosse applicato da subito.

Poi mi pongo il dubbio circa le imposte indirette, il ragionamento che facevo qui.
Quelle sono imprevedibili, come le quantifichi e ne programmi l'utilizzo? Stando alla Costituzione, sarebbe difficile trovare un modo per poter utilizzare "in anticipo" quel denaro. E' questa, in cuor mio, la giustificazione che mi sento di dare alla Corte ed alla sua interpretazione dell'articolo 81.

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L'Apoteosi dell'Insaputa

Dopo case, acquistate o restaurate all'insaputa dei proprietari (Scajola & Bossi), vacanze FATTE a propria insaputa (Formigoni), un magistrale Bersani, che addirittura governa a sua insaputa: "Ho visto che ieri persino Sandro Bondi ha auspicato la vittoria di Hollande perchè così l'Ue cambierebbe le proprie politiche. La destra è prigioniera di se stessa e delle proprie ricette, e ora aspetta che accada un qualcosa che la liberi dalle proprie ricette economiche".

Evidentemente non si è accorto di far parte anche lui della maggioranza che sostiene questo Governo; che ha votato anche lui la fiducia a questo esecutivo, non una, ma ben 15 volte.
Che anche il suo voto ha autorizzato l'innalzamento dell'età di lavoro a 42 anni.
Che anche il suo voto è complice della tragedia degli esodati.
Che anche lui, dopo che aveva liquidato l'ipotesi un anno fa, "non si parli di cose che non esistono in nessun posto al mondo, come il pareggio di bilancio per Costituzione", l'ha invece deliberato con gaudio.
E aspettiamo di vedere solo cosa farà con le 'riforme istituzionali' bocciate nell'era Berlusconi, ma riproposte dal trio ABC sotto la guida Monti.

Merita sicuramente solidarietà per il difficile momento che sta passando la politica italiana, per le grandi aspettative verso un parlamentino tragicomico da fine impero, per le forti pressioni nazionali ed internazionali che (forse) sta ricevendo, ma non venga a criticare la zuppa che lui stesso ci sta versando nel piatto.
Ah ma forse lui vuole solo darci una lezione e farci vedere come quelle ricette siamo sbagliate, che politico responsabile!

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mercoledì 18 aprile 2012

Non Nel Loro Nome

Via libera al pareggio di bilancio in Costituzione. Da quanto ho letto nel testo, mi pare di capire che per ora non siano state approvate anche le terribili regole di rientro di cui parlavo qui.
La maggioranza ABC che sostiene il governo tecnico ha dimostrato di avere i numeri per cambiare la Carta: PdL, PD e quell'amalgama indefinita che è il Terzo Polo, hanno deliberato definitivamente la modifica degli articoli 81, 97, 117 e 119.
A prescindere dal contenuto del provvedimento, interessante la giravolta del segretario democratico, che l'estate scorsa dichiarava: "(...) non si parli di cose che non esistono in nessun posto al mondo, come il pareggio di bilancio per Costituzione. Non vogliamo castrarci nei secoli di qualsiasi politica economica. Troviamo un ragionamento con le sue flessibilità".

Facciamo un confronto con la patria dell'economia e del capitalismo mondiale, gli USA. Il pareggio di bilancio in Costituzione era stato proposto dal Partito Repubblicano ma respinto da quello Democratico (a cui tra l'altro dice di volersi ispirare il nostro PD, ndr).
Non uno, ma ben cinque premi Nobel per l’economia si erano espressi contro l’idea; in una lettera, elencavano tutti i dubbi e le criticità circa questo nuovo emendamento che si voleva aggiungere alla Carta (nella Costituzione Americana gli articoli si chiamano emendamenti, ndr). Non la riporto nella sua interezza, anche perchè abbastanza tecnica; sono due i punti economico-politici da sottolineare:
"(in periodo di crisi) per mantenere il bilancio in pareggio ogni anno si aggraverebbero le recessioni", cioè in un momento di stagnazione dell'economia non sarebbero possibili nuovi investimenti per tentare di rilanciare crescita e sviluppo, ma anzi le politiche depressive si autoalimenterebbero.
"Tali disposizioni sono ricette per la paralisi", e qui si parla di stabilità politica e delle eccezioni che le Camere possono richiedere in deroga al pareggio di bilancio (con maggiornaze superiori): credete che, facciamo un esempio facile facile, uno come Berlusconi, vendicativo e spregiudicato, non si opporrebbe ad una deroga proposta da uno come Prodi, anche nel caso questo comporterebbe l'affondamento totale del paese? Certo che sì, anzi ci riderebbe su cavalcando il "guardate come ci hanno ridotto".

Quanto successo dimostra che questa nuova coalizione parlamentare è ben più pericolosa della precedente, perchè sotto la bandiera della 'non-politica' e della 'fase tecnica' può, avendo i numeri, fare ben di peggio. Come scrive Roberta Covelli su Nuova Società "Bisognerebbe guardare a questa maggioranza bulgara, legittimata numericamente a cambiare la Carta costituzionale, con una certa preoccupazione".
Nei prossimi anni, ogni qualvolta si dovrà intervenire ed amputare pezzi di civiltà, sanità, istruzione, difesa e diritti, lo si farà sotto l'egida dei nobili Padri Costituenti, Giorgio Amendola, Alcide de Gasperi, Giuseppe Di Vittorio, Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Giuseppe Saragat, Umberto Terracini. Che si rivolteranno nella tomba.

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Lo Pseudo-Leghismo del ddl dei Forconi

Ci siamo arrivati, alla fine, a farne politica. Il Movimento dei Forconi ed il Comitato Forza d'Urto sono gli ispiratori di un ddl, a firma Minardo e Caputo, approvato dal Consiglio Regionale della Sicilia.
Sei articoli per un misto di giustizialismo e protezionismo che strizza l'occhio ai cugini padani del nord. Norme in materia di protezione dei marchi e della produzione agricola di qualità regionale, obbligo di controllo delle etichette e dei prezzi, sanzioni che vanno dal divieto di commercializzazione per cinque anni alla revoca totale della licenza.
Il provvedimento prevede una serie di obblighi da parte dei rivenditori sulla provenienza delle merci agroalimentari, da parte della Regione l'avvio di severi controlli e da parte dell'assessorato Ambiente e del Corpo della polizia Forestale verifiche sulla tracciabilita dei prodotti e sui prezzi (in Sicilia, che vanta una guardia forestale per ogni albero, si prevedono quindi controlli serrati, ndr).
Prevista la somma di 300mila euro per finanziare appunto la verifica, in particolare contro le frodi alimentari, corsi di formazione in favore dei commercianti per conoscere le norme anticontraffazione e frode, incentivi alla commercializzazione per la vendita nei grandi centri commerciali di prodotti agricoli e zootecnici, presenza di prodotti a chilometro zero nei servizi di ristorazione collettiva. Ecco, quest'ultima norma in particolare, serve a tutelare i consumatori o ad appagare bordate d'orgoglio regionale (in puro stile padano)?
"Abbiamo recepito integralmente le richieste del movimento dei Forconi, ampliandole" commenta Salvino Caputo "Contiamo in due settimane di inviare il testo in aula per il voto finale".

E' ripartita la caccia al consenso. Vengono accolte futili proposte filo-leghiste per far presa sulla gente, mentre non sono prese in considerazione le richieste degli autotrasportatori che chiedevano una semplificazione burocratica (alla fine si tratterebbe questo; visto che il Governo tanto si impegna a semplificare e svincolare le imprese, perchè non mette lo stesso impegno anche ai piccoli lavoratori?).
Ricordo quando furono presentate queste richieste a Cacciari, che rispose in diretta tv ridendo in faccia al timido camionista che aveva davanti. Bravi, bravi, continuate così, e vedrete che le patacche del "controllo agroalimentare" incasseranno più consenso delle umiliazioni che riservate ai vostri elettori.

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lunedì 16 aprile 2012

Non Sono Neanche Quello

Lo sapevo che prima o poi mi avrebbero accusato anche di questo. Ma non ne sono preoccupato, anzi, è un'occasione in più di confronto e dibattito.
Tutto comincia da questo post, in cui mi chiedo se ha senso continuare ad inseguire in modo esasperato la crescita economica se per farlo poi dobbiamo distruggere ambiente e salute.
"Bam! La dittatura decrescita!" scrive qualcuno.
A nulla è valso negare, spiegare ed approfondire, perché a quanto pare 'le mie motivazioni sono le stesse di chi sostiene la decrescita'. Ho scritto varie cose per chiarire il mio punto di vista (qui facevo un ragionamento su cosa dovrebbe essere messo al centro del modello economico, e qui faccio l'esempio di come hanno fatto nel Buthan), e credo si sia capito come la penso.

Non sono un sostenitore delle teorie sulla decrescita, anzi. Noto che siamo talmente abituati a ragionare per contrapposizioni che non riusciamo più a discernere e far cooperare le cose buone che sono da una parte e dall'altra.
Se non sei berlusconiano, sei comunista. Se non sei credente, allora sei un mangiapreti (dimenticando che la laicità non è anticlericalismo, ma libertà di scelta e rispetto per le idee altrui, ndr). Se non sei per la crescita (QUESTA crescita, folle, sconsiderata ed autodistruttiva, ndr), allora sei per la decrescita. Io sono per una crescita regolamentata, umana ed ecosostenibile.

'Ah-A, lo sapevo!' ghigna beffardo un tipo scarno vestito da Zio Sam.
Eh no, è ben diverso dire 'incentiviamo l'uso delle auto a metano, elettriche e studiamo nuovi combustibili a basso impatto ambientale' da 'torniamo al calesse'.
Certo, poi mi si può dire che una crescita così regolamentata è PIU' LENTA rispetto a quella che critico, ma almeno questa non ci porta all'autodistruzione.

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Siete più Comunisti Voi

Se mai ce ne fosse bisogno, l'ennesima prova che il ventennio berlusconiano (in realtà è un po' meno, ma secondo me non è ancora finito..) ha travolto e modificato il linguaggio politico del nostro paese in maniera drastica.
Argomento di un confronto nel weekend, erano le manovre messe in atto da Italia ed Europa per salvare gli istituti bancari.
"Hanno fatto bene a dare nuovi fondi alle Banche" l'esordio di un amico.
"Eh no" ho risposto "dovevano lasciarle fallire!"
"Beh, però i vari decreti SalvaBanche hanno messo al riparo tanti risparmiatori.." cercava di giustificarsi.
"Non dovevano fare allora i SalvaBanche, ma i SalvaCorrentisti. Questo è il libero mercato, se vuoi gareggiare stai alle regole, se no comodo fare l'imprenditore quando va bene poi farsi aiutare dallo Stato quando sei in difficoltà..!" preso dall'effluvio liberale, ho anche aggiunto "Già tutelare un risparmiatore che affida, a suo rischio e pericolo, i soldi ad un soggetto privato stride un po' con il concetto di libero mercato.." ma questa è un'esagerazione, mi rendo conto come ormai le banche siano un ganglo importante dell'economia e della società, non tanto come mutui od assicurazioni, ma in termini di comodità e sicurezza per i consumatori.
E sapete qual'è stata la sua risposta, che riassume la mia considerazione iniziale? "Sei proprio un Comunista!".
Shockato ed allibito (non avevo mai elaborato un concetto tanto liberista, e mi danno del socialista?! Ndr), ho scosso la testa e cambiato discorso.

Tornando all'argomento centrale, comunque, non dico di far saltare l'istituo a gambe all'aria con buona pace di chi ci ha messo i risparmi di una vita, ma con gli aiuti elargiti lo Stato acquista parte della Banca.

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Soldi ai Partiti, prima la Pensavano Diversamente

Anche poco più di un anno fa in Parlamento si parlava dei finanziamenti con soldi pubblici ai partiti, ma in tutt'altro modo.

Ha fatto la sua comparsa nell'ottobre 2010 il ddl 3809, che, udite udite, raddoppiava il finanziamento pubblico ai partiti, passando per le fondazioni dei partiti, a cui pure sarebbero stati destinati i rimborsi.
Primo firmatario del disegno di legge è Ugo Sposetti, storico tesoriere dei DS, ora nel PD. Ovviamente alla sua si aggiunsero firme omnipartisan: SPOSETTI Ugo (PD); ALBONETTI Gabriele (PD); BARBARESCHI Luca Giorgio (PdL. all'epoca FLI); BOCCIA Francesco (PD); BRANDOLINI Sandro (PD); BRUGGER Siegfried (SVP); CAPODICASA Angelo (PD); CECCUZZI Franco (PD); COLANINNO Matteo (PD); CUPERLO Giovanni (PD); D’ANNA Vincenzo (Responsabili); DI STANISLAO Augusto (IdV); ESPOSITO Stefano (PD); FADDA Paolo (PD); FARINA Gianni (PD); FLUVI Alberto (PD); FONTANELLI Paolo (PD); GARAVINI Laura (PD); GATTI Maria Grazia (PD); GIACOMELLI Antonello (PD); GNECCHI Marialuisa (PD); GRAZIANO Stefano (PD); LENZI Donata (PD); LOLLI Giovanni (PD); LOSACCO Alberto (PD); LOVELLI Mario (PD); LUONGO Antonio (PD); MADIA Maria Anna (PD); MARCHIGNOLI Massimo (PD); MARINELLO Giuseppe Francesco Maria; MARINI Cesare (PD); MERLO Giorgio (PD); MIGLIOLI Ivano (PD); MURER Delia (PD); OLIVERIO Nicodemo Nazzareno; PAGANO Alessandro (PdL); PEZZOTTA Savino (UDC); PIZZETTI Luciano (PD); PORTA Fabio (PD); QUARTIANI Erminio Angelo (PD); RAMPI Elisabetta (PD); RUGGHIA Antonio (PD); SANI Luca (PD); SCHIRRU Amalia (PD); SERVODIO Giuseppina (PD); TIDEI Pietro (PD); TRAPPOLINO Carlo Emanuele (VD); TULLO Mario; VACCARO Guglielmo (PD); VELLA Paolo (PdL); VELO Silvia (PD); VIGNALI Raffaello (PdL); ZELLER Karl (Misto); ZUNINO Massimo (PD).

L'indignazione e lo scandalo, sono tutti una farsa, in realtà i nostri Parlamentari puntano a continuare il banchetto e depredare altri soldi pubblici.
Prima, quando il problema non era sotto l'attenzione dei media, non avrebbero avuto problemi a fare una porcata del genere, ma ora, che il tema è al centro delle discussioni, meglio riporlo in un cassetto, dopo che di recente è terminato l'esame della Commissione Affari Costituzionali.

Parlo dello scandaloso tempismo con cui si parla dei finanziamenti ai partiti anche qui, mentre faccio le mie (banali) considerazioni e proposte qui.

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domenica 15 aprile 2012

Quale Reddito Tutelare?

L'economista Fisher aveva diviso il concetto di reddito in tre categorie: quello monetario, quello reale e quello di godimento.
Facendo un esempio semplice, il prezzo di un panino rappresenta il reddito monetario, il panino stesso quello reale, ed il senso di sazietà che si prova dopo averlo mangiato quello di godimento.
Allargando un po' la visione oltre l'economia, i tre redditi possono essere messi in relazione con i diversi modelli della politica: quello monetario rappresenta il modello liberista, mentre, all'opposto, quello di godimento rappresenta la visione socialista/comunista.
"Bene" è una generalizzazione, in cui rientrano anche i servizi e le attività collaterali che permettono la civile convivenza e prosecuzione della società.

Perché questo? Il sistema liberista focalizza la sua attenzione sul prezzo, il flusso di denaro in movimento, sull'appagamento del reddito monetario appunto; il sistema socialista, invece, ruota attorno al soddisfacimento dei bisogni, come l'igiene, il lavoro o la fame nell'esempio precedente (è una semplificazione, chiaramente, ma uno Stato che distribuisce i beni secondo le singole necessità ben incarna questo concetto).

Nella mia onirica immagine della società, è invece il reddito reale quello da tutelare: per dirla in una parola, la Qualità del bene di cui i soggetti usufruiscono.
Per cui, fermo restando un modello capitalista (che permetta la proprietà privata ed il denaro), ripensare, come dico spesso, il modello di sviluppo, significa puntare l'attenzione sul reddito reale, definendo regole, paletti, limitazioni, standard, diritti, doveri e responsabilità del bene (o del suo fornitore/beneficiario), intendendo come 'bene', sia il pane, l'acqua o il carburante, sia il servizio di cui si usufruisce ( telefonico, sanitario, scolastico...), od ancora, tornando alla generalizzazione di prima, il lavoro, la libertà d'impresa o il mercato.
Per cui, se vogliamo ricostruire la società mettendo al centro la libertà e i diritti, dobbiamo ripartire dalla tutela della qualità di questi beni, per cui creare delle cornici di regole comuni che permettano di usufruire o di accedere ad esso nelle migliori condizioni.
Tornando al panino? Ad esempio, pane e verdura freschi, condizioni igieniche di preparazione e conservazione ottimali, prezzo commisurato, ma anche una buona posizione che permetta al potenziale cliente di valutarlo visivamente, una chiara documentazione sul suo ripieno e sulla sua composizione etc etc.

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venerdì 13 aprile 2012

Fascisti. Bologna, ieri. E in Regola.

Qualcuno che rispetta le regole c'è ancora. Basta con i manifesti abusivi (anche per la campagna elettorale 2012 hanno provato a fare un condono preventivo, ne parlavo qui, ma i Tecnici del Governo li hanno stoppati, ndr), finalmente qualcuno che si reca, come previsto dalla legge, all'Ufficio Affissioni del Comune a farsi vidimare i cartelloni.
Sono stai avvistati, e segnalati da NonLeggerlo, a Bologna, i manifesti, ripeto regolari, del Movimento Fascismo e Libertà - Partito Socialista Nazionale.

Scricchiola pericolosamente l'accostamento tra i due termini Fascismo e Libertà.
Comunque, non si parla (ancora) di candidati materialmente elegibbili, ma è piuttosto una prosopopea di presentazione abbastanza dettagliata, di quel politichese/populista che tanto affascina (ne parlo, in generale, qui), che si rifà alla costituzione dell'RSI, genuinamente mussoliniana.
Trovo inconcepibile che nell'era moderna repubblicana si permetta la costituzione di formazioni che pretendono di rifarsi alla tradizione di quello che è stato uno dei periodi più neri della nostra storia.
Come ho avuto modo di dire in passato, considero quello fascista, il cui operato sarebbe illiberale, censoreo e violento, l'unica eccezione da porre al libero pensiero, almeno fino a quando la cultura non avrà portato ad un'evoluzione sociale tale da scartarlo in maniera naturale.

Come fa il MFL a bypassare la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che vieta "la riorganizzazione (...) del disciolto Partito Fascista"? Sostenendo, appunto, che loro non sono il "disciolto Partito Fascista", ma uno nuovo.

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La Responsabilità secondo Severino

Il Ministro della Giustizia Paola Severino ha presentato le sue prime proposte per ammodernare i codici e le leggi. Tra queste, c'è anche una retromarcia sul tema della responsabilità civile 'diretta' dei giudici, di aveva di recente fatto la sua comparsa con l'emendamento del leghista Gianluca Pini alla legge Comunitaria (ne parlo qui).
Si torna alla responsabilità 'indiretta', con lo Stato che paga per la toga che sbaglia, per poi rivalersi sul suo stipendio. Al massimo, secondo le regole vigenti prima della norma Pini, era decurtabile fino ad un terzo del compenso del magistrato; la riforma Severino alza questa quota alla metà.

Una buona proposta (sulla quale il PD vuole il voto di fiducia per evitare annacquamenti, dopo che però anche alcuni di loro avevano votato a favore dell'emendamento Pini, ndr) che corregge una stortura che aveva il sapore amaro della vendetta contro le toghe, e che, nonostante inserito nella Legge Comunitaria, ci allontanava di fatto dai modelli istituzionali degli altri paesi europei.

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giovedì 12 aprile 2012

Le Onde Nuove di Niscemi

In Sicilia, nel quasi totale silenzio dei media, si sta consumando un altro abuso ai danni dei cittadini e del territorio.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti intende installare a Niscemi (CL) il Muos (Mobile User Objective System), un sistema di comunicazioni satellitare ad altissima frequenza; il movimento No Muos non intende abbassare la guardia e per questo ha annunciato un happening di tre giorni a fine mese.
Il Muos è in cantiere da tempo: il via libera della Regione Sicilia per la costruzione dell'impianto nella riserva naturale 'Sugherata', contro il parere contrario del Comune e contro i limiti previsti dai piani territoriali paesaggiastici, risale al giugno 2011. Questo nuovo sistema satellitare soppianterà il vecchio UFO, coordinerà e supporterà l'azione militare di terra, mare e cielo.

La principale conseguenza della stazione satellitare, denunciano i No Muos, è la distruzione già in atto dell'ecosistema faunistico, composto da varie specie protette, e delle misure di 'compensazione ambientale' annunciate dall'allora Ministro La Russa, neanche l'ombra.
Anche i timori per la salute, avvallati dal Ministero dell'Ambiente, sono alti: campi elettromagnetici e fasci di microonde rilevati sono ai limiti di sicurezza, ed il rischio di interferenze con i sistemi propellenti degli aerei aveva già portato allo spostamento del progetto originario, previsto per la base militare di Sigonella (solo che ora c'è l'aereporto di Comiso ad appena 19 km, ndr).

Si attende una presa di posizione chiara da parte del Governo rispetto ad un progetto che poco ha a che fare con le reali esigenze di un territorio votato al turismo ed alla cultura, non all’industria bellica.

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mercoledì 11 aprile 2012

I Veri Problemi del Welfare, altro che Art.18!


"La riforma del lavoro varata dal Governo non è convincente" dichiara Francesco Rutelli, a Sky Tg24 "Non credo che si attireranno gli investimenti dall'estero dando la possibilità di licenziare, forse, 1.000 persone in più".
Queste cose ce le deve dire un democristiano, no? Non Bersani, erede di una tradizione socialdemocratica tra le più imponenti e significative in Europa, ma che invece continua a correre dietro a Monti elemosinando un po' d'attenzione.
"Le imprese estere" continua "non vengono in Italia a causa della macchina burocratica, per la lentezza della giustizia civile, per la corruzione".
Ecco il nodo: non sono l'articolo 18 o la "noia" del posto fisso che scoraggiano gli investimenti, ma tutto il contorno di problemi di cui soffre la società italiana. Burocrazia e Giustizia sono i pachidermi che ostacolano lo sviluppo, sia con la loro mole che con la loro lentezza. La Mafia, o meglio LE mafie, il clientelismo e la corruzione, sono gli altri freni che ci ostacolano e rendono difficile per le imprese crescere e competere.

Come ho già detto qui, la riforma proposta dal Ministro Fornero contiene anche degli aspetti sicuramente importanti e positivi, ma per essere davvero 'storica', come l'ha definita lei, occorre intervenire su questi aspetti di fondo.
Non sono i lavoratori gli unici imputabili di welfare vecchio, stantio ed agonizzante, e non è accelerando entrata e uscita (usa e getta) che vi si pone rimedio.

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E Questi, non Dovevano Sparire?

Gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) sono i territori su cui vengono organizzati ed integrati i servizi pubblici, come ad esempio quello idrico o quello dei rifiuti, tramite delle Autorità d'Ambito che ne controllano la gestione. Vennero istituiti con una legge 36/1994.
Sono un centinaio in tutta Italia, ed i loro Consigli di Amministrazione costano circa un milione di euro l'anno ognuno. Quanto si risparmierebbe tagliando questi polverosi sottoscala dove il più delle volte vengono piazzati i politici trombati, gli amici o gli amici degli amici?

E' chiaro che ci hanno già pensato, perchè all'articolo 2 della legge 191/2009, viene poi aggiunto il comma 186-bis, che recita appunto: "Decorso un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono soppresse le Autorità d'ambito territoriale di cui agli articoli 148 e 201 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni". Ma non si ha nessun effetto.
Quindi ci riprovano, con la legge 42/2010 (ovvero la legge di conversione del decreto legge del 25 gennaio 2010 n.2 recante “Interventi urgenti concernenti enti locali e regioni”) che decreta la soppressione degli A.T.O. entro un anno dalla sua approvazione, come recita l'Articolo 1 (e cioè entro il 27 marzo 2011). La legge stabiliva inoltre che le regioni dovranno ripartire le funzioni degli ATO ad altri enti; la norma non chiarisce quali enti dovranno essere destinatari delle funzioni degli ATO, ma lascia intendere che non potranno essere nuove forme di aggregazione, in quanto la ratio della norma sta nel contenimento delle spese degli enti locali e nella semplificazione del sistema eliminando gli enti intermedi.
Ecco arrivare a rattoppare il Decreto Milleproroghe, ovvero il decreto legge 225/2010, convertito in legge con la n.10/2011, che introduceva la possibilità di prorogare l'abolizione degli ATO ulteriormente. Con un decreto del Presidente del Consiglio, datato 25 marzo 2011, si è quantificata la proroga al 31/12/2011.
Ma ancora non si è visto nessun risultato concreto.

Ora, a prescindere dall'utilità che questi enti abbiano (e sicuramente a qualcosa serviranno, oltre a piazzare i vari amichetti, ndr), non sarebbe il caso di agire su di loro e dare attuazione a leggi già scritte da tre anni, invece che sopprimere e tagliare organi importanti come l'Agenzia per il Terzo Settore (ne parlo qui) o la Commissione che premia merito e talento tra i giovani ricercatori (ne parlo qui)?

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Diventa un Problema solo Adesso

Adesso arriva anche il Consiglio d'Europa a dirci che il sistema del finanziamento pubblico ai partiti è da affrontare con urgenza. In un rapporto, il Greco (Gruppo degli Stati contro la corruzione) individua nella mancanza di trasparenza, nella superficialità dei controlli e nell'efficacia delle misure sanzionatorie i principali problemi.
In particolare, "Greco esorta" si legge nella nota "i partiti politici a sviluppare propri sistemi di controllo interno e di sottoporre i propri conti a revisori indipendenti", perchè attualmente questo compito è affidato a "tre differenti istituzioni con poteri limitati e nessun coordinamento tra di loro o con gli organismi giudiziari".
Si raccomanda, quindi:
di "avviare un processo di riforma" che stabilisca, tra l'altro, "una chiara definizione del periodo di riferimento finanziario e contabile per le campagne elettorali";
di "adottare misure per aumentare la trasparenza" nella contabilità in entrata e in uscita di "entità legate in modo diretto o indiretto ai partiti politici o sotto il loro controllo";
di "rivedere le attuali misure amministrative e penali relative alle violazioni delle regole del finanziamento dei partiti per assicurarsi che siano efficaci, proporzionate e dissuasive".

E d'accordo su tutto, in Parlamento già sembra che ne stiano cominciando a discutere (probabilmente studiando un sistema apparentemente più sano ma che gli permetta di mangiarci comunque sopra, vedremo), ma il punto lo ha sintetizzato bene Metilparaben sul suo blog: per anni hanno spillato soldi ai cittadini un po' tutti i partiti, gonfiando i rendiconti ed autocertificandosi le spese; non sa un po' di presa per il culo che il problema diventi un'emergenza solo adesso che si è scoperto lo scandalo della Lega?

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martedì 10 aprile 2012

Giovani? Meglio non Rischiare

A poco a poco vengono fuori tutti i ritagli fatti coi vari provvedimenti dell'era Monti.
Dopo l'inconcepibile soppressione dell'Agenzia per il Terzo Settore (ne parlo qui), si scopre che col Decreto Semplificazioni si taglia anche una commissione, voluta nel 2007 dai Senatori Ignazio Marino e Rita Levi Montalcini, che premiava il merito dei giovani ricercatori.
Una commissione di under 40 composta da italiani e stranieri che assegnava, all’insegna della trasparenza e della meritocrazia, 100 finanziamenti di circa 500 mila euro l’uno agli scienziati più virtuosi.

I pochi fondi disponibili, che dovrebbero essere utilizzati al meglio per esaltare meriti e talenti, tornano nelle mani dei baroni e dei burocrati, padroni del vapore nelle università.
Il Problema è che per l'Italia scommettere sui Giovani è come giocare una partita persa, non c'è volontà né ambizione di crederci, rischiare e crescere.
Molto meglio continuare a respirare la polvere delle mummie e dei fossili baronati.

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Le Regole sono Regole

E' morto il tunisino che guidava la A3 al centro della fuga rocambolesca avvenuta la notte tra domenica e lunedì a Ravenna.
Hamdi Ben Hassan, 27enne tunisino da almeno cinque anni in Italia, ha percorso viale delle Nazioni (Marina di Ravenna) zigzagando pericolosamente vicino ai passanti, ed un posto di controllo gli ha mostrato la paletta per intimargli l'alt. In tutta risposta, l'auto ha accellerato, ed è scattato l'inseguimento di Polizia, Vigili e Carabinieri presenti.
Le auto delle Forze dell'Ordine sono state speronate e strette contro il guardrail nel corso della fuga, culminata con la sparatoria in cui ha trovato la morte Hamdi.

Il lunedì, in centro città hanno sfilato i connazionali del giovani, in protesta contro quell che bollano come un omicidio di Stato. E di Hamdi parlano come di uno 'in Italia per lavorare'.
Le regole sono regole per tutti, e devono valere per tutti. La sparatoria non è avvenuta certo a sangue freddo e all'improvviso, i presupposti c'erano tutti. Poi, il fatto che sulla testa della vittima pesassero già un paio di condanne non vuol necessariamente significare qualcosa, se non che, anzi, era il caso da parte sua di essere più cauto e responsabile.
Per cui, a tutti quei tunisini trovatisi ieri in Piazza del Popolo, se anche Hamdi era 'in Italia per Lavorare', è suo dovere rispettare le regole e tenere un comportamento civile; parlare di 'razzismo' o di 'omicidio di Stato' in questi casi non trova ragione.

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domenica 8 aprile 2012

Non è Finito

Ma quanto è avanti la Svezia? Non parlo (solo) di un welfare ed uno stato sociale tra i più imponenti al mondo, ma del nuovo business lanciato di recente nel paese scandinavo.
Si chiama 'launch beat', l'iniziativa itinerante di una discoteca/mensa di cui usufruire nella pausa pranzo dal lavoro. Alla cifra di 10€ si ha diritto all'ingresso e ad un panino da consumare in pista mentre si balla.

I benefici, oltre a quelli fisici, del movimento e dello sgranchirsi le articolazioni anchilosate, sono rappresentati anche dall'arricchimento dei rapporti sociali: dirigenti, impiegati, operai, commessi si ritrovano in pista e socializzano oltre le ingessature del posto di lavoro.
Là, la trovata sta riscuotendo molto successo, ed anche in Italia, patria del divertimento per antonomasia, secondo me, a parte l'effetto novità, troverebbe uno spazio insperato.
Chi credeva che ormai il mercato fosse finito e condannato all'immobilismo, al massimo al riciclo, deve ricredersi. Esistono pionieri che con coraggio esplorano e si lanciano in nuove esperienze imprenditoriali.

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sabato 7 aprile 2012

Così non è Arte

Sabato sera sono andato con un'amica a vedere un'esposizione di quadri di un giovane pittore della zona. Non sono esperto di arte né tantomeno passo le mie serate acquistando dipinti, ma per curiosità ho provato a chiedere qualche prezzo.
Non è la cifra, che mi aspettavo molto più elevata, ad avermi lasciato basito: "Il prezzo va a seconda di quanto è grande il quadro". Cioè, un tanto al chilo.
"Ma è così che si calcola il valore di un quadro" ha aggiunto, davanti alla mia reazione "come lo calcoleresti se no?".
"Il valore glielo dovrebbe dare l'artista" ho balbettato ingenuamente, considerando come criteri la bellezza, l'estetica, il significato... poi anche la grandezza, certo, ma non è che puoi (s)vendere l'arte come una qualsiasi piastrellatura da negozio.
Ovviamente, non è possibile fare alcun confronto con nessun'altra forma d'arte, se non appunto con piastrelle o moquette.
Comunque, e lo dico da semplice osservatore, senza per questo volermi qualificare come critico, le opere di Martino Neri mi sono piaciute molto, le trovo quel giusto accordo tra tecnica pittorica (sfumature cromatiche e precisione del tratto) ed astrattismo (non sono banali macchie o schizzi sulla tela).

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venerdì 6 aprile 2012

Tagli di Troppo

"A seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 16 del 2 marzo 2012 (art. 8 comma 23) pubblicato sulla G.U. n. 52 del 2 marzo 2012 (decreto Milleproroghe, ndr), l’Agenzia per il terzo settore (ex Agenzia per le Onlus) è stata soppressa e le sue funzioni trasferite al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali" comunica funereo il sito dell'Agenzia.
Una soppressione che vede contrario tutto il mondo associazionistico, del no-profit, del volontariato e delle cooperative.
L'Agenzia del terzo settore coordinava l'azione di 400 mila istituti, e d aveva il compito di controllare il fenomeno delle false onlus. Negli ultimi 5 anni ne sono state identificate e chiuse 150 giudicate irregolari.
Per il 2012 la sua attività sarebbe costata 750mila euro: "Con questi soldi" afferma il presidente Zamagni, professore di Economia, esperto del non profit italiano e internazionale "l’Agenzia sviluppa un lavoro che non ha pari; quando si arriverà allo spending review si scoprirà che ha un indice di produttività tra i più alti".
La stessa cifra verrà versata al Dicastero che da oggi si occuperà degli stessi compiti, per cui non è stimabile alcun risparmio effettivo (senza contare che i consiglieri avevano deliberato di lavorare gratis).
L’agenzia, a differenza del Ministero, aveva la possibilità di ricevere finanziamenti esterni anche da fondazioni e cittadini per la realizzazione di convegni, seminari e pubblicazioni, ma adesso queste entrate extra non arriveranno più.

Nella visione economica internazionale classica, il terzo settore sfugge alla classificazione pubblico/privato, e riconosce il valore del civile.
"Il compito del terzo settore in Italia è quello di generare valore aggiunto e migliorare la vita sociale dei cittadini. Ci vuole un soggetto terzo per dirimere le questioni e indicare la via alla Pubblica Amministrazione verso il bene comune" conclude Zamagni.
Nella foga di tagliare, risparmiare, accorpare, ammodernare in maniera tecnica l'economia, stavolta hanno sforbiciato anche laddove il valore non è più quello del denaro, ma quello della solidarietà e dell'empatia

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Un Po' mi Preoccupa

Prima erano esentate dall'ici le Chiese, ora dall'imu le Fondazioni Bancarie (che controllano le Banche, ndr). Non so, io ci vedo un parallelismo preoccupante.
E' questa forse la nuova religione da seguire? Sono le banche i nuovi "luoghi di culto"? Nel linguaggio comune si sente alludere spesso, perlopiù in tono dispregiativo, al "Dio Denaro"... e con questa mossa questa espressione gergale diventa legittima e giustificata.

Io non prego ne Dio ne il Denaro, io prego l'Uomo, come motore di sviluppo, progresso, come fulcro centrale dell'evoluzione e della speranza. Prego la Cultura, come imprescindibile condizione affinchè l'Uomo diventi il volano della Società. Prego per l'Uguaglianza e per la Libertà, come cause e conseguenze del Cambiamento.
E non lo faccio in nessun luogo e modo in particolare. Lo faccio informandomi e studiando, scrivendo ed informando a mia volta.
Cosa esenterei io dall'IMU? Una cartiera che produce carta riciclata, un laboratorio di ricerca, una biblioteca, una centrale fotovoltaica, un teatro. Sono questi, i miei luoghi di culto.

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Questioni di Empatia

Bossi si è dimesso da segretario politico della Lega. Io non credo, come dice qualche sondaggio, che sarà la fine del movimento, piuttosto direi che questa è l'occasione per svoltare verso dei connotati un più democratici. Dopotutto, la considero una trasformazione necessaria e quasi naturale: finita la prima Lega rivoluzionaria, antisistema e degli slogan urlan, o si 'normalizza' o sparisce.
Ma torniamo a Bossi, che da sempre è il simbolo del partito padano, lo ha fondato e plasmato a sua immagine e somiglianza, allevando provocatori di razza come Borghezio e Calderoli. Ma tutto l'assetto è sempre rimasto incentrato su di lui e sulla sua figura, un partito personalistico precursore dei vari Forza Italia o Italia dei Valori.
Alla notizia delle dimissioni del suo padre/padrone, il popolo leghista è scoppiato in scenate di isterismo generale, pianti, urli.

Ecco, è proprio questo l'aspetto interessante.
Scrive Vendola su Twitter "Rispetto il dolore dei militanti della Lega". Alla prima impressione, si può assimilare alla solita paraculata a cui ci ha abituato il segretario di Sel, ma io ci vedo anche dell'altro. L'empatia che trasuda dal commento di Vendola secondo me è figlia anche del personalismo e del centralismo carismatico che accomuna la Lega Nord e Sinistra Ecologia e Libertà.
Sia chiaro subito che non sto assolutamente mettendo a paragone o criticando il profilo politico di Vendola o di Sel, con cui credo di avere più di un punto di contatto. E' proprio la forma del partito.
Poi, restando in tema di partiti personali, non posso che condividere quanto dice Giuseppe Cruciani "Il ricambio di un leader dovrebbe essere una cosa naturale, normale. Quando si fa tragedia c'è qualcosa che non va". Anche se comunque non sono del tutto 'normali' le circostanze in cui sono avvenute le dimissioni.

Faccio i miei auguri di una rapida e dolorosa evoluzione 'costituzionale' e 'normale' della Lega Nord.

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giovedì 5 aprile 2012

Lesbiche, di corsa, tutte in fila all'INPS!

Per colpa di un modulo sanitario degli USA (dove peraltro non si usa più), importato e tradotto in Italia, risulta inserito nell'elenco delle patologie varato dal Ministero della Salute (modulo lcd9-cm, capitolo 302, paragrafo 0, pagina 514) anche il 'lesbismo egodistonico'. Sulla base di quei moduli, l'INPS certifica le disabilità, ed è per questo che esorto tutte le donne omosessuali a mettersi in coda per richiedere la pensione d'invalidità! (lanciavo una provocazione in questo senso qui)
Per inciso, in America sono passati al nuovo modulo, il lcd10, dov'è sparito ogni riferimento.

Il problema è come sempre la burocrazia e la lentezza degli adeguamenti in Italia; in questo caso, fra l'altro, "Non sono ammesse modifiche parziali del decreto, solo l'adozione del nuovo elenco Icd10", precisano al ministero."Quindi bisognerà aspettare". Ma la dipietrista Mura sta già preparando un'interrogazione parlamentare per la prossima settimana.

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E' Proprio così Brutta?

E' pronto il testo definitivo della riforma del welfare 2012. Ora il ddl avvierà il suo iter in Parlamento per la discussione e l'approvazione delle Camere. In molti sostengono abbia prevalso il Monti 'politico' rispetto a quello 'economista'. Ed io non sono del tutto in disaccordo su questo.
Il Sole24ore e Repubblica tracciano una scheda con le modifiche più salienti:

APPRENDISTATO
Diventa la via ordinaria di ingresso nel mondo del lavoro (ma mi pare rimanga il limite ai 29 anni), e viene ridotta (per ora solo per i primi 3 anni) al 30% la quota di stabilizzazione (che da quel che ho capito, lega l'assunzione di nuovi apprendisti alla percentuale di stabilizzazioni nell'ultimo triennio).
Ma tranquilli, le 40 e passa forme di precariato rimangono vive e vegete (come mi segnalano i compagni di NONPIU).

TEMPO DETERMINATO
Costerà di più per le imprese utilizzare questo tipo di rapporto di lavoro (l'1,4%).
Nessuna novità sulla norma per cui, dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato, scatta infine l'assunzione definitiva (è così anche ora).
Una buona modifica, che renderà un po' più difficile la riassunzione precaria reiterata dei lavoratori per le aziende, prevede che il periodo di tempo tra un contratto a termine e l'altro venga alzato a 60 e 90 giorni (dai 10 e 20 attuali), a seconda se il primo è durato meno o più di 6 mesi.

PARTITE IVA
Introdotta la presunzione del carattere coordinato continuativo. I requisiti sono tre: una collaborazione che dura più di sei mesi nell'arco dell'anno, che determina più del 75% dei ricavi del lavoratore e con la postazione del lavoro presso una delle sedi del committente. Se ricorrono almeno due di questi presupposti, si presume un rapporto di collaborazione coordinato e continuativo e non, come dovrebbe essere, autonomo ed occasionale.
Questo irrigidimento partirà però tra un anno, in risposta alle esigenze delle associazioni imprenditoriali.

DIMISSIONI IN BIANCO
Per porre fine al fenomeno delle dimissioni firmate dai lavoratori all'atto dell'assunzione (documento che l'azienda farebbe poi valere in caso ad esempio di gravidanza), si prevede la convalida del servizio ispettivo del Ministero del Lavoro. Ora, non voglio fare della polemica gratuita vista la portata della norma, ma non bastava riattivare la legge disposta dall'ex-viceministro Visco in questi casi, cioè dimissioni numerate emesse direttamente dal Ministero (norma abrogata poi dal Governo Berlusconi, ndr)?

ARTICOLO 18
Per i motivi discriminatori rimane l'obbligo di reintegro, ed anzi viene estesa la sua valenza anche alle aziende con meno di 15 dipendenti.
Per i motivi economici o disciplinari, viene ammorbidita la prima versione; il licenziamento individuale per motivi economici, riconosciuti come validi, è già previsto e non dà diritto né al reintegro né all’indennizzo.
Se il giudice ritiene non valido il motivo economico addotto dall’azienda, dovrà decidere per l’indennizzo economico, che sarà tra le 12 e le 24 mensilità (uno dei più alti in Europa) in base alle dimensioni dell’azienda, dell’anzianità del lavoratore e del comportamento delle parti nella fase di conciliazione. L'unico caso in cui il lavoratore avrebbe diritto al reintegro è se il giudice trovasse che i motivi addotti dall'azienda sono "manifestamente insussistenti".
Per i motivi disciplinari, se il giudice li riconosce validi, non scatta né il reintegro né l’indennizzo (com'è già ora); se non li ritiene fondati (se il fatto imputato al lavoratore non sussiste, o non è stato commesso dal lavoratore o se è un motivo punibile con una sanzione conservativa, secondo i contratti di settore), allora deciderà per il reintegro, in aggiunta al pagamento della retribuzione per tutto il periodo tra il licenziamento e il reintegro stesso;
in tutti gli altri casi di motivo ingiustificato ci sarà l’indennizzo, che lo stesso giudice stabilirà tra le 12 e le 24 mensilità. Ma questo rimanda al mio ragionamento qui.

Si poteva certamente fare di più, ma siamo sicuri che sia così terribile la Riforma dei Tecnici?

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mercoledì 4 aprile 2012

Troppo Difficile

Si è dimesso Enrico Giovannini, presidente dell'Istat e della commissione che doveva indagare “sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici”. Spiega che è stato impossibile raffrontare istituzioni, enti e authority italiane con quelle europee, a causa di vincoli di legge e per la necessità di valutare situazioni diverse in ogni nazione.
La Commissione Giovannini era stata nominata a luglio dall'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, poi riconfermato dall'attuale esecutivo.“Solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani (cioè Camere, authority, Corte costituzionale, enti locali) e quelle di tutti e sei i Paesi” europei scelti per il raffronto: Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Austria e Belgio. Anche quando la corrispondenza è stata trovata “non è stato possibile acquisire (...) dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico”. In conclusione “nessun provvedimento può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge”.
La normativa infatti chiedeva di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato.

Io credo che sia il ragionamento di partenza sia quello sbagliato: voler individuare dei caratteri europei a cui fare riferimento.
Sono proprio i meccanismi da cambiare: ne avevo già accennato in passato, ma per me avrebbe più senso, ad esempio, calcolare l'80% delle retribuzioni sulla base dell'effettiva presenza in aula; e magari anche alla partecipazione, con quote decurtate se al momento dei voti decidi di astenerti (ossia non prendi posizione, venendo meno al tuo ruolo decisionale; ma questo temo rischi di minare l'indipendenza del voto parlamentare, ndr).
Poi che queste retribuzioni siano da ridurre, sono d'accordo, ma il calcolo lo farei sul livello di vita dell'Italia, non su delle vaghe ed inapplicabili medie europee (inapplicabili per la diversità di composizione dei Parlamenti e dei Governi).

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La Patrimoniale secondo il Nuovo Partito d'Azione

Vi illustro la proposta del Nuovo Partito d'Azione, attualmente il mio riferimento in politica, che fin dalla sua nascita sostiene la necessità di introdurre un'imposta di tipo patrimoniale anche in Italia per andare ad intervenire sul mostruoso debito pubblico del paese.
Tramite la proposta del “Comitato Nazionale per la Patrimoniale e per il rientro del debito pubblico” segnala l'urgenza impellente di una politica fiscale più equa da realizzarsi tramite la tassazione dei grandi e medi capitali.
Intervenire in un'ottica di equità contributiva con cui si intende salvaguardare la sua “fondazione sul lavoro” (come da dettato costituzionale), lanciando il messaggio che “possedere non è più degno di tutela del fare”.

Questi i numeri della proposta, la Tassa Patrimoniale Progressiva Combinata (TPPC):
Guardando la struttura patrimoniale italiana, il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza totale, che nel 2009 è stata stimata in un totale di € 8,600 miliardi netti. Tramite semplici calcoli, si evince che il dieci per cento più ricco della popolazione ha un patrimonio che ammonta mediamente a 1,612,000 Euro; al contrario la metà meno ricca della popolazione ha un patrimonio che ammonta mediamente a soli 70,000 euro. Da questi dati si evince come nel nostro paese la distribuzione della ricchezza (intesa grosso modo come somma delle attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie) sia fortemente squilibrata.
Nonostante la notevole sperequazione in termini di distribuzione della ricchezza, grazie ad alcune tradizionali scelte di investimento (il classico “mattone”), il patrimonio della maggioranza delle famiglie italiane rimane solido, in quanto il 62% della ricchezza è costituito da attività reali, e di queste l‟82% è costituito da case di proprietà (€ 4,800 miliardi nel 2009).
Facendo la media del patrimonio di tutte le famiglie italiane – dalla più povera alla più ricca – si ottiene che la ricchezza media è di circa € 350,000; questo dato pone il nostro paese in linea con gli altri paesi industrializzati e, per esempio, di gran lunga superiore al livello degli Stati Uniti.

Patrimonio medio del 10% più ricco 1'612'000 €
Patrimonio medio del 50% meno ricco 70'000 €
Patrimonio medio per famiglia 350'000 €

A partire da questi dati si può ipotizzare l'introduzione di un'imposta patrimoniale (...) che colpisca in modo progressivo la ricchezza superiore ad una determinata soglia. Ipotizzando un valore di 500.000 euro, la base imponibile complessiva sarebbe dell'ordine di 3.000 miliardi di Euro. Mettendo le famiglie italiane in ordine di ricchezza patrimoniale, se si tassa il primo ventile al 2% e il secondo ventile al 1% si ricavano già intorno ai 50 miliardi. I primi due ventili racchiudono le famiglie con una ricchezza netta superiore al milione di Euro.
Come correttivo alla tassazione, è possibile e giusto introdurre una franchigia sulla prima casa, facendo però in questo caso partire la patrimoniale da una soglia minima di € 500,000. In questo caso un sistema a quattro aliquote potrebbe avere la seguente struttura:
• 1 per cento per la quota compresa tra 500.000 e 1 milione di euro;
• 1.5 per cento per la quota compresa tra 1 e 2 milioni di euro;
• 2 per cento per la quota compresa tra 2 e 5 milioni di euro;
• 2.5 per cento per la quota eccedente.
Con queste quattro aliquote, nonostante l'introduzione di una franchigia sulla prima casa, si otterrebbero dai 40 ai 50 miliardi di euro l'anno.

Tra le altre caratteristiche dell'imposta patrimoniale vi sarebbero le seguenti:
-Progressività sugli scaglioni del patrimonio complessivo;
-Non sarebbe "una tantum", ma durerebbe per dieci anni;
-Si applica ai nuclei familiari e non ai singoli individui;
-Carattere combinato. In altri termini, le aliquote progressive dovranno essere integrate da un coefficiente di correzione (da qui il carattere “combinato”) nel seguente modo: si ricalcola l'importo dovuto correggendolo al rialzo nel caso in cui i cespiti patrimoniali provengano direttamente dalla spesa dello Stato (dirigenti statali, consulenti di alto livello, commesse statali, appalti, concessioni dallo Stato ecc.).
A causa tuttavia dell'enorme difficoltà di accertamento fiscale (e non solo fiscale) su tali componenti patrimoniali e sul modo in cui essi in passato sono stati acquisiti, si adempirà alle esigenze di giustizia patrimoniale contributiva dettate dal criterio di combinatorietà prevedendo che il differenziale combinato venga saldato per mezzo di un secondo importo in forma di prelievo addizionale IRPEF (calcolato quindi sull'ammontare dei redditi di derivazione statale nell'anno fiscale di riferimento) e non con un ulteriore prelievo da applicare sul patrimonio.
-Si considera la situazione patrimoniale del nucleo familiare;
-Vengono inclusi nell'ammontare assoggettato ad imposta patrimoniale i capitali portati legalmente all'estero (i capitali esportati illegalmente sono sottoposti ad una disciplina diversa, quella dei cosiddetti “scudi fiscali”);
-Sono esclusi dal calcolo i beni strumentali e dell'impresa;
-La TPPC è una imposta patrimoniale di tipo dichiarativo come l'ISF francese. La patrimoniale richiede un nuovo modello di autocertificazione. Una volta aggiornati i dati catastali, la dichiarazione dovrà essere coerente con l'imposta stessa.

martedì 3 aprile 2012

E' già Realtà

C'è un paese in Asia che, pur nella sua povertà, ha fatto suo il concetto quello che volevo esprimere io qui.
Il piccolo regno buddista (e questo occhio che non è un particolare da ignorare, ndr) del Bhutan sta rivoluzionando il suo modello di sviluppo. Il nuovo paradigma economico, che sta attirando la curiosità di molti osservatori ed associazioni internazionali, si basa sulla Felicità. Sono già quattro anni che è questo il parametro di calcolo del progresso del paese, il cosiddetto 'indice di felicità lorda'.
In un incontro con i Capi di Stato e di Governo, invitati nella capitale Thimpu, il primo ministro Jigmi Thinley, ha spiegato e discusso su come riformare il sistema finanziario internazionale, dando vita a nuovi modelli con cui determinare il progresso di una nazione: “Dobbiamo ripensare questo modello basato esclusivamente sulla crescita e capire come possiamo prosperare in armonia con la natura. Non possiamo accettare come irreversibili la distruzione della natura e il collasso finanziario”.
Gli indicatori presi in considerazione non sono più meri bilanci aziendali, pil o saldi import/export, ma la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione o la ricchezza dei rapporti sociali. Il Paese è uno dei più poveri dell’Asia (con un Pil pro capite di 1,800 dollari), ma secondo un sondaggio della rivista Businessweek, è anche la nazione più felice dell'intero continente, e l’ottava al mondo.
Infatti, nell'agosto 2011, il modello bhutanese fu fatto proprio dall’Assemblea generale dell’Onu con una risoluzione che riconosceva il raggiungimento della felicità come un traguardo fondamentale dell’uomo ed esortava gli Stati membri a sviluppare metodi più puntuali per misurare il benessere dei propri cittadini.
I teorici di questo modello, con a capo il giovane monarca 32enne Jigme Khesar Namgyel, puntano nel loro programma soprattutto al miglioramento dell’istruzione ed alla protezione dell’ecosistema; compare anche un sibillino 'controllo dei media', ma è spiegato come si voglia solo evitare l'induzione a bisogni artificiali o ad un consumismo sfrenato ed inutile.

C'è da sottolineare un altolà a tutti quei neoluddisti che ogni giorno inveiscono contro la tecnologia e la modernità ("si stava meglio quando si stava peggio" e luoghi comuni del genere, ndr), perchè questo non vuole essere un ritorno al passato e/o alla 'vita semplice'; nel documento di presentazione di una conferenza sul tema si legge “Nel mondo vivono sette miliardi di persone. Questo comporta tremende difficoltà nel soddisfare i bisogni di tutti ed essere capaci di agire in società complesse. Ogni tentativo di riportare indietro le lancette dello sviluppo tecnologico porterebbe soltanto disastri”.

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lunedì 2 aprile 2012

Ed Ora io che ci Faccio con Queste?!

Riporto e commento un interessante passaggio sulla questione delle energie rinnovabili. Qualcuno dice che addirittura che siamo giunti al fatidico momento X in cui bisogna decidersi a pensionare "l'Ancien Régime" di politiche energetiche.

La prima a scendere nell'arena del confronto è Legambiente: "Dal 2000 ad oggi 32 TWh (per chi ne mastica poco, 1 TWh sono 1000 GWh, 1GWh sono 1000 MWh, 1 MWh sono 1000 kWh, kilowattora, ndr) da fonti rinnovabili si sono aggiunti al contributo dei vecchi impianti idroelettrici e geotermici: è qualcosa di mai visto, che ribalta completamente il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli."
A stretto giro, anche il Ministro dell'Ambiente e l'Autorità per l'Energia fanno le loro repliche. Ha detto Clini: "C’è poco spazio per altre grandi centrali termoelettriche e questo impatta sul monopolio energetico nazionale"; Bordoni, dell'autorità, profetizza invece : "Il paradigma è cambiato e il mondo dell’energia così come l’abbiamo conosciuto fino al 2008 non tornerà mai più."
Il libero mercato e lo sviluppo della concorrenza nel settore energetico stanno in parte rivoluzionando il settore, dando un importante contributo ambientale ad un nodo strategico.
Ma ecco arrivare l’ENEL: "Lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio."

Capito? L’ENEL vorrebbe bloccare le rinnovabili, solare ed eolico, perché altrimenti le sue centrali elettriche non servono più. Se da una parte questa è già una buona risposta per chi sostiene che le rinnovabili "non servono a niente" e "non producono nulla", dall'altra dovrebbe essere un incentivo per puntare sulle nuove tecnologie, investire e crescere, anzichè barricarsi dietro ai propri oligopoli polverosi.

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domenica 1 aprile 2012

C'è Sempre di Peggio

In politica, ogni volta che qualcuno propone qualcosa, o viene attuata un'azione giusta, c'è sempre qualcuno che dice "non è quello il problema" o "ci sono cose più urgenti" o "più importanti".
Può succedere conversando con amici al bar, al mercato o anche 'virtualmente' via chat o telefono.
Se ragioniamo così, alla continua ricerca della cosa PIÙ da fare, non faremo mai niente; da qualche parte bisognerà pur cominciare.

Ultimo esempio che mi ha visto protagonista, il divieto di installazione dei circhi deliberato alla regione Emilia Romagna (ne parlo qui). Non ho fatto in tempo a scrivere l'articolo e sorridere, lieto per il provvedimento, che più di una persona ha alzato l'indice e si è lanciata in rimproveri: "eh però ci sono altre cose..!".
Capiamoci, non è che siano persone contrarie al divieto degli animali nei circhi e favorevoli al loro maltrattamento, anzi sono ben consapevoli del buon senso della delibera. Tra chi fa polemica gratuita, chi si mette a dire "però bisogna anche" e chi è accecato dalla luce di un mito da inseguire ad ogni costo (come mi sono sentito dire "bisogna abbattere il capitalismo"; idea assolutamente rispettabile, ma che c'entra come i cavoli a merenda, ndr), sembra che qualsiasi cosa si faccia non sia quella giusta.
In quest'occasione, ad esempio, qualcuno mi ha tirato fuori il 'fois gras' delle oche ("hai mai visto (...) un allevamento di oche (...) immobilizzate con un imbuto in gola obbligate a mangiare all'infinito perche' il fegato divento 10 volte il normale...?!"). Certo, conosco il problema e sono dell'idea che anche questi allevamenti vadano impediti e bloccati, ma per ora hanno pensato alle centinaia di tigri, foche, scimmie ed elefanti sottoposti a torture nei circhi. Una cosa per volta.
E' anche questo benaltrismo continuo che sta rovinando la politica in Italia.

Ovvio che non è solo la questione degli animali nei circhi la mia ragione di lotta politica, ma la trovo una cosa giusta che andava fatta; ringrazio il Movimento 5 Stelle, la giunta a maggioranza PD e tutti coloro hanno contribuito alla conquista ed aspetto solo di trovare altri motivi per congratularmi con voi.
Va bene avere degli ideali e porsi degli obiettivi, ma se non si riesce a coltivare una battaglia comune anche con chi non la pensa come noi e non si riesce a mediare, è meglio darsi alla pesca che alla politica.

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