Alla Camera si ricompatta la vecchia maggioranza per sostenere un emendamento dell'Onorevole Gianluca Pini (Lega Nord) che introduce surrentiziamente la responsabilità civile per i Magistrati. Il Governo aveva espresso parere negativo sulla proposta Pini, ed il Pdl aveva promesso il suo voto contrario.
Ma poteva davvero votare contro il suo vecchio sogno proibito? Ed infatti, con 261 voti contro 211, l'emendamento è stato accolto. A sostegno dell'ex-maggioranza, comunque, numeri alla mano, anche una cinquantina di esponenti dell'ex-opposizione (il voto era a scrutinio segreto, ndr).
L’emendamento in particolare, prevede, che "chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento" di un magistrato "in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia", possa rivalersi facendo causa allo Stato e al magistrato per ottenere un risarcimento dei danni. A pagare sarà dunque la toga.
Il testo, comunque, deve ancora avere l’approvazione del Senato, dove, si augura il Ministro della Giustizia Severino, "confidiamo che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perché interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo".
Meno concilianti le reazioni dell'Associazione nazionale magistrati, che parla di "una forma intimidatoria e di vendetta verso il libero esercizio della funzione di giudice", nonché di "un ennesimo tentativo di risentimento e di ritorsione" nei confronti della magistratura; in particolare Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, che rileva che la norma è "in contrasto con i principi più volte affermati dalla Corte di Giustizia europea", una "mostruosità giuridica" che il Senato dovrà cancellare.
Poi Di Pietro stavolta parla di forconi, come il Bossi degli anni d'oro della Lega. Bah.
A scanso di equivoci, comunque, è bene ricordare che la responsabilità civile per gli errori di un giudice esiste già, ed è regolata dalla legge 117/88, che prevede la decurtazione di un quinto dello stipendio del magistrato per sanare il danno. Poi si può discutere di rivedere questa quota, o di inserire delle sanzioni disciplinari in caso di recidività (se uno è troppo 'sanguigno' e non sa fare il giudice, è necessario, per lui e per lo Stato, venga sollevato, ndr). Il principio per cui "chi sbaglia paga" è giusto, ma nel caso del potere giudicante del nostro ordinamento occorre la massima attenzione per non intaccarne l'indipendenza e la terzietà.
Sei d'accordo con me o vuoi farmi sapere cosa ne pensi? Scrivimi, puoi seguirmi su Facebook o su Twitter.
Nessun commento:
Posta un commento