Torniamo a parlare del paradosso utilizzato da Lucia Annunziata su Celentano in tema di libertà d'espressione (ne parlo qui), perchè credo che il nocciolo qui sia un altro.
Se, invece dei gay, avesse detto 'i neri', o 'gli ebrei', non si sarebbe alzato lo stesso polverone, ma non perchè quelle discriminazioni siano giuste, ma perchè considerate ormai 'superate' nel comune senso civico, e quindi utilizzabili come paradosso.
Quella omosessuale nel contesto italiano è invece un'integrazione 'a metà', dove cioè tutti a parole parlano di rispetto e tolleranza (che già questa parola sa di 'sopportazione', e non è che mi piaccia molto, ndr), ma poi nei fatti si creano situazioni grottesche.
Mentre per un evidente paradosso l'associazionismo gay scende sul piede di guerra (come nel caso appunto dell'Annunziata), si tollera (e qui invece ci sta bene) che per rappresentare l'amore e la pace universali sul palco di Sanremo si esibiscano in un bacio collettivo coppie di bianchi, neri, gialli e verdi, ma tutte rigorosamente eterosessuali.
Si tollera anche che il senatore Ciarrapico rimpianga quando sotto Mussolini i gay venivano mandati in miniera a Carbonia, dove, dice lui, "stavano bene". 'Lo diceva ridendo, ma lo diceva credendoci' hanno commentato i giornalisti di Radio24.
E' necessario quindi uscire dalla retorica perbenista che ha travolto la società e molte associazioni lgbt, smetterla di puntare il dito contro chi anche solo pronunci male la parola GAY, ma scavare nel profondo delle questioni, sul profilo culturale, politico, storico e sociale.
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