I fatti risalgono al 2010, quando Damiano Piccione si era assentato dal suo posto di lavoro per malattia, ma viene pizzicato ad una manifestazione. L'azienda a quel punto lo licenzia, ma lui presenta ricorso al Tribunale del Lavoro di Torino, che ne dispone il reintegro.Non si conoscono ancora le esatte motivazioni della sentenza, che comunque pare ruotare attorno all'articolo 18; la tesi dei suoi difensori è che la patologia di cui soffriva non gli permetteva di compiere sforzi ripetuti durante il servizio, ma non di svolgere le normali attività della vita quotidiana.
Cominciamo con il non generalizzare, perchè sicuramente per uno come Piccione ci sono altri mille lavoratori che lavorano (e si assentano) in modo onesto e senza ricorrere a furberie del genere. Può essere anche che le tesi dei suoi difensori sia corretta, e qui forse il tribunale avrebbe potuto/dovuto disporre altri accertamenti.
Però sono casi come questo che infangano la dignità dei lavoratori, e creano le icone di chi vorrebbe rimettere in discussione i loro diritti e le loro tutele nell'importante ruolo sociale che rivestono.
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