Si è dimesso Enrico Giovannini, presidente dell'Istat e della commissione che doveva indagare “sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici”. Spiega che è stato impossibile raffrontare istituzioni, enti e authority italiane con quelle europee, a causa di vincoli di legge e per la necessità di valutare situazioni diverse in ogni nazione.
La Commissione Giovannini era stata nominata a luglio dall'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, poi riconfermato dall'attuale esecutivo.“Solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani (cioè Camere, authority, Corte costituzionale, enti locali) e quelle di tutti e sei i Paesi” europei scelti per il raffronto: Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Austria e Belgio. Anche quando la corrispondenza è stata trovata “non è stato possibile acquisire (...) dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico”. In conclusione “nessun provvedimento può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge”.
La normativa infatti chiedeva di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato.
Io credo che sia il ragionamento di partenza sia quello sbagliato: voler individuare dei caratteri europei a cui fare riferimento.
Sono proprio i meccanismi da cambiare: ne avevo già accennato in passato, ma per me avrebbe più senso, ad esempio, calcolare l'80% delle retribuzioni sulla base dell'effettiva presenza in aula; e magari anche alla partecipazione, con quote decurtate se al momento dei voti decidi di astenerti (ossia non prendi posizione, venendo meno al tuo ruolo decisionale; ma questo temo rischi di minare l'indipendenza del voto parlamentare, ndr).
Poi che queste retribuzioni siano da ridurre, sono d'accordo, ma il calcolo lo farei sul livello di vita dell'Italia, non su delle vaghe ed inapplicabili medie europee (inapplicabili per la diversità di composizione dei Parlamenti e dei Governi).
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