mercoledì 4 aprile 2012

La Patrimoniale secondo il Nuovo Partito d'Azione

Vi illustro la proposta del Nuovo Partito d'Azione, attualmente il mio riferimento in politica, che fin dalla sua nascita sostiene la necessità di introdurre un'imposta di tipo patrimoniale anche in Italia per andare ad intervenire sul mostruoso debito pubblico del paese.
Tramite la proposta del “Comitato Nazionale per la Patrimoniale e per il rientro del debito pubblico” segnala l'urgenza impellente di una politica fiscale più equa da realizzarsi tramite la tassazione dei grandi e medi capitali.
Intervenire in un'ottica di equità contributiva con cui si intende salvaguardare la sua “fondazione sul lavoro” (come da dettato costituzionale), lanciando il messaggio che “possedere non è più degno di tutela del fare”.

Questi i numeri della proposta, la Tassa Patrimoniale Progressiva Combinata (TPPC):
Guardando la struttura patrimoniale italiana, il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza totale, che nel 2009 è stata stimata in un totale di € 8,600 miliardi netti. Tramite semplici calcoli, si evince che il dieci per cento più ricco della popolazione ha un patrimonio che ammonta mediamente a 1,612,000 Euro; al contrario la metà meno ricca della popolazione ha un patrimonio che ammonta mediamente a soli 70,000 euro. Da questi dati si evince come nel nostro paese la distribuzione della ricchezza (intesa grosso modo come somma delle attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie) sia fortemente squilibrata.
Nonostante la notevole sperequazione in termini di distribuzione della ricchezza, grazie ad alcune tradizionali scelte di investimento (il classico “mattone”), il patrimonio della maggioranza delle famiglie italiane rimane solido, in quanto il 62% della ricchezza è costituito da attività reali, e di queste l‟82% è costituito da case di proprietà (€ 4,800 miliardi nel 2009).
Facendo la media del patrimonio di tutte le famiglie italiane – dalla più povera alla più ricca – si ottiene che la ricchezza media è di circa € 350,000; questo dato pone il nostro paese in linea con gli altri paesi industrializzati e, per esempio, di gran lunga superiore al livello degli Stati Uniti.

Patrimonio medio del 10% più ricco 1'612'000 €
Patrimonio medio del 50% meno ricco 70'000 €
Patrimonio medio per famiglia 350'000 €

A partire da questi dati si può ipotizzare l'introduzione di un'imposta patrimoniale (...) che colpisca in modo progressivo la ricchezza superiore ad una determinata soglia. Ipotizzando un valore di 500.000 euro, la base imponibile complessiva sarebbe dell'ordine di 3.000 miliardi di Euro. Mettendo le famiglie italiane in ordine di ricchezza patrimoniale, se si tassa il primo ventile al 2% e il secondo ventile al 1% si ricavano già intorno ai 50 miliardi. I primi due ventili racchiudono le famiglie con una ricchezza netta superiore al milione di Euro.
Come correttivo alla tassazione, è possibile e giusto introdurre una franchigia sulla prima casa, facendo però in questo caso partire la patrimoniale da una soglia minima di € 500,000. In questo caso un sistema a quattro aliquote potrebbe avere la seguente struttura:
• 1 per cento per la quota compresa tra 500.000 e 1 milione di euro;
• 1.5 per cento per la quota compresa tra 1 e 2 milioni di euro;
• 2 per cento per la quota compresa tra 2 e 5 milioni di euro;
• 2.5 per cento per la quota eccedente.
Con queste quattro aliquote, nonostante l'introduzione di una franchigia sulla prima casa, si otterrebbero dai 40 ai 50 miliardi di euro l'anno.

Tra le altre caratteristiche dell'imposta patrimoniale vi sarebbero le seguenti:
-Progressività sugli scaglioni del patrimonio complessivo;
-Non sarebbe "una tantum", ma durerebbe per dieci anni;
-Si applica ai nuclei familiari e non ai singoli individui;
-Carattere combinato. In altri termini, le aliquote progressive dovranno essere integrate da un coefficiente di correzione (da qui il carattere “combinato”) nel seguente modo: si ricalcola l'importo dovuto correggendolo al rialzo nel caso in cui i cespiti patrimoniali provengano direttamente dalla spesa dello Stato (dirigenti statali, consulenti di alto livello, commesse statali, appalti, concessioni dallo Stato ecc.).
A causa tuttavia dell'enorme difficoltà di accertamento fiscale (e non solo fiscale) su tali componenti patrimoniali e sul modo in cui essi in passato sono stati acquisiti, si adempirà alle esigenze di giustizia patrimoniale contributiva dettate dal criterio di combinatorietà prevedendo che il differenziale combinato venga saldato per mezzo di un secondo importo in forma di prelievo addizionale IRPEF (calcolato quindi sull'ammontare dei redditi di derivazione statale nell'anno fiscale di riferimento) e non con un ulteriore prelievo da applicare sul patrimonio.
-Si considera la situazione patrimoniale del nucleo familiare;
-Vengono inclusi nell'ammontare assoggettato ad imposta patrimoniale i capitali portati legalmente all'estero (i capitali esportati illegalmente sono sottoposti ad una disciplina diversa, quella dei cosiddetti “scudi fiscali”);
-Sono esclusi dal calcolo i beni strumentali e dell'impresa;
-La TPPC è una imposta patrimoniale di tipo dichiarativo come l'ISF francese. La patrimoniale richiede un nuovo modello di autocertificazione. Una volta aggiornati i dati catastali, la dichiarazione dovrà essere coerente con l'imposta stessa.

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