giovedì 26 aprile 2012

Dipende da Cosa ci Fai con il Denaro Pubblico

Se vogliamo parlare dei finanziamenti pubblici ai partiti, dobbiamo prima scindere tra due cose: le spese di gestione e mantenimento del partito ed i costi della campagna elettorale. Se per quanto riguarda le prime sono, almeno parzialmente, dalla parte degli abolizionisti, per le seconde invece sono con chi le ritiene il (necessario) "costo della democrazia".
Già chiamarlo 'finanziamento' non è propriamente corretto, in quanto il finanziamento così definito, venne abolito nel 1993 da un referendum; oggi si parla di 'rimborso'. Ma proprio perchè si chiama così, dovrebbe essere un semplice risarcimento di spese già sostenute e soprattutto documentate; ed invece la storia recente ci dimostra come si tratti spesso di cifre autocertificate e gonfiate, a spese dei cittadini.
Per come la vedo io, se ancora non vogliamo riformare il modo di fare campagna elettorale (secondo il modello che delineavo qui), bisogna sì rimborsare ai partiti le spese sostenute (e documentate) per la propaganda informativa, comunicativa e pubblicitaria (attenendosi ad alcune regole prestabilite, magari, come utilizzare carta riciclata, per dirne una, ndr), ma occorre rivedere il sistema con cui i partiti si mantengono e continuano a fare politica.
Un sistema forfettario è sicuramente il più democratico, ma incentiverebbe una frammentazione di comodo. Si può, altrimenti, considerare la rappresentatività, finanziando le formazioni in base al numero di voti che conquistano; si può (giustamente) obiettare che un sistema del genere rischia di discriminare quei partiti 'tematici' o 'di minoranza', ma io preferisco dire che premia i più 'rappresentativi' e le cui risposte 'soddisfano il maggior numero di cittadini'.< Un'altra alternativa è quella di prevedere finanziamenti una-tantum 'per coalizione', ossia in base al nome del candidato sostenuto, con uno sbarramento sul consenso ed una ripartizione proporzionale.

Sento molti digrignare i denti chiedendo la loro abolizione totale, e di basarsi unicamente sui finanziamenti privati ("se un partito ha molto consenso, avrà maggiori donazioni"), ma un partito come Rifondazione Comunista, che mira a rappresentare operai e studenti, rischia in questo modo di valere come il Popolo della Libertà, i cui potenziali finanziatori, Berlusconi o Montezemolo, valgono come 3000 operai e 2000 studenti.

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