Il 24 gennaio partirà al Senato Usa la discussione di due proposte di legge che, udite udite, con la scusa della lotta alla pirateria, mettono a rischio la libertà d'espressione in rete. Per noi Italiani, giustificazioni già sentite e film già visti.
Sopa e Pipa sono gli acronimi che identificano i due provvedimenti; la prima mira ad introdurre una serie di pesanti restrizioni contro la violazione del copyright: gli utenti rischiano fino a 5 anni di carcere se postano online link (anche ad uso non commerciale), come una canzone caricata su YouTube e segnalata sul profilo Facebook. Inoltre il governo potrà richiedere agli Ip di bloccare l’accesso ai siti che riportano link "non autorizzati" e tagliare i finanziamenti con i quali supportano economicamente la loro attività., ad esempio via PayPal o Mastercard. Ad alto rischio anche il diritto di critica nei confronti di politici e di aziende.
La rimozione dei contenuti, si legge nella bozza, sarebbe coatta e non richiederebbe neanche l’intervento della magistratura; con buona pace della giustizia.
Ma la cosa più pericolosa, e per cui è in pericolo la libertà di tutti, è che l'effetto della legge si ripercuoterebbe ben presto in tutto il pianeta, visto che le principali imprese che forniscono servizi web risiedono negli Stati Uniti (Facebook, Google, Yahoo, Flickr..).
"Sopa e Pipa sono soltanto indicatori di un problema più vasto" che riguarda il tentativo di fare approvare in tutto il mondo provvedimenti che, con il pretesto della lotta alla pirateria, in realtà "attaccano la libertà online" e impediscono la diffusione di idee alternative al mainstream, avverte Sue Gardner di Wikimedia Foundation "La nostra preoccupazione va oltre: vogliamo che Internet rimanga libero e aperto, ovunque e per tutti".
Il Presidente Obama ne approfitta per acuire la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni "Sebbene riteniamo che la pirateria online sia una problema grave che necessiti di una seria risposta legislativa" scrive la Casa Bianca in un comunicato ufficiale "non sosterremo leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano il rischio in materia di cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di Internet a livello mondiale".
Contro le due iniziative stanno già protestano molti dei principali siti di servizi web: Google, Yahoo!, Mozilla, Flickr e Wikipedia.
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