Ricordate il vescovo di Ragusa che si era meritato la mia ammirazione per le sue dichiarazioni progressiste a difesa degli omosessuali e soprattutto della laicità delle istituzioni (ne parlo qui)? Anche tra i credenti (o almeno tra quelli più integralisti) non è certo passato inosservato (ovviamente, in tutt'altro senso).
A parlare è Alberto Giannino, dell'associazione culturale docenti cattolici (tra parentesi le mie riflessioni, ndr):
"Il 72 enne Vescovo di Ragusa, Mons. Paolo Urso, canonista, propone che lo Stato risconosca le unioni gay, ma non i matrimoni gay. Distinzione in punta di diritto per non urtare le gerarchie (il che sarebbe già un passo in avanti, ma comunque, lo dico ad entrambi, il matrimonio è un'istituzione squisitamente laica). In ogni caso per un prelato è una posizione alquanto singolare che contrasta con il Magistero, la Tradizione e la sacra Scrittura.
Questo significa che se nella pubblica opinione si auspicasse paradossalmente un’apertura su certi temi arditi lo Stato sarebbe chiamato a realizzarli per esempio sull’incesto o sulla pedofilia (raffronti del genere non sono certo una novità, ma trovo a dir poco orribile paragonare quello che considero un 'tratto comportamentale umano' ad un crimine). Non solo: lo Stato se riconoscesse le unioni di fatto un cittadino potrebbe avere quattro mogli come nell’Islam (qualcuno gli spieghi che cos'è la poligamia) il che, per un Paese a larghissima tradizione cattolica (che però è laico, giusto?) dove risiede il successore di Pietro e Vicario di Cristo in terra, sarebbe inaccettabile (il successore di Pietro non risiede in Italia, ma nella Città del Vaticano).
Monsignor Urso parla altresì di una Chiesa che dovrebbe aprire le porte. Ma le porte si aprono a tutti e a ciascuno e non solo a una categoria di persone (che spettacolo di discriminazione al contrario!). Si aprono agli ultimi, ai poveri, ai disoccupati, ai senza casa, agli sfrattati, ai cassintegrati, ai carcerati, ai disabili, agli stranieri, ai nomadi, e a coloro che non contano nulla (purchè non siano gay) come ha fatto Giovanni Paolo II prima e come sta facendo ora Benedetto XVI. Insistere ossessivamente solo sui gay come fa Sua Eccellenza mons. Urso significa leggere il Vangelo a senso unico o assumere posizioni cosiddette progressiste per compiacere chi vive una vita disordinata moralmente (se avesse detto 'moralmente personalizzata' mi sarebbe anche stato bene; e invece no, qui l'unico ordine morale da imporre è il loro). Urso se non condivide il magistero della Chiesa può sempre rimettere il mandato nelle mani di Benedetto XVI tre anni prima della scadenza naturale evitando di generare confusione, sconcerto, e disorientamento tra i fedeli (già me li vedo i ragusani in crisi mistica che vagano sperduti per le colline sicule)".
Capito? Se sei cattolico DEVI discriminare, se no, puoi andare.
Se vi siete stupiti per le posizione assunte dal vescovo, aspettate di leggere chi è dovuto intervenire a difenderlo da questo attacco, qui.
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