Era il 1925, quando Mussolini creò, unico al mondo, un albo nel quale si dovevano iscrivere i giornalisti; tale albo era controllato dal Governo e messo sotto la tutela del ministro della Giustizia. Nel 1963, esso fu trasformato nell'ordine professionale dei giornalisti, con regole, pensione, organismi di controllo, requisiti di ammissione. Una corporazione a tutti gli effetti.
Einaudi scrisse: “L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti”.
E' un controsenso voler regolamentare un democratico diritto civile, l’informazione è libera e l’ordine dei giornalisti di fatto limita questa libertà; chiunque deve poter scrivere senza vincoli se non quelli previsti dalla legge.
Il 25 aprile 2008, in occasione del V2-Day, il comico genovese Beppe Grillo raccolse le firme per chiedere un referendum volto proprio ad abolire l'Ordine dei Giornalisti.
Nonostante il successo dell'iniziativa, pare che sussistano alcune inadeguatezze circa il numero di firme raccolte (450.000 invece delle 500.000 necessarie) e riguardo ai meccanismi legislativi che regolano raccolta e deposito delle firme. (La legge 352/1970, all’articolo 31 recita: Non può essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime. In estrema sintesi, essendo valide solo le firme raccolte nei tre mesi precedenti il deposito, fermo restando che il semestre dalla convocazione dei comizi scade il 6 agosto e presupponendo il deposito delle firme il 7 agosto (il primo giorno utile), sarebbero valide solo le firme raccolte dal 6 maggio in poi).
Personalmente, collaboro attualmente con una piccola testata locale ('Le Alfonsine', periodico di Alfonsine, RA) ed ho cercato più volte di ampliare il raggio di questa attività, ma ogni volta mi sono scontrato con la fatidica domanda "ma lei è iscritto all'albo?". E per iscrivermi all'albo, devo aver lavorato come giornalista. Un cane che si morde la coda.
L'albo o ordine che dir si voglia, come ho descritto, nasce come una corporazione governativa per tenere sotto controllo la stampa, ma oggi, che dovremmo trovarci nell'era di internet e dell'informazione libera (il condizionale è d'obbligo, viste le nuvole nere che si muovono sopra Montecitorio) questa istituzione perde le sue ragioni d'essere.
Sono favorevole all'abolizione dell'albo o comunque al ripensamento della professione di giornalista, per un diritto alla stampa ed all'informazione liberi.
Qui una traccia di come propongo di riformare la libera informazione.
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l'aveva capito einaudi nell'immediato dopoguerra e noi, nel 2011, con al governo "un grande liberale" come berlusconi, siamo ancora qui con l'albo mussoliniano ed a tentare di imbavagliare la stampa. mah...
RispondiEliminaEh si ... in effetti è in linea con quello che mi dicevi la settimana scorsa!
RispondiEliminaIo non mi pronuncio in merito (per ovvi motivi) ma penso che l'importanza reale del mestiere del giornalista dovrebbe essere presa in considerazione dai cittadini (e non solo). Si tende spesso a dimenticarsene.
Ti invio un link ad un sito che ti potrebbe interessare:
RispondiEliminahttp://www.nonprendeteciperilculo.it/
Lo scrive un mio collega che stimo molto.
Il titolo è volutamente scomodo...