mercoledì 21 luglio 2010

Dica "A-B-O-R-T-O"


Ecco come il Governo boicotta la pillola per l'interruzione volontaria della gravidanza.
Ed è il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ad ammetterlo: "Lo scopo è di non incoraggiare l'utilizzo".
Ricovero in ospedale obbligatorio per tre giorni, minorenni solo con i genitori e per le straniere persino un esame di italiano; una ragnatela di linee guida che ostacola non solo la volontà di abortire delle donne, ma anche l'intero sistema sanitario, mettendo a rischio posti letto ed ambulatori.
Cambio di rotta anche per le giovani. L'autorizzazione del giudice tutelare non basta più: per quanto nobile sia l'intento del Ministero ("Evitare che vadano incontro a possibili rischi"), una disposizione del genere nega di fatto il contenuto dell'articolo 12 della legge 194 dove si dichiara che "la donna di età inferiore ai diciotto anni [...] quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso [...], il consultorio o la struttura socio-sanitaria, rimette una relazione al giudice tutelare. Lui, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni della giovane [...] può autorizzare a decidere la interruzione della gravidanza".
Troppa premura che nasconde ben altro.
"Tentano di evitare che le donne ricorrano alla Ru486" spiega Elisabetta Canitano, presidente dell'associazione Vita di donna "L'unico rischio per la salute si corre al momento dell'esplusione che avviene con l'assunzione della seconda pillola nel terzo giorno" A questo punto, sì che il ricovero potrebbe servire. Ma una notte in ospedale sarebbe più che sufficiente per scovare qualsiasi anomalia.
Da ora in poi, quindi, più di un terzo dei 121mila aborti chirurgici annuali, dovrebbe avvenire con ricovero ordinario, secondo il Ministero. Dove passeranno la notte tutte queste pazienti è ancora un mistero, considerando anche che il 14 aprile del 2009 il Governo ha annunciato tagli per 27mila posti letto entro cinque anni.
Ed i test d'italiano e d'intelligenza per le immigrate, che c'entrano? A prescindere da un bugiardino nella scatola in quasi 80 lingue diverse, gli esami dovrebbero sulla carta attestare che la paziente abbia compreso correttamente le procedure da seguire.

Inappropriato il parallelismo coi cugini d'oltrealpe, dove, spiega la Roccella "la Ru486 è usata dal 40-50 per cento delle donne" dimenticando che la legge Veil (la 194 francese) contempla anche l'aborto a domicilio, tramite medico curante.

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