Anche qui in Italia ho visto moltiplicarsi le filiali bancarie, agenzie e sportelli aperti in paesini sperduti di poche migliaia di abitanti. Anche in Spagna, in questi anni si è passati da 10.500 a 25.000 agenzie, con il personale quasi raddoppiato, da 70.000 a 135.000 dipendenti.
Pronta a scoppiare, ora, la bolla bancaria. Gli istituti iberici “devono ridurre la loro attività”, come raccomandato da Joaquin Almunia, Commissario Ue alla Concorrenza, secondo il quale “il 60% dell’attività bancaria del Paese dovrà sparire entro il 2017”. Bisogna riportare l’attività a livelli sostenibili visti gli eccessi degli ultimi anni che hanno ingenerato un circolo vizioso di bolle, inclusa quella immobiliare.
E così Bankia, principale istituto spagnolo, ha annunciato che con gli aiuti europei in arrivo, circa 18 miliardi, procederà alla propria ristrutturazione, chiudendo 1.000 agenzie su 3.000 e sfoltendo circa 6.000 dipendenti “attraverso dimissioni volontarie o il pensionamento anticipato” (fatemi capire... le dimissioni 'volontarie' le decide Bankia?!).
In Italia, su questo tema, c'è il caso di qualche istituto che ha di recente chiesto l'accesso alla cassa integrazione, nonostante il settore non sia tra quelli coperti dal diritto. Et voilà, la zelante Ministra del Welfare ha presentato una bozza di riforma dei sussidi che cancella la mobilità ed amplia la cassa integrazione anche a banche, assicurazioni e commercio.
Dove si prenderanno i soldi se lo chiedono anche i sindacati, ma tanto come succede sempre in politica la riforma è rimandata ad autunno 2013. Ci penserà poi chi verrà dopo.
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