Scatenò le polemiche dell'Italia nel 2009 la canzone "Pettirosso" di Gino Paoli per il suo contenuto pedofilo. Il brano racconta di una bambina di 11 anni che subisce un tentativo di stupro da parte di un uomo di settanta; la violenza non viene consumata fino in fondo solo perché l’anziano muore di infarto nel tentativo, ed a questo punto, il corpo senza vita del vecchio suscita la pietà della bambina che ne accarezza il volto.
“Quello è un testo pedofilo" l'aveva definito Alessandra Mussolini, lasciandosi anche andare ad altre allusioni "sembra scritto da uno che conosce bene l’argomento”. Paoli ovviamente l'aveva denunciata alle autorità, ma il Tribunale di Roma pochi giorni fa non ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal PM, disponendo il non luogo a procedere.
Perchè la Mussolini è una parlamentare, e la Costituzione sancisce che 'I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni' (art. 68, comma 1).
Ora, lei presiede la Commissione Infanzia, per cui non è neanche possibile dire che l'esternazione non rientri nel suo ambito di lavoro. Qui la differenza è più sottile, è da capire il limite tra opinione e diffamazione: un conto è dire che la canzone è "istigazione alla pedofilia", un altro è insinuare che Paoli sarebbe pedofilo.
Sarebbe sensato emendare il citato comma, aggiungendovi un "purchè non venga ravvisato un attacco diretto alla dignità dei soggetti coinvolti".
Giusto per completezza, l'articolo contiene anche il comma relativo alle criticate 'autorizzazione a procedere', su cui avevo già avanzato le mie proposte di modifica qui.
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