Così l'esponente socialista svizzero Jean Ziegler, e Relatore speciale sul diritto all'alimentazione per il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ha definito i biocarburanti.
"In considerazione dell’enorme numero di persone che ogni giorno soffrono la fame coltivare palma da olio, soia o canna da zucchero per nutrire delle automobili è un crimine contro l’umanità". Alla luce dei dati, che ci dicono che sono 24.000 i morti di fame nel mondo ogni giorno, e che tra il 2001 ed il 2005 la produzione mondiale di mais destinata alla produzione di biocarburanti sì è impennata del 300%, non suonano poi così folli le sue parole.
Inoltre, stando a quanto denuncia l’International Food Policy Research Institute (IFPRI), il prezzo del granturco è destinato a crescere spaventosamente, anche fino al 70%; secondo la Banca Mondiale, la crisi alimentare solo nell’anno 2008 ha aggravato le condizioni di 80milioni di persone nel mondo.
Rincara la dose l'associazione Cospe, secondo cui "dietro il nome 'biocarburante' si nasconde una realtà molto più complessa che ha delle conseguenze negative sia sulla biodiversità che sulla sovranità alimentare in Europa e nel mondo: sottrazione di terre, utilizzo di monocolture intensive che danneggiano il suolo e inquinano il mercato innalzando i prezzi delle cosiddette 'commodities' (i beni primari di consumo grano, mais ecc.) e violazioni di diritti".
Si parlava di biodigestori quando anch'io posi gli stessi dubbi (qui), cioè se ha senso sfruttare (anzi ipersfruttare, dato che si tratta di monocolture, rischiando la desertificazione, ndr) dei terreni fertili e produttivi per produrre energia.
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