Trenini su Facebook che neanche a Capodanno, in un tripudio di soddisfazione per i membri della commissione Grandi Rischi condannati dopo il terremoto de L'Aquila; ma quando Scilipoti parlava di prevedere i terremoti, tutti giù a ridere. La solita storia dei due pesi e delle due misure.
Anch'io infatti sono piuttosto scettico su questa sentenza, come lo sono gli istituti geosismici americani e giapponesi, che confermano all'unisono che un un "terremoto non si può prevedere".
Definiscono la condanna "assurda e pericolosa"; alcuni giornalisti la bollano come "la pietra tombale della collaborazione dei tecnici con la politica". Infatti, quale altro scienziato si accollerà la responsabilità di un simile rischio, ora? Poi uno giustamente si chiede, se non si possono prevedere i terremoti, a cosa servono questi studiosi? E perchè esprimono con leggerezza un simile parere?
E qui sta l'altro nodo: "Dopo che l'Aquila è stata investita da terremoti di piccola intensità, gli scienziati hanno affermato che un sisma di grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l'incertezza in questo campo" si legge in un comunicato della Union of Concerned Scientists, una Ong statunitense.
Nell'elaborare la sentenza, i giudici si saranno sicuramente avvalsi del lavoro di consulenti esperti e competenti, ma a me lascia un po' dubbioso e cauto, e mi fa riflettere la stoccata finale che danno gli americani all'Italia: ""Ciò arriva dalla terra natale di Galileo. Crediamo che alcune cose non cambieranno mai" (e comunque, quando noi avevamo i tribunali - arcaici e pressapochisti finché vuoi - che giudicavano Galileo, da loro c'erano i pellirossa nomadi che vivevano nei tepee).
Aspetto ora di vedere le motivazioni della sentenza.
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