Il dato più sensazionale delle consultazioni regionali siciliane è senza dubbio quello sull'affluenza, al 47,42%; o meglio, quello sulla diserzione delle urne, al 52,58%. Più della metà degli elettori dell'isola hanno scelto di non andare a votare.
E' facile archiviare la questione come "chi non va, lascia decidere agli altri", o semplicisticamente come fa Giannino quando dice che "se non c'è nessun piatto sul menù che mi piace, posso decidere di non votare". Non voglio neanche fare la sviolinata alla democrazia, esaltando l'importanza della democrazia e le decine, centinaia di persone cadute per conquistare (o meglio, riconoscere) il diritto di voto.
Quel che è certo è che siamo arrivati ad un tale punto di disaffezione alla politica, che non esiste neanche più il voto di protesta, la protesta sta proprio nel non votare.
Senza contare tutti quelli che sostengono la necessità di rivoluzionare il sistema, che non si riconoscono nella concezione "borghese" (io direi "civile", ma va beh) della democrazia, e praticano l'astensionismo come scelta politica. Come fanno i comunisti più duri o gli anarchici, che adesso pretendono di rivendicare il dato sull'affluenza come la Loro vittoria.
L'astensione non è una scelta politica. E' una possibilità riconosciuta dalla moderna democrazia liberale (capito, cari i miei bolscevichi che preferiscono l'accusa di essere assassini che liberali? Potete non votare proprio perchè siamo in una società LIBERALE, ndr).
Certo è che un dato di partecipazione simile delegittima e di molto la rappresentatività dell'assemblea e del governo locali. Ma, dopotutto, chi non va, lascia decidere agli altri.
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