Secondo la Fondazione Sviluppo Sostenibile, che ha realizzato il Dossier Kyoto 2013, avremmo raggiunto e superato l'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2.
Per il nostro Paese, il minimo da abbattere era il 6,5% rispetto alle rilevazioni del 1990, e secondo i dati della FSS la media negli ultimi 5 anni (periodo 2008-2012) è stata di 480 milioni di tonnellate, arrivando ad una riduzione del 7% (il limite massimo era di 483). I prossimi passi della road map sono fissati nei limiti di 440 milioni di tonnellate nel 2020 e di 370 nel 2030.
In totale, l'Unione Europea è riuscita a ridurre le proprie emissioni dell'8%.
"L’aver centrato gli obiettivi di Kyoto è un segnale importante per l’Italia" annuncia Clini dal sito del Ministero dell'Ambiente "l’indicazione puntuale che il percorso di decarbonizzazione dell’economia italiana è stato avviato e deve proseguire secondo le linee indicate dal piano nazionale definito dal Governo per raggiungere gli obiettivi già fissati in sede europea al 2020 e al 2030".
Non è proprio tutto merito dell'anima verde del Paese, però. Secondo il Presidente della Fondazione, Edo Ronchi, il risultato è, sì, stato possibile anche grazie ad un rinnovato impegno ambientale, ma un contributo significativo l'ha dato la grave crisi che ha investito l'economia mondiale.
Io non voglio dover scegliere tra Sviluppo e Ambiente: meglio un po' più lento il primo, ma fatto rispettando il secondo (oltre a tutto il resto, come dicevo qui).
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