La luce di un rogo che distrugge la memoria, cancellando secoli di cultura africana, e che relega l'immagine del continente a quella terra incivile conquistata e colonizzata dall'evoluto occidente. Mi riferisco alla biblioteca di Timbuctù, nel Mali, divenuta Patrimonio Mondiale dell'Unesco nel 1988, dove le fiamme hanno divorati i testi antichissimi che custodivano la storia e la cultura di tutta l'Africa.
"Quei manoscritti ti davano una fantastica percezione della storia del continente" commenta Essop Pahad, responsabile sudafricano del progetto di conservazione dei manoscritti, intervistato da The Guardian "Ti facevano sentire orgoglioso di essere Africano. Soprattutto in un contesto in cui ti viene spiegato sempre che l'Africa non ha una storia, per via del colonialismo e tutto il resto. Alcuni sono finiti in mani private, ma questi sono stati distrutti, ed è una tragedia assoluta".
Questa, prima ancora del conflitto bellico in corso, è una vera barbarie umana e culturale, il tentativo di cancellare una civiltà, bruciandone la memoria, per sempre.
Heine diceva che “dove si bruciano libri, prima o poi si finisce con il bruciare gli uomini”.
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