Niger, Namibia, Ghana, Botswana, tutte nazioni che quando uno le sente alza gli occhi al cielo pensando a chissà quali feroci dittature, a come siamo fortunati noi in un "paese libero" e tutti questi blablabla perbenisti. E invece no.
Come ogni anno, arriva la classifica dell'organizzazione non governativa internazionale Reporter senza Frontiere sul grado di libertà di stampa e indipendenza dell'informazione dei vari paesi.
L'Italia è 57°, con un recupero di quattro posizioni rispetto alla graduatoria dell'anno precedente; ai vertici, come sempre, gli stati del nord-Europa, Finlandia, Olanda e Norvegia.
Crollano l'Estonia (11°, -8 posizioni), l'Austria (12°, -7), il Canada (20°, -10), Cipro (24°, -8), Ungheria (56°, -16) e il Giappone (53°, -31); balzo in avanti invece per la Lettonia (39°, +11), gli USA (32°, +15), il Burkina Faso (46°, +22) e Malta (45°, +13).
Ecco, tutti comunque prima di noi, così come Niger (43°), Namibia (19°), Ghana (30°) e Botswana (40°).
Il problema, evidenziano gli estensori del rapporto, è che “la cattiva legislazione osservata nel 2011 è proseguita, soprattutto in Italia (57°, +4), dove la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente 'leggi bavaglio' ".
Il problema, quindi, è proprio la legge italiana, che permette la coesistenza di pachidermi fascistoidi come l'albo dei giornalisti con le ambizioni liberali e democratiche evolute di una classe dirigente inetta ed intimamente reazionaria.
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