La Corte di Giustizia Europea, annullando una sentenza italiana del settembre 2010, ha stabilito che i bandi di concorso UE dovranno essere preparati e resi disponibili in tutte le 23 lingue ufficiali dell'unione, alfine di non discriminare i cittadini partecipanti.
Giusto, bene, ovvio.
Questa decisione molto importante rientra nel solco della Democrazia Linguistica, tema su cui da anni ci si scontra, specialmente in Europa, dove a confrontarsi sono tanti idiomi di natura e tradizione diversa.
Può sembrare una questione marginale, ma l'identità linguistica è un aspetto culturale molto importante ed invasivo; con l'imposizione di una lingua nazionale ad una comunità si tende allo schiacciamento delle differenze sociali, all'uniformazione dei modelli ideali, inclusi quelli economici e politici.
Per questo i Radicali si battono contro l'imperialismo che rischia di spazzare via le peculiari origini dei diversi popoli europei; di recente, il Politecnico di Milano ha annunciato che i corsi magistrali saranno dal 2014 solo in lingua inglese, e l'On. Beltrami (Radicali) ha appunto presentato un'interrogazione parlamentare per avere chiarimenti sull'accaduto.
Per lui, "far studiare i nostri giovani, solo in inglese, in una lingua a bassa definizione, com'è per forza di cose qualsiasi lingua che non sia la propria, porta ad uno scadimento della formazione stessa. Così lo Stato avrà da un’Università statale un doppio danno: una formazione scadente e, insieme, ingegneri, architetti, disegnatori industriali di bassa qualità e privi del lessico professionale italiano atto a comunicare con connazionali e amministrazioni". Un problema identitario, culturale e di apprendimento, in quanto studiare in una lingua non nativa comporta l'impoverimento e la sterilizzazione del linguaggio.
Chi si batte per la Democrazia Linguistica propone l'adozione di una LAI (Lingua Ausiliaria Internazionale) per le comunicazioni ufficiali interculturali, una lingua artificiale come l'Esperanto.
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(Lingua Ausiliaria Internazionale) per le comunicazioni ufficiali interculturali, una lingua artificiale come l'Esperanto. ho il Latino
RispondiEliminalingua Univesale usata dai potenti nel medio evo.
VITTORIO
Caro Enea,
RispondiEliminasono completamente d'accordo con te.
Effettivamente c'è da dire che l'informazione su questo specifico tema è davvero molto carente, mentre a livello accademico internazionale c'è una buona produzione di studi al riguardo.
La scarsa informazione fa sì, che tantissimi sinceri progressisti ignorino del tutto le dimensioni della questione, e in particolare non colgano l'intreccio tra A) l'imposizione politica, da parte delle superpotenze di turno, della propria lingua nazionale a popoli di differente lingua madre, e B) l'attuazione di politiche imperialistiche e di dominio (economico, politico, geopolitico, culturale), che calpestano palesemente diritti umani fondamentali riconosciuti da molte solenni dichiarazioni internazionali (a partire dalla Dichiarazione Universale di Diritti dell'Uomo).
Per tutti coloro che fossero interessati ad approfondire un poco l'argomento, suggerisco questo bell'articolo dell'accademico inglese Robert Phillipson il quale, pur essendo - oltre che interlinguista - docente universitario di inglese, e pur NON essendo egli stesso esperantista, mostra come l'attuale dominazione dell'inglese segua logiche e progetti politici ben precisi (peraltro l'articolo di Phillipson è serio e tutt'altro che dietrologico: ogni affermazione è riccamente corredata di prove documentali), e come al contrario la scelta politica dell'esperanto (o comunque in generale di una lingua non-etnica e perciò neutrale) sarebbe una soluzione che garantirebbe una vera democrazia linguistica (che poi risulterebbe sfociare nella democrazia "tout court").
Ecco l'articolo:
http://www.uea.org/informado/ED37-itala.html