Non perchè al potere ci siano dei magistrati, ma perché sono le sentenze dei tribunali che stanno modificando le nostre leggi e la nostra visione della società.
Ne scrissi tempo fa, in tema di eutanasia, quando un giudice veneto autorizzò l'interruzione delle cure mediche per una malata terminale (qui). A colpi di sentenze (nazionali ed europee) è stata frantumata anche la legge 40 (qui e qui), e tempo prima fu un tribunale a ribadire il diritto alla libera espressione dei blogger (qui). Sempre un giudice, inoltre, ha stabilito che non è obbligatorio essere iscritti all'albo per esercitare una professione (qui), rimettendo in discussione la questione sul problema dell'accesso al mercato del lavoro.
Ultima in ordine di tempo, la decisione di lasciare un bambino in affidamento alla madre lesbica, dopo che la Cassazione aveva già stabilito la possibilità per il legislatore di ampliare le normative per i matrimoni gay (qui) e per le adozioni ai single (qui).
Queste evoluzioni del diritto, che sono sacrosante in una democrazia evoluta in virtù della divisione dei poteri dello Stato, rischiano però di svuotare il potere dell'organo legiferativo supremo, il Parlamento, ed esautorare l'Esecutivo dall'amministrazione coerente della nazione.
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