Tra gli ultimi provvedimenti del Governo Monti (forse l'ultimo da liberale, dato che ora è democristiano, come dicevo qui), c'è anche la riforma dell'attività forense, che rivede una legislazione vecchia di oltre 70 anni.
Accolta con favore dagli organi di categoria, il Consiglio Nazionale Forense e la Cassa Forense, la novità prevede importanti misure che rafforzano la funzione avvocatizia a vantaggio dei clienti, facilitano l'accesso e la concorrenza nella professione.
Cominciamo dal tirocinio, per il quale il disegno di legge prevede una durata di 18 mesi. Può essere svolto anche presso due avvocati contemporaneamente, contestualmente ad altre attività di lavoro (pubblico o privato), purché con modalità e orari compatibili ed in assenza di conflitto di interessi.
Più avvocati potranno associarsi, ma senza soci esterni, per garantirne l'autonomia.
Obbligo d'iscrizione alla Cassa forense, e di stipula di una polizza assicurativa per la responsabilità civile.
Come condizione per la permanenza nell'albo, si prevede che l'esercizio della professione debba essere effettivo e continuativo. Arrivano inoltre le quote rosa nelle elezioni dei consigli dell'Ordine, del Cnf e dei Consigli distrettuali di disciplina.
Per i procedimenti disciplinari cambiano le regole: il potere viene sottratto all'ordine di appartenenza del singolo avvocato per passare ai consigli distrettuali di disciplina forense, composti da membri eletti secondo le regole fissate dal Cnf.
Dulcis in fundo, cade ogni riferimento alle tariffe: l'avvocato ha totale libertà nella determinazione del compenso, informando il cliente sulla complessità dell'incarico e sulle spese ipotizzabili; a richiesta, dovrò fornirgli un preventivo (in caso di disaccordo, verranno in soccorso i parametri del ministero).
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