Questi tecnici sono più lungimiranti dei politici.
Dal Berlusconi che urlava "La nostra idea dell'Italia non è multietnica", al Ministro Tecnico dell'Istruzione Profumo, che si limita a fare una considerazione: “La scuola è più aperta, multietnica, capace di correlarsi al mondo di oggi".
Auspica quindi "una revisione dei nostri programmi in questa direzione", ipotizzando ripensamenti di materie come la Geografia e addirittura - udite, udite - la Religione.
“Ieri ero in una scuola con il 50% di alunni stranieri" ha raccontato in visita con una scolaresca nei locali di viale Trastevere "e mi hanno detto che imparano la geografia dai loro compagni che raccontano dei loro Paesi” di provenienza.
L'evoluzione dell'apprendimento passa anche attraverso queste piccole rivoluzioni all'interno delle classi, nella condivisione di esperienze e culture, nella scoperta e nella conoscenza reciproche.
Passerà anche questa fase in cui italiani e stranieri si guardano l'un l'altro con timore e sospetto, le nuove generazioni sapranno condividere percorsi di vita, esperienze e memoria, non snaturando le rispettive identità, ma fondendole e facendole convivere in una nuova identità cosmopolita.
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