L'intervista rilasciata dalla Presidentessa del PD Rosy Bindi riguardo alla regolamentazione dei diritti civili è riuscita nell'ardua impresa di peggiorare la situazione. Avevo già parlato del discusso 'documento Bindi' con cui il PD cercava l'intesa tra l'anima cattolica e quella laica all'interno del partito (qui), tirandone fuori un panegirico melenso ed inconcludente.
"I matrimoni omosessuali sono contro la carta costituzionale. Noi garantiremo diritti alle unioni civili nel solco della Costituzione, c’è una sentenza che vieta i matrimoni omosessuali. In Italia non potranno mai attuarsi."
E già qui l'Onorevole Bindi dimostra la sua impreparazione. Perchè la Corte non ha detto NO, anzi (ne parlo qui). E comunque, vorrei ricordare alla deputata che hanno cambiato la Carta anche pochi giorni fa, introducendo il meccanismo europeo che ci costerà 50 miliardi all'anno per i prossimi 20 anni, per cui non accampi scuse che non esistono.
"Il Pd sabato ha preso una decisione condivisa: un impianto legislativo che regolerà le unioni civili" chissà che sforzo dev'essere stato, per dei veri progressisti come voi. E poi, con arroganza e strafottenza "Con le vostre posizioni massimaliste scordatevi pure le unioni civili. Lo vedete perché non otterrete mai niente in questo paese? (...) E finirà che rimpiangerete i Dico!".
Altolà Bindi, non otterrà mai niente chi continua ad elemosinare concessioni da dei bigotti baciapile benpensanti come voi, che si offenderebbero (parole del suo collega D'Alema, qui) a veder riconosciuta qualche briciola di civiltà. Ma per fortuna, l'offerta politica è più ampia.
"Noi siamo chiamati a governare il paese, non una minoranza" no, diciamo che siete chiamati a fare da stampella ad un Governo che deve mettere una toppa ad un disastro politico ed economico irriformabile. Ma ne riparleremo quando si voterà, mi sto già scrocchiando le dita.
"State dando prova di inciviltà, se non siete d’accordo, andate da un’altra parte, lasciate in pace il nostro partito“ appunto. Mi chiedo cosa aspettino la Concia e Scalfarotto, per dirne due.
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