Sì della Camera al ddl Diffamazione, che riforma modalità e pene per i cronisti che divulgano informazioni false.
Tra le novità introdotte, se il testo rimarrà così anche al Senato, ha attirato la mia attenzione un appunto che compie un altro passo in direzione della parità tra giornalisti professionisti e pubblicisti (cioè quelli che non la esercitano come attività principale).
Premettendo che sono assolutamente contrario alla distinzione tra le due categorie, oltre che a quell'istituzione liberticida e di origine fascista che è l'Ordine dei Giornalisti (ne parlo qui).
La novità nel ddl (per ora) approvato riguarda il Segreto Professionale, cioè la possibilità di nascondere le fonti di provenienza della notizia diffusa. Tale diritto viene ora esteso anche ai pubblicisti.
Non è una cosa di poco conto; in difesa del segreto professionale dei giornalisti si è schierata anche la Corte Europea, con le sentenze Goodwin (27 marzo 1996, Goodwin c. Regno Unito) e Roemen (25 febbraio 2003, Roemen e Schmit c. Lussemburgo, Procedimento n. 51772/99), ed è salvaguardato dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Il principio liberale che sta alla base di questo diritto, sta nella minaccia alla stessa libertà d'informazione: l'ASSENZA DI OGNI RISERVATEZZA fiduciaria esporrebbe il giornalista al rischio di NON RICEVERE le notizie, in quanto le fonti sarebbero dissuase dal diffonderle.
Ben venga quindi questa norma di libertà e parificazione; speriamo non venga stravolta al Senato. In attesa, ovvio, di abolire del tutto l'Ordine, e riconoscere a tutti la libertà di fare informazione.
Sei d'accordo con me o vuoi farmi sapere cosa ne pensi? Scrivimi, puoi seguirmi ed essere sempre aggiornato via Facebook, Twitter o aggiungendomi alle tue cerchie di Google+.
Nessun commento:
Posta un commento