Una delle scene più brutte viste ieri al Senato (dopo il tragicomico ennesimo ripensamento di Berlusconi, di cui parlavo qui), è stata quella relativa al voto della Senatrice De Pin, ex del Movimento 5 Stelle, espulsa per aver lamentato il clima da caserma nel suo gruppo ed aver dato solidarietà alla collega Gambaro, espulsa prima di lei.
Lei, come gli altri 4 Senatori ex-M5S, ora nel Gruppo Misto, hanno votato la fiducia al Governo Letta. Lo ha fatto in modo sofferto e contrito, ma animata da un sincero spirito democratico.
Sia chiaro, non condivido molto di quello che ha detto, ed al suo posto, io, non avrei votato la fiducia.
Interessante, è la parte del suo intervento in cui critica il M5S, che riassume molte delle critiche che io stesso ho mosso verso la formazione:
"Tra i molti responsabili, appartenenti a quasi tutti i partiti rappresentati in quest’Aula, desidero, in quanto eletta nelle file del Movimento 5 Stelle, e quindi in diretta conoscenza dei fatti... I vertici, con la scusa della fedeltà formale nei confronti di un pezzo di carta, il «non statuto»: essi hanno compiuto un tradimento sostanziale nei confronti degli elettori che domandavano il cambiamento...
(...) Per controllare autocraticamente il partito, essi hanno impedito il dialogo con qualsiasi altra forza politica. Dietro il paravento della purezza, hanno dato prova dei più classici cinismi partitocratici, conditi per di più con intolleranza del tutto originale.
Sono entrata in Parlamento con la speranza di dare un piccolo aiuto alle persone più deboli e al Paese, alle genti della mia terra veneta, non certo per salire sui tetti di Montecitorio e insultare i colleghi dissenzienti. (...)
Con la politica del «tanto peggio, tanto meglio», con la demagogia, con le repressioni del dissenso si possono prendere dei voti alle elezioni, ma non si realizza nessun cambiamento. Anche questo è uno degli amari insegnamenti di questi ultimi sei mesi".
E' stato brutto, però, e indegno di un Parlamento, anche di una società civile, vederla attaccata dai suoi stessi excolleghi, insultata e, sembra, anche minacciata.
Poi c'è chi, anche non grillino, dice che con questa legge elettorale senza preferenze, se non sei d'accordo col tuo gruppo, devi lasciare e non puoi uscirne e votare diversamente.
Attenti, perché per andare da un ragionamento così all'imposizione del vincolo del mandato il passo è breve (e difatti Grillo, da bravo ducetto, lo contesta, qui).
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