Un referendum per decidere se lasciare in funzione o chiudere le centrali elettriche a carbone.
Lo chiede Tirrena Power, dopo che la Procura di Savona ha aperto un fascicolo su un migliaio di morti sospette. E se dovesse vincere il No - cioè che non si vogliono più centrali a carbone in Italia - si andrebbe incontro ad un ripensamento radicale delle fonti di energia.
Ma il motivo è principalmente economico, sui costi che ha l'impatto di questo combustibile su ambiente e salute, e per far emergere altri strumenti ad oggi più costosi.
"Se produci l’energia con il gas vai fuori mercato alla borsa dell’energia che dà la precedenza alle fonti rinnovabili e all'energia prodotta dal carbone, più economico" Spiega Daniela Patrucco su Speziapolis "E’ sacrosanta verità, perché nessuno contabilizza i costi dell’impatto del carbone sull’ambiente e sulla salute. Poiché i movimenti lo sanno bene, il conflitto non è tanto e solo con le aziende ma soprattutto con le istituzioni locali e il governo centrale".
La proposta di Tirreno Power vuole essere una sfida liberale, per spostare la competizione dal carbone (che costa poco e rende molto) al mercato delle altre fonti.
"Si determinerebbero infatti nuovi equilibri di prezzo perché concorrerebbero solo gli impianti a gas e le rinnovabili. Certo conviene a Sorgenia (che ha un solo impianto a carbone, quello di Vado appunto) ma non a Enel che di fatto monopolizza la borsa dell’energia con le centrali a carbone. E si sa chi comanda sull’energia in Italia da oltre cinquant’anni" conclude la Patrucco.
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