Una legge che regoli la vita interna delle formazioni politiche che intendono partecipare alle contese elettorali, definendo l' attuazione all'articolo 49 della Costituzione, manca da sempre in Italia. Il ddl a firma Zanda-Finocchiaro definito subito anti-Grillo tenta finalmente di colmare questo vuoto.
E giusto per chiarezza, il testo è stato depositato il 22 marzo, e ne riprendeva uno già presentato nella precedente legislatura. Com'è che il potente apriscatole a 5stelle lo scopre solo ora che ne parla la tanto odiata stampa?
Prima queste regole sono state applicate per l'accesso ai rimborsi elettorali (ecco, sia chiaro che il M5S non ha rinunciato a niente, solo non ne aveva diritto, come dicevo qui), ora vengono estese alle elezioni.
E non sono mica richieste fuori dal mondo: un po' di democrazia interna, uno statuto depositato e trasparenza nei bilanci. Cosa c'è di così spaventoso e forcaiolo?
Anzi, è proprio chi chiede l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti il primo che dovrebbe pretendere cose di questo genere. Ed uno statuto (l’atto costitutivo legale del movimento, registrato lo scorso dicembre e definito un “passaggio necessario per poter presentare liste alle elezioni”, ed in cui appare Beppe Grillo come presidente e suo nipote Enrico come vicepresidente e socio fondatore, ed il commercialista Enrico Maria Nadasi come segretario) il Movimento5Stelle ce l'ha.
Sono i bilanci pubblici a farvi paura?
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