Sempre per quella storia dell'esaltare il capitale artistico e culturale italiano (ne parlavo qui), dovete sapere che i piccoli teatri ed i piccoli cinema dei paesi stanno chiudendo. Non è solo una questione di legge del mercato, con i deboli schiacciati dai giganteschi multisala, ma anche e soprattutto di diffusione della cultura, di sviluppo della coscienza e dello spirito artistico dei cittadini. I palcoscenici più piccoli possono essere a questo punto utilizzati come strumento di crescita e di acculturamento dallo Stato.
Togliendoli dal filone dei blockbuster per rincorrere le pellicole sbancabotteghini (settore in cui non hanno possibilità di competere con i grandi multiplex), lo Stato potrebbe dare loro in concessione gratuita la possibilità di ritrasmettere tutti quei filmati e documentari che restano a prendere la polvere negli archivi storici.
L'idea che lo Stato sfrutti la crisi per appropriarsi dell'offerta (in questo caso culturale) di operatori del mercato potrà far storcere il naso a qualcuno, ma il compito del pubblico è quello di supplire alle carenze del privato, e se l'alternativa è fallire, l'imprenditore si giocherà così la chance di diventare, tramite lo Stato, strumento di diffusione e crescita.
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