A tutti quelli che "bisogna ridurre il costo dello Stato", e subito si scagliano all'attacco delle province (ci sono dentro anch'io, sia chiaro), vorrei segnalare un altro inutile carrozzone, che qualcuno ha anche tentato di smantellare, ma senza mai risultati degni di nota, e che racchiude un giro di affari, tra pubblico e privato, di un miliardo di euro l'anno: l'Automobile Club Italia, con il suo inutile registro doppione, il PRA.
L'ACI conta 106 sedi provinciali, 13 direzioni regionali, per un totale di 3.500 dipendenti a libro paga (molti in esubero).
Gestisce inoltre, in regime di monopolio, il Gran Premio di Monza, del valore di più di 50 milioni di euro, ed appunto il Pubblico Registro Automobilistico, che trasforma l'ACI in un replicante della Motorizzazione Civile. Infatti, per chi no lo sapesse, la certificazione di proprietà di un veicolo è contenuta anche in un altro registro, quello creato nel 1992 dal nuovo Codice della Strada: l’Archivio nazionale dei veicoli (ANV) presso il ministero dei Trasporti. Qui sono contenuti i dati relativi alle caratteristiche di costruzione e di identificazione, all’emanazione della carta di circolazione e del certificato di proprietà, a tutte le successive vicende tecniche e giuridiche del veicolo, ad ogni eventuale incidente incorso per ogni veicolo a motore immatricolato. L’ANV può inoltre certificare, a richiesta dell’utente o persona interessata, i dati di cui è titolare.
Ovviamente, sincronizzare i due registri, PRA e ANV, è drasticamente complesso ed ovviamente costoso; decine di migliaia di euro scialaquati ogni anno (con dirigenti stipendiati con 300mila euro all'anno), mentre gli imprenditori si suicidano e la Lorenzin, neoMinistro della Sanità, comincia a parlare di un "universalismo SELETTIVO" delle cure.
E l'ultimo regalo del Governo Monti aumenta il costo delle pratiche automobilistiche per salvare l'ACI.
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