Nell'iter legislativo della riforma sul finanziamento ai partiti (i nostri politici, lungimiranti come si conviene, ne parlano solo ora) spuntano delle sorprese.
La partitocrazia si chiude a riccio e tenta di disinnescare la bomba Grillo: per ora ha sempre rifiutato i finanziamenti (e direi "bella forza" considerando la sua ricchezza; credo direste lo stesso se fosse Berlusconi a rinunciarvi, nd), ma se in un prossimo futuro vorrà usufruirne, gli sarà impedito. Un emendamento, a firma Mantini (UDC), prescrive che i contributi siano erogati a movimenti dotati di uno statuto "conformato a principi democratici nella vita interna con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti" ('rispetto delle minoranze' ossia quote rosa, quote arcobaleno, quote gialle - per i giovani, quote nere - per gli immigrati..?).
Il Non-Statuto dei 5 Stelle, quindi, escluderebbe il movimento dai finanziamenti.
Seconda sorpresa, l'aumento della detraibilità: è vero che i finanziamenti sono stati dimezzati (quindi non è che vigileranno meglio, solo ruberanno un po' meno, ndr), ma aumenta dall'attuale 19% al 26% (a regime nel 2016) la quota detribile per le donazioni private.
Per cui lo Stato finanzierà meno i partiti, ma sgraverà di più dalle tasse dei donatori (26%, come una donazione ad un'associazione benefica, ndr).
Poi ce n'è un altro, di emendamento controverso, a firma Lanzillotta (Api).
Si prevede che i soldi del finanziamento pubblico in eccesso (ossia non utilizzati per rimborsare le spese), possano essere utilizzati dai partiti per svolgere attività di formazione per i propri eletti nelle istituzioni, e le formazioni politiche potranno stipulare convenzioni con le scuole ed altre istituzioni (pubbliche ed anche private) per utilizzarne i locali per le loro iniziative.
Se riguardo all'emendamento Mantini potrei essere d'accordo (una legge sulla democrazia interna e sul funzionamento dei partiti era già stata auspicata da Sturzo, ndr), riguardo alle detrazioni occorrerebbe forse una revisione dell'intero sistema fiscale (ma quello che propugnava la "riforma fiscale" un giorno sì e l'altro pure, è stato al potere vent'anni e di questa riforma nenche l'ombra...) e per l'emendamento Lanzillotta (che mi pare già approvato dall'aula, ndr) dico che i soldi residui dopo il rimborso delle campagne elettorali devono tornare allo Stato, che li utilizzerà secondo necessità sociali.
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