In questo weekend superelettorale europeo si è anche tenuto anche un referendum in Sardegna, una consultazione importante che, a livello regionale, ha tentato di porre un freno ai costi della politica, ed ha anticipato anche la tanto sospirata e richiesta abolizione delle province (che proprio sull'isola proliferano come funghi, ndr).
I risultati dello scrutinio dei dieci quesiti nelle 1.826 sezioni confermano la posizione dei sardi contro gli sprechi.
Referendum n. 1: "Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 2 gennaio 1997, n. 4 e successive integrazioni e modificazioni recante disposizioni in materia di Riassetto generale delle Province e procedure ordinarie per l'istituzione di nuove Province e la modificazione delle circoscrizioni provinciali?" Si 96,94% - No 3,05%.
Referendum n. 2: "Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 1 luglio 2002, n. 10 recante disposizioni in materia di Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove Province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4?" Si' 97,60 - No 2,39;
Referendum n. 3: "Volete voi che sia abrogata la deliberazione del Consiglio regionale della Sardegna del 31 marzo 1999 (pubblicata sul BURAS n. 11 del 9 aprile 1999) contenente La previsione delle nuove circoscrizioni provinciali della Sardegna, ai sensi dell'art. 4 della legge regionale 2 gennaio 1997, n.4?" Si' 97,71 - No 2,28;
Referendum n. 4: "Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 12 luglio 2001, n. 9 recante disposizioni in materia di ''Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell'Ogliastra e di Olbia-Tempio? Si' 96,87 - No 3,12;
Referendum n. 5: "Siete voi favorevoli all'abolizione delle quattro province 'storiche' della Sardegna, Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano?" Si' 65,98 - No 34,01.
Con questi primi 5 quesiti, i cittadini della Sardegna hanno deciso di eliminare le province dal territorio regionale; quello però relativo alle province 'storiche', era solo consultivo, e nonostante la vittoria dei "sì" per una vera riforma degli enti 'storicì occorre una norma costituzionale con la doppia lettura in Parlamento.
Referendum n. 6: "Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un' Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi?" Si' 94,42 - No 5,57.
Referendum n. 7: "Siete voi favorevoli all'elezione diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie normate per legge?" Si' 96,85 - No 3,14.
Questi quesiti mi lasciano un po' scettico: riscrivere lo statuto per arrivare dove? Poi, primarie per la scelta del Presidente, d'accordo, ma dovrebbero essere i partiti a far concorrere persone di loro fiducia; se si converge su un nome che però poi è inviso alla sua maggioranza siamo da capo.
Referendum n. 8: "Volete voi che sia abrogato l'art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante ''Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna'' e successive modificazioni?" Si' 97,17 - No 2,82;
Referendum n. 9: "Siete voi favorevoli all'abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna?" Si' 97,06 - No 2,93.
L'Assemblea sarda, durante la discussione sulla Finanziaria 2012, ha già bocciato un emendamento sul tema, e dovrà dire la propria sull'eliminazione dei Consigli di amministrazione di enti e agenzie regionali. Il referendum è solo consultivo e quindi non vincolante per definire i nuovi assetti degli enti strumentali.
Referendum n. 10: "Siete voi favorevoli alla riduzione a cinquanta del numero dei componenti del Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna?" Si' 98,27 - No 1,72.
Un corteggiamento anticasta, ormai immancabile in ogni tornata, per ridurre gli stipendi dei consiglieri regionali, agganciati a quelli dei parlamentari italiani (circa l'80%), e per ridurre il numero degli stessi (da 80 a 50); soluzione su cui, almeno a livello nazionale, non sono molto d'accordo (come dicevo qui). Dovrà essere ora l'Aula di via Roma a dettare le nuove norme decidendo quale sarà il nuovo 'compenso'.
Una lezione di democrazia diretta dal basso (credo costituzionalmente inapplicabile su base nazionale) che lambisce l'antipolitica in maniera secondo me analitica e seria, senza scadere nella demagogia e nel qualunquismo.
I quesiti consultivi non sono vincolanti, ma rimangono comunque un segnale importante ed una traccia della volontà del popolo sardo. Anche il Presidente Cappellacci (PdL) ha cavalcato la tornata, vedremo ora se si batterà con la stessa passione per attuarne l'esito.
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