"Quando è guerra, è guerra per tutti" recita una barzelletta un po' spinta.
Ma dovrebbe essere vero, soprattutto in politica. Non in senso bellico, chiaramente, ma sociale: cioè se ci sono da fare dei sacrifici, è giusto che tutti li facciano, nel limite delle loro possibilità.
E invece il nostro Governo tiene le forbici con una mano, tagliando al pubblico, mentre con l'altra distribuisce soldi a pioggia al mondo privato. Rischiando, tra l'altro, di dover mettere una terza mano in tasca per tirare fuori il portafoglio.
E' il caso della scuola: è dal 2008 che si sono tagliati oltre 8 miliardi dall'istruzione pubblica, ed oggi si parla di altri 390 milioni che verrebbero sottratti ai fondi degli istituti; contemporaneamente, però, ci si permette di esentare le scuole private cattoliche dal pagamento dell'imu.
La terza mano potrebbe essere costretta a pagare le multe europee per indebiti aiuti di Stato a quelle che sono a tutti gli effetti società d'interesse privato, che producono profitti.
Allora, se è vero che c'è crisi, dobbiamo fare sacrifici, e tutte le melensità che ci propinano da qualche anno, che li facciano tutti.
Poi la minaccia secondo cui "lo Stato spende meno ad aiutare gli studenti che frequentano le scuole private, piuttosto che accogliere tutti negli istituti pubblici", probabilmente è vera, ma stiamo parlando di un diritto primario, l'istruzione, una risorsa fondamentale nella realtà, nel mercato e nella società moderni.
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