Primo passo della riforma dell'Ordine dei Giornalisti, licenziata dalla Commissione Cultura della Camera, all'unanimità a parte un astenuto.
La riforma rende obbligatorio, per l'accesso alla professione, il conseguimento della laurea. Ad indorare la pillola, un codicillo anticasta che fissa a 90 il numero massimo dei componenti del Consiglio Nazionale dell'Ordine (attualmente sono 150, in continua crescita). Cassati, invece, il Giurì sulla correttezza dell'informazione e la commissione deontologica nazionale, che in molti si augurano vengano reintrodotti al Senato.
Soddisfatto il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino "la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura una mini riforma della legge sull'Ordine dei giornalisti. E' doveroso ringraziare per l'impegno profuso la commissione Cultura, la sua presidente Valentina Aprea (la privatizzatrice della scuola che con il suo DDL avrebbe dato il colpo di grazia all'istruzione pubblica, ndr), il relatore Giancarlo Mazzuca e, tramite il primo firmatario della proposta, Pino Pisicchio, tutti i parlamentari".
Ho già espresso il mio punto di vista riguardo al fossile fascista dell'Ordine dei Giornalisti (qui), e sono ancora convinto debba essere tolto di mezzo; non per rendere anarchica e fuori controllo l'attività, ma per tutelare il diritto di tutti di farsi promotori di flussi informativi.
Ben vengano commissioni e giurì che ne monitorino veridicità e condizioni, ma sono assolutamente contrario all'imposizione di titoli di studio minimi. Posso essere favorevole a differenziare le modalità di lavoro ed intervento sui giornalisti in base ai loro studi ed esperienza, ma non discriminanti per l'accesso all'attività.
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fra un po' metteranno anche un esame da superare per diventare giornalisti, dove i candidati troppo antiberlusconiani verranno bocciati, in modo da dare accesso alla stampa solo a tanti piccoli vittorio feltri.
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