C'era una volta il Conflitto d'Interessi. Berlusconi, proprietario di tre emittenti televisive e come Presidente del Consiglio controllore di altre tre, sta, per via politica, per dare il colpo di grazia anche alle televisioni locali, l'ultima concorrenza libera rimasta.
Prima, la notizia è del 7 luglio, il Ministro Romani si costruisce un mini-scudo per mettersi al riparo dai ricordi al Tar degli editori; poche righe palesemente incostituzionali: “In ragione del preminente interesse nazionale alla sollecita liberazione e assegnazione delle frequenze, l’annullamento di atti e provvedimenti adottati nell’ambito delle procedure non comporta la reintegrazione in forma specifica e l’eventuale risarcimento del danno eventualmente dovuto avviene solo per equivalente”, che tradotto significa di fronte a un atto illegittimo il piccolo editore televisivo non potrà riavere la frequenza scippata, ma solo ottenere un risarcimento in denaro, ed a pagare ovviamente saranno i cittadini.
Poi, un terremoto digitale scuoterà l'etere, le emitenti locali verranno esproriate delle loro frequenze, cambiando posto sul telecomando e finendo nel limbo: “l’Amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi della polizia postale e delle comunicazioni”.
Infine ecco arrivare la trovata che rinforza ancor di più il monopolio Raiset: a settembre si terranno due gare per l’ulteriore assegnazione di frequenze digitali, di cui la prima riservata agli operatori di telefonia mobile, mentre la seconda è un beauty contest (cioé un “concorso di bellezza” al posto di un’asta competitiva) per sei super-frequenze digitali, in grado di trasportare ciascuna sei canali televisivi. E saranno i concorrenti dai punteggi più alti per quel che concerne requisiti tecnici e commerciali ad accaparrarsi (gratuitamente) l’ambito premio: è del tutto evidente che si tratterà di Mediaset e Rai.
Prima si sono attirati gli imprenditori con le lusinghe della tv digitale, liberale e plurale, ed ora si distorce il mercato occupando tutto l'occupabile, spingendo sempre più giù i canali locali (a cui per legge dovrebbero essere assegnate un terzo delle frequenze..).
"A scapito degli editori emergenti" rileva il deputato democratico Peluffo, membro della commissione di vigilanza Rai "Le tv locali sono beffate due volte: i nove segnali destinati a essere venduti all’asta agli operatori di telecomunicazione erano stati assegnati alle tv locali solo sei mesi fa. Un regalo che vale 300 milioni. Pari alla metà della somma pagata all’Ingegner De Benedetti".
Di fronte ad un'Europa che ci chiede ogni giorno di aprire mercato e comunicazione, le nostre istituzioni pensano solo a tutelare gli interessi del Capo e delle sue aziende, distorcendo la concorrenza e la galassia dei media.
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