Un vespaio si è alzato attorno a Vendola, che ha abiurato il termine compagni, storicamente utilizzato da comunisti, socialisti e radicali (a parte il black-out dell'alleanza col centrodestra, in cui non si usava più quell'appellativo, ndr).
Non è la prima volta che scoppia il caos su questo, la polermica tenne banco per mesi quando Ds e Margherita si fusero dando vita al Pd.
In un'intervista rilasciata il giorno dopo, il leader di Sel ha poi, come si dice dalle mie parti, cercato di appallotolarla per renderla più digeribile, minimizzando, smentendo, dicendo di essere stato frainteso (una smentita, di questi tempi, non si nega a nessuno, ndr), dissotterrando equilibrismi dall'etimologia italiana e dalla storia del Pci.
Vendola preferisce circondarsi di 'Amici'.
Che direi che è un po' diverso: ho degli amici che non sono compagni, come dei compagni che non sono automaticamente miei amici; succede che le cose si sovrappongano, ma ripeto non è ovvio e non è automatico. Un po' come per i colleghi di lavoro.
Anche nel Nuovo Partito d'Azione, di cui faccio parte, l'affaire-compagni ogni tanto fa la sua comparsa; l'NPA è una formazione abbastanza traversale, che riunisce principi liberali (erroneamente secondo me definiti 'di destra'), radicali e socialisti, e capita che qualcuno storca il naso sentendosi chiamare così.
A me basta sapere che anche i Partigiani, tra cui c'erano comunisti, azionisti, democristiani e liberali, tra loro si chiamavano Compagni.
Se è vero, ed io lo penso, che ci troviamo in una situazione di emergenza democratica, con la società calpestata da una maggioranza autoreferenziale, censorea, illiberale e reazionaria, e che serve una nuova Resistenza, allora, da non comunista, sono il primo a etichettarmi come Compagno, come Partigiano del Nuovo Millennio.
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