martedì 7 giugno 2011

La Costituzione Buttata a Mare

Giro su FareProgresso un interessante articolo di Leonardo Maga sull'IVA applicata al leasing nautico.

Sollecitato da mio padre, fortemente appassionato di nautica da diporto, son venuto a conoscenza della normativa riguardante l'acquisto di imbarcazioni in leasing, che secondo me contravviene in maniera smaccata allo spirito della Costituzione, e che oltretutto sta portando il settore nautico italiano sull'orlo del lastrico.
Con l'art. 46 della Legge 21/11/2000 n. 342 si decise che i corrispettivi per le prestazioni derivanti da contratti di locazione, anche finanziaria, noleggio e simili di mezzi di trasporto, non dovessero essere assoggettati ad IVA se i mezzi stessi fossero stati utilizzati al di fuori dell'Unione Europea, introducendo quindi agevolazioni fiscali sull'acquisto di imbarcazioni in locazione finanziaria (leasing); questa formula, il cui fondamento fatica ad essere condivisibile, porta però a conseguenze ancor meno condivisibili: sulla base del ragionamento del legislatore, infatti, la percentuale di tempo trascorsa al di fuori dell'Unione Europea aumenta all'aumentare della lunghezza dell'imbarcazione, con la conseguenza che le agevolazioni fiscali son sempre più forti all'aumentare della lunghezza dell'imbarcazione, come illustrato di seguito:
(Legenda di lettura: UNITA' è la tipologia di unità da diporto; TASSATI: è la percentuale da assoggettare ad IVA 20%; IVA: l'aliquota IVA equivalente)

UNITA': Unità appartenenti alla categoria D (meno di 7,50 metri)
TASSATI: 100%
IVA: 20%

UNITA': Unità a motore di lunghezza fino a 7,50 metri
TASSATI: 90%
IVA: 18%

UNITA': Unità a vela di lunghezza fino a 10 metri e unità a motore di lunghezza tra i 7,5 e 12 metri
TASSATI: 60%
IVA: 12%

UNITA': Unità a vela di lunghezza tra i 10,01 e 20 metri e unità a motore di lunghezza tra 12,01 e 16 metri
TASSATI: 50%
IVA: 10%

UNITA': Unità a vela di lunghezza tra i 20,01 e 24 metri ed unità a motore di lunghezza tra 16,01 e 24 metri
TASSATI: 40%
IVA: 8%

UNITA': Unità a motore o a vela di lunghezza superiore a 24 metri
TASSATI: 30%
IVA: 6%

Una “progressività” dell'imposta esattamente contraria rispetto a quella prospettata dai nostri padri costituenti, che porta a conseguenze pratiche assolutamente irrazionali. Chi potrà usufruire del vantaggio maggiore, cioè il pagamento del solo 6% di IVA, saranno infatti gli acquirenti di vere e proprie navi, che potendosi permettere codesto acquisto saranno sicuramente molto danarosi e non bisognosi di agevolazioni fiscali; chi invece potrà usufruire in maniera solamente irrisoria delle agevolazioni saranno gli acquirenti di imbarcazioni medio-piccole, che magari sono famiglie sicuramente benestanti, ma che hanno disponibilità economiche neanche paragonabili ai grandi miliardari di cui sopra, e che quindi potrebbero essere invogliati all'acquisto di una piccola imbarcazione, da utilizzare per la pesca o per un weekend in relax, proprio dalle agevolazioni fiscali. La normativa, come già detto, è del 2000, quindi questa non è una novità, ed addirittura nei primi tempi si pensava che tutto questo avrebbe agevolato il mercato della cantieristica nautica, settore in cui l'Italia è ai vertici a livello mondiale. Nel 2011, però, non si può dire che le previsioni si siano avverate. Abbiamo assistito in questi giorni alla crisi di Fincantieri, specializzata in cantieristica navale, segno che anche una normativa ingiustamente favorevole non è riuscita a salvare un settore che naviga in cattive acque. Non solo Fincantieri, però, è in crisi, perchè la crisi ha colpito anche il cantiere Ferretti, specializzato nella produzione di imbarcazioni di medie dimensioni: in questo caso la quasi assenza di agevolazioni fiscali, unita ad una minore disponibilità di denaro da parte della medio-alta borghesia ed alle “minacce” di controlli fiscali a tappeto da parte del ministro Tremonti a chiunque acquistasse un natante, ha portato i tradizionali acquirenti di mezzi di questo tipo a rinunciare, trasformando un settore che dovrebbe essere un fiore all'occhiello dell'economia italiana in un settore esangue e in punto di morte.

2 commenti:

  1. Tutta la fiscalità italiana è all'incontrario. Se non si prende atto di questo e non c'è la volontà di una sostanziale perequazione, ogni Riforma fiscale - sempre annunciata e, in certo senso, per fortuna mai ancora realizzata- ancorché sbandierata come un miglioramento necessario, non farà che rafforzare un sistema ingiusto ed iniquo. Occorre un Governo popolare ...

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  2. a mio avviso, però, ad un riequilibrio del sistema di tassazione attuato mediante la patrimoniale progressiva, andrebbe affiancata una diminuzione della tassazione sul lavoro dipendente e sull'impresa. ballarò nell'illustrazione di questo scenario è fin troppo esaustivo: gli imprenditori sono costretti a prendere prestiti per pagare le tasse, e gli operai prendono stipendi azzoppati da una tassazione che li porta a non arrivare a fine mese. tutto questo sta inginocchiando il mondo del lavoro. oltretutto, ad una tassazione spropositata, quasi ai livelli scandinavi, si contrappone un welfare sulla carta amplissimo ma di fatto insufficiente. mi fa ridere poi vendola, che dovrebbe essere sensibile a tutto questo, dire non che lo stato deve tagliare gli sprechi, ma che IL WELFARE ATTUALE NON PUO' ESSER MANTENUTO, mi son cadute le braccia quando l'ho sentito. credo, comunque, che molti dei problemi si attenueranno diminuendo il debito pubblico, però bisogna anche tagliare i rami secchi nella gestione dei servizi pubblici essenziali per garantire efficienza e limitare gli sprechi, cosicchè potremo tutti pagare le tasse con meno astio e pagare, quindi, tutti un po' meno.

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