lunedì 20 giugno 2011

Il PD dribbla il Referendum e difende Hera

I nodi vengono al pettine, cari i miei democratici. Prima vi permettete di cavalcare il referendum e saltare sul carro dei vincitori senza alcun titolo (qui), poi però volete difendere dal suo esito una società che avete militarizzato.

E scoppia il caos. Il responso del 12 e 13 giugno ha messo in difficoltà il colosso Hera Spa, che in Emilia Romagna opera in regime di monopolio: votare sì al secondo quesito ha significato abrogare la possibilità di remunerare gli investimenti fatti. E mentre emerge l’esigenza di una legge nazionale che colmi il vuoto normativo creatosi, c’è chi fatica a rimboccarsi le maniche e si gode il clima della festa. È Virginio Merola, il sindaco di Bologna, che non pare preoccuparsi troppo dei rapporti con la multiutility: “Per adesso godiamoci il buon risultato del referendum, le conseguenze del voto popolare su Hera le valuteremo. Devo ancora incontrare l’azienda e bisogna vedere anche quali decisioni assumerà il Parlamento”.
Quindi per ora non cambia niente, le convenzioni restano. "E' il parlamento che deve intervenire", dicono i sindaci della regione. "Vogliono solo prender tempo" è la risposta di Idv, M5S e Comitati.

Liana Barbati, capogruppo regionale dell’Idv, ha chiesto le dimissioni di Andrea Viero, direttore generale di Iren Spa, azienda che coordina l’attività delle società territoriali dell’Emilia Romagna per la gestione operativa del ciclo idrico integrato e di Maurizio Chiarini, amministratore delegato di Hera, che prima del voto aveva detto: “Se vincerà il sì, il referendum bloccherà gli investimenti con effetti pesanti per l’occupazione e pericolosi per i consumatori”.
Le parole di Barbati sono “solo fumo negli occhi” per il Movimento 5 Stelle che in un comunicato accusa direttamente il partito di Di Pietro: “L’Idv vuole scaricare le sue responsabilità politiche visto che governa con il Pd e ha avvallato le scelte di Hera. Si vuole davvero cambiare e rispettare il voto degli italiani? Si scorpori l’acqua da Iren ed Hera e si dia in mano ai consorzi pubblici eletti direttamente dai cittadini e non dai partiti con le solite spartizioni”.
Roberto Balzani, primo cittadino di Forlì, tenta una mediazione: “L’abolizione dell’articolo 23 bis, che avrebbe imposto la gestione ai privati per decreto, ci permette di ragionare sulla possibilità di affidare il servizio oggi svolto da Hera a Romagna Acque. È una società interamente pubblica, capitalizzata, che se impiega bene i mezzi che ha, può essere in grado di assicurare una buona gestione pubblica dell’acqua. Certo, è una sfida, ma è una possibilità che dobbiamo valutare”.

Vandini, capogruppo del M5S di Ravenna, ha depositato un’interrogazione con richiesta di discussione in consiglio comunale per sapere “come farà il Pd a districarsi, dopo aver appoggiato l’abrogazione della quota di remunerazione del capitale, quando è noto che i suoi uomini sono dentro al management di Hera, la multiutility che ha affermato a mezzo stampa che il referendum non potrà avere alcun effetto pratico”.
Vandini spiega poi la contromossa “Pare infatti che già sia pronta una proposta di legge targata Pd che, all’abrogato articolo 154 del d.l. 152/2006, voglia sostituire una norma secondo cui un 4 per cento della tariffa venga assegnata all’azienda erogatrice nella forma della copertura del rischio d’impresa”. Il Movimento 5 Stelle valuta questa strategia del Pd come una chiara volontà di “ripristinare la remunerazione del capitale abrogata dal referendum, una proposta che si colloca nella scia della politica liberista che -dicono- ci perseguita da 20 anni e che il vertice del Pd è il più coerente ad incarnare”.

Il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci dovrà trovare una risposta convincente anche un’altra interrogazione depositata in Comune, firmata Nereo Foschini e Alberto Ancarani, capogruppo e vice del Pdl locale: “Grazie alle opportunità previste dal decreto Ronchi, Hera aveva assicurato investimenti rilevanti per il miglioramento del servizio idrico e ad oggi gli investimenti realizzati, in corso di realizzazione o da realizzare sono finanziati e remunerati con la tariffa approvata da Ato 7 Ravenna, in contraddittorio con il gestore Hera e di conseguenza pagati dai cittadini con le bollette”. Tenendo conto di ciò i consiglieri del Pdl ritengono che “l’esito referendario ponga in serio dubbio la realizzazione degli investimenti programmati, come peraltro dichiarato pubblicamente dal management di Hera”.

Daniele Manca, sindaco di Imola e presidente del patto di sindacato dei soci pubblici di Hera: “E’ opportuno e utile, tenere conto che ci sono convenzioni in essere con le aziende, contratti vigenti che vanno rispettati e che non vengono messi in discussione dai referendum” e la palla passa di nuovo alla holding Hera. Il direttore generale Roberto Barilli ha convenuto con Emanuele Burgin, assessore provinciale all’ambiente in rappresentanza dell’autorità d’ambito (Ato), la “piena disponibilità a proseguire gli investimenti già previsti dalla vigente convenzione, che per il 2011 ammontano a 26,5 milioni di euro”. “Ato ed Hera concordano" riporta una nota "sulla validità dell’attuale convenzione, nell’attesa di poter riprendere detto percorso anche alla luce della nuova normativa che sarà definita in seguito al referendum”.

1 commento:

  1. sarei curioso di sapere l'opinione a riguardo del mio neosindaco, andrea gnassi, che probabilmente non è stato interpellato perchè appena eletto. io comunque sarei dalla parte del sindaco di forlì, via l'acqua da hera che propone bollette salatissime e passiamo a romagna acque, come han fatto a parigi.

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