martedì 12 giugno 2012

Come Fosse un Insulto

Stimo molto il giornalista Flores d'Arcais, e dopo gli attacchi ricevuti da Il Giornale la mia ammirazione non può che crescere. Questa volta, poi, gli appuntano anche la medaglia con la spada fiammeggiante, e ciò mi onora.
Degno di una "Sinistra Azionista", così il quotidiano bolla il suo saggio 'Democrazia! Libertà privata e libertà in rivolta', come fosse il peggiore degli insulti. Anch'io, chi mi segue lo sa, m'ispiro al pensiero azionista come fusione di socialismo e liberalismo, come fondamenta del pensiero radicale e progressista; e l'essere cacciato dal Nuovo Partito d'Azione (qui) non ha cambiato il mio modo di vedere l'azionismo, sono loro che fanno violenza alle idee della Rivoluzione Democratica e Liberale.
Nel saggio, D'Arcais elogia alcuni aspetti della Quarta Via, che personalmente vedo e traduco come la giusta responsabilizzazione sociale dei grandi proprietari di ricchezze, attraverso strumenti come l'imposta patrimoniale o il prestito forzoso.

C'è però anche una nota stonata nel suo saggio (evidenziata da Il Giornale, e non vorrei fosse frutto di un'abile manipolazione; è una citazione di Rousseau, e non so in quale contesto sia inserita): "uno dei compiti più importanti del Governo consiste nel prevenire l'estrema diseguaglianza delle fortune (...) impedendo a tutti i mezzi per accumularle".
Diciamo che per la prima parte posso essere indirettamente d'accordo, nel senso che lo Stato dovrebbe tutelare, per quel che gli compete, retribuzioni, compensi e diritti più bilanciati ed equi; però credo sbagliato invadere campi come quelli del merito e del talento, che se consentono a qualcuno di guadagnarsele, le sue ricchezze, anche se enormi, tali dovrebbero rimanere. La seconda parte mi fa inorridire invece, degna di un regime totalitario e fanatico; sarei per una riformulazione in chiave liberale e progressista, 'offrendo a tutti la possibilità di realizzarsi e, se vuole, accomularle'.
Le ricchezze, poi, tassarle, progressivamente.

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1 commento:

  1. Caro Enea,
    credo che in realtà ci sia un fraintendimento.
    La seconda parte è relativa al fatto che lo stato dovrebbe impedire non l'accumulo di ricchezze, bensì l'accumulo di fortune ESTREMAMENTE DISEGUALI.
    Ritradotto: lo stato deve operare una decisa redistribuzione (e, in alcunu casi, una "moderazione alla fonte", perché l'accumulo di ricchezze sproporzionatamente grandi (pensa allo stipendio di Marchionne paragonato a quello di un operaio FIAT) crea enormi differenze di potere (anche nel senso di potere strettamente politico) tra i cittadini, nonché una libertà profondamente "diseguale".
    Detto altrimenti: non si sta negando il merito e il diritto di godere proporzionalmente dei frutti del proprio merito, accumulando, bensì si sta negando che il merito possa essere tale, da dar diritto a redditi migliaia di volte (letteralmente: migliaia di volte) superiori a quelle di chi ricopre mansioni lavorative più umili.
    Personalmente credo che non occorra essere marxisti e/o sostenitori della teoria marxiana del plusvalore (io non sono né l'uno né l'altro, perché penso che il "Marginalismo" dia molto meglio conto dei meccanismi di formazione del prezzo...) per riconoscere che, se A guadagna migliaia di volte più di B, non può essere ragionevolmente vero che i suoi meriti siano migliaia di volte superiori ai meriti/demeriti di B, bensì semplicemente tale sperequazione reddituale è effetto di un meccanismo di mercato capitalistico lasciato a sé stesso, e non governato dalla politica.
    Senza poi dire dell'enorme differenza di potere politico che hanno A e B, in conseguenza delle loro abissalmente diverse "fortune", il che rende B libero SOLO FORMALMENTE...

    Ad ogni modo, se ho ben capito, quelle non sono parole di d'Arcais, ma di Rousseau citato da d'Arcais...

    PERMETTIMI DI DARE IL LINK DELL'ARTICOLACCIO DE "IL GIORNALE" SU D'ARCAIS:

    http://www.ilgiornale.it/cultura/la_democrazia_stalinista_flores_darcais/27-05-2012/articolo-id=589805-page=0-comments=1

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