giovedì 28 giugno 2012

Non Venite adesso a farmi la Ramanzina Stalinista


Ma è chiaro che il lavoro non è un diritto nel senso formale del termine. Se no staremmo in un regime tipo sovietico o rumeno, dove lo Stato alloca a sua discrezione i lavoratori nei posti vuoti, in barba alla libertà ed alle attitudini delle persone.
Nel mio articolo precedente sulle parole del Ministro Fornero (qui), sottolineavo solo lo spergiuro di un funzionario pubblico sulla Costituzione. Ma neanche la Carta presumo voglia intendere un modello di Welfare a firma Stalin o Ceausescu; per come la intendo io, quel 'diritto' è una 'libertà', che sottende anche a tutta una serie di garanzie e tutele per chi la esercita.

Di quelle parole, mi ha colpito molto di più la seconda parte, "(il lavoro) va guadagnato, anche con il sacrificio". Non credo si riferisse allo studio con 'sacrificio', e neanche ad altre espressioni più o meno legittime.
Ecco, è una sottile differenza lessicale secondo me: è giusto "sacrificarsi per il proprio lavoro" (penso a straordinari, surplus di lavoro, competenze specifiche...) ma questo implica averne già uno, non che ci si debba immolare per avere uno straccio di posto.
Invece spopolano in rete offerte di lavoro non pagato (o che truffaldinamente impongono abbonamenti o quote associative, ndr), è questo che intendeva con "sacrificio", Ministro Fornero?

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2 commenti:

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  2. Bisogna, però, secondo me, superare certi schemi: uno Stato che garantisce a tutti un lavoro di base (e un reddito di sussistenza) non è necessariamente uno Stato comunista (pensiamo solo che l'idea del 'reddito di cittadinanza' è stata proposta per primo da un economista iperliberista). Bisogna riflettere sullo scenario dei nostri tempi che è quello di una 'società senza lavoro'. Solo chi ha il merito o la fortuna di entrare nel mercato del lavoro, dunque, ha diritto a campare e a svolgere un'attività utile per la società?
    La scuola per tutti e la sanità per tutti sono conquiste della democrazia - non del comunismo- e così dovrà essere anche per il lavoro (che è la condizione per meritare socialmente il reddito necessario a vivere) Un'idea questa su cui lavorò Ernesto Rossi, che era liberale e allievo di Luigi Einaudi, ma era contro gli esiti disumani delle società individualiste e che va ripresa oggi e aggiornata, senza nulla togliereall'impegno, all'iniziativa, alla creatività e alle ambizioni dei singoli

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