martedì 31 maggio 2011

Non Vedo Perché Dovrei Farlo

La definisco ormai solo una convenzione sociale quella di battezzare i neonati; per poter da grandi ricevere gli altri sacramenti senza complicazioni, per non emarginarli tra i coetanei o per tradizione familiare. Qualcuno, i mangiapreti più aggueriti, lo definisce una vioenza inumana contro il bambino e la sua libertà. Io non sono del tutto d'accordo.

Ma cominciamo dal principio: il battesimo è il mezzo "mediante il quale ci si libera dal peccato e, rigenerati come figli di Dio, si diventa membra di Cristo, ci si incorpora alla Chiesa e resi partecipi della sua missione", così dice il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1213).
Sicuramente, un infante di pochi giorni non ha modo di esprimere la propria volontà di 'rigenerarsi come figlio di Dio'. In origine, infatti, il sacramento del battesimo veniva impartito da adulti, se non in punto di morte, per essere 'il più puri possibile'.
Da notare, comunque, che il battesimo è un rito estraneo alla narrazione evangelica: gli unici passi espliciti (Matteo 28,19, Marco 16,15) sono spesso considerati aggiunte posteriori; ed i passi di Giovanni 3,22-26 sono contraddetti da Giovanni 4,1. Gesù, seppur battezzato da Giovanni, stando al Nuovo Testamento personalmente non battezzò mai nessuno, né tanto meno risulta siano mai stati battezzati gli apostoli.

Torniamo alla violazione della libertà personale del figlio:
La sentenza della Corte Costituzionale n. 239/84 ha stabilito che l’adesione a una qualsiasi comunità religiosa debba essere basata sulla volontà della persona, e questa non è ravvisabile in un bambino di pochi giorni di vita.
Possiamo dire che il battesimo, come stabilito dal canone 96 del Codice di diritto canonico, secondo il quale "mediante il battesimo l’uomo è incorporato alla Chiesa di Cristo e in essa è costituito persona, con i doveri e i diritti che ai cristiani, tenuta presente la loro condizione, sono propri, in quanto sono nella comunione ecclesiastica e purché non si frapponga una sanzione legittimamente inflitta" è incostituzionale? Secondo me Sì, possiamo tranquillamente dirlo.
Da notare, inoltre, come il diritto canonico e quello ordinario entrino in conflitto: al canone 868, un'assurda norma stabilirebbe che "il bambino di genitori cattolici e persino di non cattolici, in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori", in palese contrasto con l’art. 30 della Costituzione ("è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli").

Io sono battezzato (anche per i motivi elencati in apertura), agnostico (tendente all'ateismo) e laico (che non è la stessa cosa, ndr), e non do nessun valore al rito del battesimo.
Non capisco questa nuova moda anticlericale di sbattezzarsi: se per me non ha alcun significato quel rivolo d'acqua che mi hanno versato in fronte, non vedo perchè dovrei stracciarmi le vesti per liberarmene. Semplicemente, me ne infischio.
L'Apostasia, questo il nome clericale dello sbattezzo, è per il diritto penale della Chiesa cattolica, prefigurabile come un 'delitto' (Codice di diritto canonico, can. 1041); chi si proclama ateo e agnostico, è da considerarsi un apostata, e pertanto soggetto alla scomunica latae sententiae (can. 1364), un tipo di provvedimento canonico che si applica automaticamente, anche se la Chiesa non è al corrente del 'delitto' commesso.
Tutte cose che, come ho già detto, non mi interessano.
Vedo questa mania solo come un intendimento vendicativo.

Ho cercato per cui alcuni motivi CONCRETI per cui valga la pena farlo, e sul sito della UAAR ho trovato le loro ragioni:
1) PER COERENZA: se non si è più cattolici non v’è alcuna ragione per essere considerati ancora tali da chi non si ritiene più degni della propria stima;
(sì, è anche logico, ma ripeto che per me quel rito è equiparabile all'investitura di Guerriero di 3° Livello in una partita di Dungeons & Dragons, perchè dovrei perdere tempo per un'inezia del genere?)
2) PER MANDARE UN CHIARO SEGNALE a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica;
(a chi? Come disse Stalin, "quante armate ha il Papa?")
3) PER UNA QUESTIONE DI DEMOCRAZIA: troppo spesso il clero cattolico, convinto di rivolgersi a tutta la popolazione della propria parrocchia, “invade” la vita altrui (pensiamo alle benedizioni natalizie o, più banalmente, al rumore prodotto dalle campane). Si crea così una sorta di “condizionamento ambientale” e si diffonde la convinzione che bisogna battezzare, cresimare, confessarsi e sposarsi in chiesa per non essere discriminati all’interno della propria comunità. Abbattere questo muro, rivendicando con orgoglio la propria identità di ateo o agnostico, è una battaglia essenziale per vivere in una società veramente libera e laica;
(personalmente ritengo che la Democrazia sia un'altra cosa, mi sembra molto assimilabile al punto precedente, e comunque se non voglio la benedizione lo dico chiaramente e non faccio entrare il prete in casa)
4) PER LA VOGLIA DI FAR CRESCERE IL NUMERO DEGLI SBATTEZZATI, contrapponendolo alla rivendicazione cattolica di rappresentare il 96% della popolazione italiana;
(ma anche se fosse il 99,9%, chi se ne frega!)
5) PERCHE' SI FA PARTE DI GRUPPI MALTRATTATI DALLA CHIESA CATTOLICA: gay, donne, conviventi, ricercatori…
(e qui torniamo alla coerenza...)
6) PER RIVENDICARE LA PROPRIA IDENTITA' NEI PASSAGGI IMPORTANTI DELLA PROPRIA VITA. Non essere più cattolici comporta l’esclusione dai sacramenti, l’esclusione dall’incarico di padrino per battesimo e cresima, la necessità di una licenza per l’ammissione al matrimonio (misto), la privazione delle esequie ecclesiastiche in mancanza di segni di ripensamento da parte dell’interessato. Significa quindi non dover sottostare alle richieste del proprio futuro coniuge di voler soddisfare la parentela con un rito in chiesa, non vedersi rifilare un’estrema unzione (magari mentre si è immobilizzati), e avere la relativa sicurezza che i propri eredi non effettueranno una cerimonia funebre in contrasto con i propri orientamenti;
(una questione di orgoglio, quindi... torno a dire che sono ateo e laico, non antireligioso: non do alcun significato a sacramenti ed estrema unzione, per cui non mi interessa essere escuso od ammesso; per quanto riguarda il funerale, ovviamente, mi interessa ancora meno)
7) PER NON ESSERE CONSIDERATI, dalla stessa legge italiana, 'sudditi' delle gerarchie ecclesiastiche. Il Catechismo della Chiesa cattolica rammenta (nn. 1267 e 1269) che il battesimo "incorpora alla Chiesa" e "il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere obbediente e sottomesso ai capi della Chiesa". Qualora non lo siano, le autorità ecclesiastiche sono giuridicamente autorizzate a 'richiamare' pubblicamente il battezzato. Nel 1958 il vescovo di Prato definì "pubblici peccatori e concubini" una coppia di battezzati sposatasi civilmente. La coppia subì gravi danni economici, intentò una causa al vescovo e la perse: essendo ancora formalmente cattolici, continuavano infatti a essere sottoposti all’autorità ecclesiastica. Ogni prelato può dunque tranquillamente permettersi esternazioni denigratorie nei confronti dei battezzati: perché rischiare?
(a parte che non credo che queste regole siano in linea con le leggi dello Stato - a partire da "il battezzato non appartiene più a se stesso", che mi mette i brividi - che dicano quello che vogliono, sono comunque cittadini italiani e mi risulta che la calunnia e la diffamazione siano vigenti anche per loro)
8) PER UN VANTAGGIO ECONOMICO: se si è battezzati e capita di dover lavorare, anche saltuariamente, in Paesi come la Germania o l’Austria, si finisce per essere tassati per la propria appartenenza alla Chiesa cattolica, e in modo assai salato (anche 60 euro al mese su uno stipendio di 2.000 euro…).
(sicuramente un buon motivo. Me ne dovrò ricordare se andrò all'estero a lavorare...).

In conclusione, direi che, a parte il punto 8, l'unico filo conduttore che dovrebbe farmi sbattezzare è la COERENZA, indicata dai punti 1 e 5.
Sono il primo a rivendicare e difendere questioni di IDENTITA' ed ORGOGLIO, ma proprio in virtù del mio totale disinteresse per la questione (fede/religione), non credo valga la pena rosicare tanto per una cosa a cui non do nessun significato e valenza.
Riporto una riflessione che ho trovato e che ritengo possa in qualche modo rispondere alla mia domanda: "Per chi parla dell'inutilità di questo gesto: un conto è il non credere ad un po' di acqua spruzzata sulla fronte, un conto è essere numericamente conteggiati come appartenenti alla chiesa cattolica. La battaglia per lo sbattezzo è una battaglia combattuta su questo campo: all'ateo/agnostico/altro non interessa eliminare le tracce del proprio battesimo, ma uscire democraticamente da un'istituzione in cui non si riconosce."
Ci riletterò.

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1 commento:

  1. Caro Enea,

    trovo le tue riflessioni interessanti in quanto anch'io, da fresco associato UAAR, sto valutando l'opportunità di intraprendere la procedura dello sbattezzo.

    Concordo con te sul fatto che più di una delle motivazioni addotte dall'UAAR rientrino in ultimo nel novero della scelta di coerenza, che resta a mio avviso la ragione fondamentale per lasciare la Chiesa. Penso però che questa "coerenza" richieda qualche precisazione.

    Nella tua disamina (in particolare ai punti 1, 4 e 6) colgo un tono d'indifferenza, ad esempio laddove esprimi in sostanza il concetto per cui far parte della Chiesa pur non condividendone principi e valori non sia dissimile dal ricoprire cariche "virtuali" in un contesto D&D. Ebbene, anche senza voler prendere questo paragone in maniera del tutto letterale, ritengo comunque che ci siano differenze sostanziali da prendere in considerazione.
    Al contrario di altri gruppi, club o circoli di cui immagino potrei far parte sebbene il loro scopo e le loro modalità d'azione mi lascino in ultimo indifferente o neutrale, la Chiesa è un'istituzione che giorno dopo giorno conduce con grande vigore battaglie e campagne di (dis)informazione su temi che mi stanno a cuore, propagandando una visione del mondo diametralmente opposta alla mia ma facendolo tuttora anche a mio nome, in virtù di un rituale d'iniziazione impostomi più di trent'anni fa.

    Sono ancora socio di un club della musica dei cui servizi non usufruisco più da anni e continuo a ricevere una rivista dal costruttore di un'automobile che ho venduto tempo fa: disdire l'uno o l'altro abbonamento non mi è mai passato per la testa, anche se per pura e semplice coerenza dovrei sicuramente farlo. Lo farei, però, se il club della musica si specializzasse in band underground di stampo neo-nazista o se il costruttore d'automobili decidesse unilateralmente di infischiarsene di tutte le normative relative alle emissioni di CO2. Ipotesi assurde, ma valide ad illustrare la mia posizione.

    Per tutte queste ragioni, UAAR o non UAAR, sono sempre più propenso ad inviare la fatidica richiesta di sbattezzo.

    Cordialmente,

    Fabrizio

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