La Commissione di Vigilanza sulla Rai ha finalmente approvato il regolamento sull'informazione pubblica per i referendum. Dal 4 aprile si tentava, ma per sette sedute l'ostruzionismo della maggioranza, facendo mancare il numero legale, ha rinviato la delibera.
L'Onorevole radicale Marco Beltrandi non ha votato il regolamento, perchè "troppo restrittivo nella parte in cui decide gli aventi diritto alla tribune referendarie, mette l’obbligo di due parlamentari quando ne è sempre bastato uno".
il Governo punta a non far avere il quorum ai quesiti, e tenta di raggiungere l'obiettivo boicottando l'informazione, anche approvando leggi o decreti sul nucleare e forse anche sull'acqua confondere e far credere che i quesiti non ci siano più. Non far approvare il Regolamento Rai, il silenzio tv, era appunto una parte del piano.
Come si è arrivati all'approvazione? Calendarizzando in cambio l'atto di pluralismo Butti (ne parlo qui), che impone regole assurde per lo svolgimento di talk-show e programmi politici in genere.
La cosa più grave, fa notare Vincenzo Vita (Pd), è che l'atto impone che "i partiti parlino a seconda della percentuale di voti ottenuta: è la cristallizzazione del consenso elettorale. È mostruoso".
Il voto sul bavaglio Butti si terrà tra il 17 e il 19 maggio, ha assicurato il presidente Zavoli.
Il regolamento approvato consta di undici articoli, ed obbliga il servizio pubblico a trasmettere:
- tribune referendarie, "con il dovere di prevederli anche nelle fasce orarie di massimo ascolto (18-22 e 30)";
- messaggi autogestiti, spot e trasmissioni di approfondimento dedicate al tema dei referendum;
- l’informazione nei telegiornali.
E' interessante notare come, all'inizio di marzo, fu proprio Beltrandi con il suo voto ad impedire l'accorpamento di amministrative e referendum (ne parlo qui).
Prima ci fa spendere centinaia di milioni di euro in più, poi si batte per i nostri Diritti.
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