Quando l'Ordine degli Psicologi l'ha denunciata, ed hanno aperto un fascicolo alla procura di Milano, dal suo sito è subito sparito il curriculum medico. Ma per fortuna, Monica Rizzi aveva il merito di aver guidato il Trota nella sua prima campagna elettorale a Brescia. E così è diventata assessore regionale allo sport. Ma per anni ha partecipato a convegni e accettato consulenze in veste di psicanalista.
Nel curriculum della Rizzi figurava il titolo di “psicologa e psicoterapeuta infantile”. Specializzata nel recupero dei bambini vittime di abusi; dichiarava di aver lavorato “per una decina d’anni nel campo specifico del recupero dei minori abusati”; risulta che abbia addirittura collaborato con il Tribunale dei minori di Brescia.
Ma il suo nome, nell’albo regionale dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, non c’è; e non c’è in nessun albo d’Italia.
Per dirsi psicologi è necessario avere una laurea, aver fatto un anno di tirocinio, aver superato l’esame di Stato e quindi essere iscritti all’Ordine; altrimenti, esercitare la professione o anche solo fregiarsi di quel titolo, è un reato penale. Così si è arrivati alle indagini della Procura.
E chi ne parla viene querelato. Forse anch'io corro dei rischi. L'ex portavoce Marco Marsili ne sa qualcosa: in un libro sul caso Ruby ha citato Monica Rizzi, dicendo che dovrebbe “preoccuparsi dell’indagine della Procura della Repubblica di Brescia circa la sua laurea in psicologia”. Ed il legale dell'assessore ha agito subito.
"L’assessore Rizzi" chiarisce l'avvocato Alessandro Diddi "non ha alcuna laurea in psicologia e, dunque, non ha da temere per titoli che non ha mai conseguito e nemmeno mai esibito. Non ha da temere alcuna indagine perché non le consta che la stessa sia esistente e, anche lo fosse, sarebbe pronta in ogni momento a spiegare con serenità qualunque contestazione”.
In Germania, con un plagio di tesi, si è arrivati alle dimissioni di un Ministro, in Italia, con una laurea millantata, non solo si diventa assessori regionali da dodicimila euro al mese, ma ci si può anche permettere di querelare chi dice qualcosa.
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